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Modena, ok alle linee guida per alloggi e residenze temporanee

Da oggi Modena ha a disposizione uno strumento di indirizzo per valutare l’interesse pubblico delle proposte di privati per interventi di realizzazione di residenze temporanee, rivolte a studenti e lavoratori con contratti di locazione da 3 mesi a 3 anni.

Nella seduta di lunedì 25 luglio, il Consiglio comunale ha infatti approvato le “Linee guida per la disciplina di immobili privati da destinare a residenza temporanea” per universitari, ricercatori, borsisti, dottorandi, destinatari di contratti di formazione presso aziende modenesi e, più in generale, lavoratori temporanei in città. Si sono espressi a favore la maggioranza, M5s, FI e Lega Modena, mentre si è astenuto Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia. Insieme alla delibera è stata votata all’unanimità anche una mozione presentata dalla consigliera Paola Aime per Europa verde – Verdi e sottoscritta anche da Pd, Sinistra per Modena e Modena civica, che si concentra sui temi ambientali. In particolare, l’ordine del giorno invita la Giunta a prendere in considerazione il numero dei residenti come elemento per definire la quantità di verde che dovrà essere realizzato a servizio degli insediamenti abitativi “con lo scopo di garantire una qualità minima di verde di continuità, aree del vivere più sano e un maggiore contatto con la natura anche in ambito urbano”. E nelle situazioni in cui non fosse possibile aumentare gli spazi verdi “come in centro storico o per gli immobili vincolati”, la mozione suggerisce di prevedere anche “la riqualificazione delle aree verdi pubbliche presenti e più prossime all’intervento per garantirne la fruibilità da parte dei nuovi residenti”.
In attesa della completa modifica degli strumenti urbanistici vigenti, le Linee guida delineano una cornice per gli uffici comunali e per i privati che vogliono proporre interventi residenziali rivolti a specifici soggetti con contratti brevi o temporanei, definendo il profilo edilizio, con disposizioni che integrano le norme Rue, e gestionale, al fine di garantire inclusione, socialità, qualità abitativa e sicurezza.
“Attualmente – ha affermato Anna Maria Vandelli presentando la delibera – il mercato non è in grado di rispondere alla richiesta di studenti e lavoratori che cercano un alloggio temporaneo i città e che talvolta sono costretti ad alloggiare in albergo o in case con affitti elevati. E, nei prossimi anni, è previsto un aumento del fabbisogno. Si rende quindi necessario individuare delle linee guida per la disciplina degli immobili di proprietà privata da destinare a soluzioni abitative temporanee per categorie di interventi differenti da quello residenziale tradizionale e dal turistico-ricettivo, sia per durata sia per requisiti e dotazioni, con canoni sostenibili e onnicomprensivi. Il valore aggiunto che si vuole dare a queste strutture – ha proseguito – è quello del carattere sociale della gestione e della condivisione degli spazi, che potranno spaziare da quelli culturali e didattici a quelli ricreativi, con servizi di supporto, gestionali, amministrativi, grazie alla presenza di un gestore sociale che fornisca anche un servizio di vigilanza oltre che di corretto funzionamento della struttura”.
In particolare, il documento definisce con maggior dettaglio i criteri e gli standard minimi per la realizzazione di immobili privati da destinare a residenze temporanee e vi si potrà fare riferimento in caso di permessi di costruire in deroga, comunque sottoposti a valutazione del Consiglio comunale. Vengono stabiliti, tra l’altro, i requisiti del soggetto proponente e del soggetto gestore, i destinatari, gli standard minimi delle proposte, la durata della locazione, il canone massimo applicabile e la gestione dell’intervento per le proposte presentate da operatori economici che vorranno destinare immobili privati a residenza temporanea, interventi che dovranno essere regolati da apposita convenzione che verrà stipulata con l’Amministrazione.
Possono essere proposti all’Amministrazione progetti per la realizzazione di residenze temporanee dai proprietari di edifici dismessi, inutilizzati, da rigenerare, in fase di ristrutturazione o ricostruzione con cantieri interrotti da almeno 3 anni; o dai proprietari di aree comprese in Piani di recupero parzialmente non attuate o soggette a interventi di ristrutturazione urbanistica o di sostituzione edilizia, mentre non possono essere proposti interventi relativi a nuove costruzioni in aree libere alla data dell’1 gennaio 2018. Agli interventi che fruiscono di contributi pubblici diretti nazionali o regionali non si applicano le Linee guida per la parte degli standard minimi e dei parametri urbanistico-edilizi, ma si deve fare riferimento al decreto del Miur relativo agli alloggi per residenze universitarie.
In particolare, le tipologie di interventi previste sono quelle di Alloggi condivisi temporanei (Act), cioè interventi con capienza complessiva non inferiore a 20 posti letto, per i quali è ammesso il cambio di destinazione d’uso nella categoria catastale A/0; e di Residenze condivise temporanee (Rct), cioè interventi nella categoria B/1 con un mix di camere singole, doppie, alloggi da 2/4 posti letto, con capienza complessiva non inferiore a 30 posti letto.
Per gli Act il vincolo minimo di destinazione è di 10 anni, con contratti di locazione che vanno da un minimo di 3 mesi a un massimo di 3 anni rinnovabili, mentre per le Rct il vincolo è alla locazione permanente. Per interventi in Social housing, il vincolo cresce a 15 anni per gli Atc ed è di minimo 20 anni per le Rct.
Per gli interventi non qualificabili come Edilizia residenziale sociale il canone è a libero mercato, mentre per quelli in Social housing il canone massimo mensile può essere di 350 euro per posto letto in camera doppia e fino a 500 euro in camera singola con zona cottura cibo/living. Nelle Residenze condivise temporanee per le camere senza living è previsto un -15 per cento, mentre per quelle senza angolo cottura/living un -20 per cento. Nel canone devono essere comprese tutte le imposte e tasse locali, oltre a luce, acqua fredda e calda e gas sino a un importo pari al 10 per cento del canone. Tutti gli spazi comuni devono essere totalmente gratuiti per gli ospiti delle strutture.

















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