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A Reggio Emilia due giorni di confronto per i coordinatori del programma Interculturale del Consiglio d’Europa

La Sala del Tricolore di Reggio Emilia è stata per due giorni un crocevia dell’Europa, ospitando 38 coordinatori del network Intercultural Cities, a cui anche la città emiliana aderisce. Il 16 e il 17 novembre infatti si è svolto in città l’incontro promosso dal Consiglio d’Europa con i coordinatori provenienti da diverse località dal Vecchio continente e dal mondo per il dialogo interculturale. Era un’occasione particolarmente attesa, dato che si è trattato del primo incontro in presenza dopo due anni e mezzo di crisi pandemica.

Il meeting annuale dei coordinatori è stato un occasione per fare il punto sui risultati raggiunti, per avanzare nuove proposte operative e discutere le priorità comuni. Tra i principali obiettivi del meeting quello di sviluppare ulteriormente la rete delle città interculturali e il modello delle politiche interculturali. Per tale motivo sono arrivati a Reggio Emilia rappresentanti delle amministrazioni comunali di Montreal (Canada), Limassol (Cipro), Reykjavik (Islanda), Bergen (Norvegia), Lublino (Polonia), Lisbona (Portogallo), Breslavia (Polonia), Neuchatel (Svizzera), Leeds (Inghilterra), Neumarkt (Germania), Kirklees (Inghilterra), Messico City (Messico), Cracovia (Polonia), Stavanger (Norvegia), Modena e Novellara. Presenti anche i rappresentanti dei network nazionali per il dialogo interculturale promosso dal Consiglio d’Europa, in particolare i referenti dei network nazionali: Ucraina, Australia, Canada, Portogallo, Spagna e Italia.

 

IL SINDACO E LA DIFESA DEI DIRITTI – Ha aperto i lavori in Sala Tricolore il sindaco Luca Vecchi, che ha sottolineato: “Reggio Emilia è da sempre in prima fila, in Italia e in Europa, sul fronte della difesa dei diritti, del dialogo interculturale e di modelli di sviluppo che partendo dalle diversità sappiano fare sintesi nel miglior modo possibile. Il potersi confrontare con i nostri partner provenienti dall’estero è un arricchimento che, ne sono certo, è sempre stato e sarà sempre reciproco, per progredire assieme”.

Durante il dibattito si sono susseguite le sessioni di lavoro su risultati, metodologie e strumenti sviluppati nell’anno corrente, finalizzate alla condivisione di buone pratiche e azioni politiche ispirate al confronto fra le città sui temi dell’eliminazione delle discriminazioni, del multilinguismo e dell’innovazione e partecipazione digitale. Sotto la lente di ingrandimento, le azioni che la città di Reggio Emilia sta realizzando per applicare il modello di integrazione interculturale.

Durante il meeting è stato presentato fra l’altro il ‘Piano di Azione locale per il contrasto al razzismo’, volto a combattere i comportamenti discriminanti basati su pregiudizi e crimini motivati dall’odio. Il progetto è stato realizzato nell’ambito dei progetti europei Itaca e Super di cui sono partner l’Amministrazione comunale e Fondazione Mondinsieme. Reggio Emilia sarà una delle prime città italiane, insieme a Torino e Bologna, a lavorare su uno strumento operativo di questo tipo, che vuole agire sulle politiche e incidere sull’organizzazione interna degli enti locali. Il Piano rappresenta anche la base per una proposta di strategia nazionale per il contrasto a razzismo, xenofobia e crimini d’odio.

Il programma supporta le città che vogliano adottare un approccio interculturale e sviluppare strategie che permettano di gestire positivamente le differenze mettendole a valore. Reggio Emilia è nel programma dal 2008 e dal 2010 fa parte della Rete italiana Città del Dialogo. L’iniziativa si inserisce all’interno del ventennale delle politiche interculturali e della Fondazione Mondinsieme.

Infine, si è svolto un confronto tra esperti e rappresentanti delle città del Giappone e dell’Europa, condividere l’esperienza del multilinguismo e delle politiche linguistiche.

 

L’ASSESSORE MARCHI E IL MULTILINGUISMO – All’interno di questa sessione l’assessore alle Politiche per i cittadini migranti Daniele Marchi ha presentato il Piano per il sostegno al multilinguismo, la cui finalità è sia  soddisfare un bisogno culturale dei cittadini di origine non italiana, sia rafforzare conoscenze e abilità linguistiche a disposizione di tutti i cittadini, dal momento che queste possano essere valorizzate nel mercato del lavoro.

“Tutto è linguaggio – ha spiegato Marchi – tutto è parola, tutto è discorso. Attraverso le parole passano tutti i significati. La lingua non è solo ‘utile’ per trasferire informazioni, ma è veicolo di storie, identità e culture. Nelle nostre società sempre più pluriculturali valorizzare le differenze come ricchezza significa anche valorizzare le lingue e quindi le storie di tutti. Significa certamente ‘insegnare’ l’italiano, ma significa al tempo stesso accogliere e imparare ogni lingua e ogni storia”.

 

















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