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365 giorni no alla violenza sulle donne: gli eventi a San Lazzaro

Torna la rassegna per riflettere sul tema della violenza di genere in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne a San Lazzaro torna la rassegna 365 Giorni no, con una serie di iniziative ed incontri sul contrasto alla violenza di genere e sull’empowerment femminile.

Attraverso spettacoli, presentazioni di libri, giochi di ruolo e seminari aperti a tutta la cittadinanza, ripercorreremo insieme le declinazioni del femminile nei diversi linguaggi, dalla danza alla musica, ascolteremo le testimonianze delle donne che hanno subito violenza, e approfondiremo gli stereotipi e i bias sociali e culturali alla base del maschilismo tossico e del patriarcato.

“Anche quest’anno i numeri della violenza di genere sono tragici – sottolinea l’assessore alle Pari Opportunità Juri Guidi –. Una donna vittima di femminicidio ogni 3 giorni è il dato più evidente di un fenomeno di violenza maschile sulle donne che continua ad essere presente e che permea l’impostazione culturale e patriarcale della nostra società. Come Amministrazione, in occasione del 25 novembre, vogliamo rimarcare il nostro impegno quotidiano e costante nel contrasto a questo fenomeno”.

 

Ecco il programma della rassegna (disponibile anche sul sito del Comune di San Lazzaro):

 

Incontro di restituzione dei progetti di peer education + “Da lì canti e racconti… con voci rosso sangue!”

  • giovedì 24 novembre alle ore 19.00

ITC Teatro – via Rimembranze, 26 (San Lazzaro di Savena)

Da molti anni il lavoro sinergico e continuo tra il Comune di San Lazzaro come ente finanziatore e promotore, la Casa delle Donne, nella figura di psicologhe psicoterapeute esperte sul tema della violenza di genere come formatrici all’interno dei laboratori a scuola, e le scuole del territorio, in particolare l’istituto Ettore Majorana e Enrico Mattei, hanno permesso cicli annuali laboratoriali di peer education sul tema della violenza di genere, gli stereotipi alla base della stessa e la costruzione di strumenti per la lettura del fenomeno nelle prime relazioni intime, generando una cultura all’interno degli istituti consapevole, critica e costruttiva che continua ad alimentarsi. A molti anni dal primo laboratorio vogliamo raccontare questa preziosa esperienza alla cittadinanza, per evidenziare gli esiti positivi e perché sia un progetto d’esempio a cui guardare.

A seguire, lo spettacolo teatrale “Da lì canti e racconti… con voci rosso sangue!”

tratto da “FERITE A MORTE. Dieci anni dopo” di Serena Dandini

Regia: Martina Pizziconi

interpreti: Sara D’Angelo e Martina Pizziconi

Due Donne che hanno subito violenza, prima ancora che due artiste, si esibiscono, per ricordare a sé stesse e a tutte le donne, di mettere gli occhi al proprio cuore, per imparare a guardare chi hanno di fronte, quando la violenza si insinua subdolamente nelle loro vite.

 

Le maschere della violenza di genere. L’uomo di granito, l’uomo di bava, l’uomo di melassa

  • Venerdì 25 novembre alle ore 21.00

ITC Teatro – via Rimembranze, 26 (San Lazzaro di Savena)

Chiacchierata con Elena Buccoliero e Lettura scenica di Fabio Mangolini.

Negli ultimi decenni la violenza di genere è entrata nel discorso pubblico, un passo necessario, fondamentale affinché venga affrontata. Di più conosciamo il vissuto femminile, anche grazie al prezioso lavoro svolto dai Centri Antiviolenza e alla coraggiosa testimonianza di tante donne che l’hanno attraversata. Molto meno sappiamo degli uomini che agiscono violenza, della loro storia e delle loro supposte “ragioni”. Chiamare in causa i concetti chiave di maschilismo o di patriarcato, di cui certamente è intrisa la cultura che ci circonda e li sorregge, potrebbe non bastare a illuminarne i contorni, esponendo al rischio di trattare alla stessa stregua percorsi esistenziali profondamente diversi. La serata tenta una tassonomia degli uomini violenti sulla base degli incontri, centinaia, che Elena Buccoliero ha vissuto come giudice onorario minorile dal 2008 al 2019. Lo fa in tono leggero, senza per questo strizzare l’occhio ai maltrattanti, grazie alla mediazione del teatro e alle magistrali interpretazioni di Fabio Mangolini.

 

Balotta di ruolo – Lotta contro la violenza sulle donne

  • Venerdì 25 novembre alle ore 21.00

Mediateca di San Lazzaro – via Caselle, 22

Giochi di ruolo per riflettere sulla violenza di genere. Balotta di Ruolo è un ciclo di serate dedicate ai giochi di ruolo, organizzate da Balotta – Coordinamento Giovani di San Lazzaro di Savena e Gondolin APS di Bologna, in collaborazione con la Mediateca di San Lazzaro di Savena.

L’evento è gratuito e aperto a tutti, dai 16 anni in su.
Per partecipare, è necessario iscriversi a un tavolo. Nell’evento sulla pagina facebook dedicata troverete un album con le copertine dei giochi di ruolo che porteremo: per prenotarvi, commentate la copertina del gioco che volete provare scrivendo “partecipo”.

 

In tutte le Dee: visioni sinfoniche del femminile dal mito a oggi

  • Sabato 26 novembre ore 18.00

Mediateca di San Lazzaro – via Caselle, 22

La scrittrice Marilù Oliva e la cantautrice italo-argentina Enza Alejandra Prestia intrecciano parole e canto esplorando il mondo e gli archetipi femminili nella storia, nelle storie.

 

WHITE NOISE: il ruolo del femmineo nella capacità di generare il cambiamento, creativo, evolutivo, sociale.

  • Domenica 27 novembre alle ore 17:00

Mediateca di San Lazzaro – via Caselle, 22

Regia e Coreografie Elisa Pagani.

In scena due danzatrici, primi o ultimi esseri umani sulla Terra, che compiono un viaggio, un ciclo vitale, un’era geologica. Lasciano il brodo primordiale, i due Liocorni, questa volta in grado di evolversi, adattarsi, sopravvivere, fallire e raccogliersi, infine designare la fine di uno dei viaggi possibili.

La pièce si apre con un cerimoniale sacro, antico di attraversamento del proprio dualismo luce/ombra, un rituale onirico, selvaggio, primitivo, che onora la natura del femminile, auspica al superamento del limite, distingue e confonde i corpi, inneggia al potere personale, infine incarna il tentativo di riappropriarsi dell’archetipo del guerriero, impavido, maschile, pronto ad affrontare l’azione, la lotta, qualsiasi essa sia, la dichiarazione d’intenti, la conquista del proprio posto nel mondo. L’esperienza rivela la necessità di riconnettersi, di risolvere almeno temporaneamente l’alterità, la competizione biologica, verso l’obiettivo comune, il solo e unico scopo; e la risoluzione porta con sé inevitabilmente una piccola morte, la cessazione del vento e del rumore di fondo, che è semplice, immediato, quasi ironico, totalizzante.

La sottile linea di passaggio tra l’atto sacrale e la lotta, che le danzatrici devono intercettare e contattare è l’intimità, l’amore, la sorellanza, la femminilità, l’incontro, la cura, la dichiarazione, la linea oltre la quale c’è l’altro, ci siamo noi, la vulnerabilità.

Atto di affermazione, oltre il quale si è forti abbastanza da saltare.

“Non verremo alla mèta ad uno ad uno, ma a due a due” J. Prevert

La mèta finale è sempre irrilevante rispetto al cammino per arrivarci, anche se quello che accade dopo è più importante: la performance è finita e comincia la vita, modificata dall’itinerario che è stato percorso.

 

Bruciare da sola

  • Lunedì 28 novembre alle ore 17:00

Mediateca di San Lazzaro – via Caselle, 22

Presentazione del libro di Giovanni Greco “Una notte di Nadja Mandel’štam con i suoi fantasmi”, ed. Ponte delle Grazie.

Ventisette dicembre 1968: Nadežda Jakovlevna Khazina, vedova del grande poeta Osip Mandel’štam, ricorda. È il suo compito, ricordare. Da quando, trent’anni fa, suo marito Osip è stato definitivamente inghiottito dal gulag; da prima, da molto prima, quando pubblicare le opere dell’autore «sgradito» era diventato impossibile, farle circolare pericoloso, e solo alla memoria di Nadja era già affidata la sopravvivenza di quei versi proibiti. Ricorda, Nadežda, e dialoga con i fantasmi che sempre, per sempre, la circondano…
Dando voce alla compagna di vita, arte, confino di Osip Mandel’štam, Giovanni Greco crea uno straordinario monologo che diventa spesso un coro, quando al canto della donna si uniscono, oltre al suo Osja, i tanti compagni degli anni terribili delle purghe staliniane, un’intera generazione di scrittori e di artisti soffocata, esiliata, trucidata (talvolta suicidatasi o «suicidata»): da Pasternak ad Achmatova a Cvetaeva e tanti altri ancora. E restituisce il dramma di un’epoca, nel passaggio dall’entusiasmo rivoluzionario all’angoscia quotidiana di una vita isolata, trascorsa nel terrore che il vicino, l’amico, ti possa tradire o che il Sistema, colpendo a casaccio, prenda proprio te. Eppure, dal ricordo ostinato di Nadja emerge qualcosa: la poesia, oltre a essere in grado di far tremare i potenti, è anche in grado di sopravvivere alla loro furia. E a loro stessi, destinati, loro sì, a svanire dalla memoria degli uomini.

 

















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