E’ stato firmato l’accordo per la cessione al Comune di Reggio della ex caserma Taddei, attigua ai chiostri di San Pietro, proprietà del demanio dello Stato. Il prezzo finale del complesso è di un milione e 179.500 euro. Il perfezionamento dell’acquisto ha richiesto un’integrazione di risorse di 679.500 euro, inserita nella variazione di Bilancio poi approvata. Il valore di acquisto pagato dal Comune è pari al 10 per cento del valore reale definito dal ministero dell’Economia: quindi una cifra assai favorevole al Comune di Reggio.
La destinazione d’uso del complesso dei chiostri di San Pietro è vincolata dalla convenzione Stato-Comune, che prevede funzioni di tipo universitario di rappresentanza o servizio, ad esempio le segreterie che verrebbero realizzate negli immobili non di pregio del complesso. Terminati i lavori di restauro scientifico-conservativo, coordinati dalla Sovrintendenza, e attualmente in corso, i chiostri potranno ospitare anche mostre ed eventi culturali.
“Con questa acquisizione – dice l’assessore alla Città storica, Mimmo Spadoni – l’Amministrazione comunale mette un punto fermo a una vicenda che si protraeva da parecchi anni. Gli spazi dei chiostri di San Pietro, quelli monumentali e quelli privi di pregio storico-artistico, ma parte integrante dell’isolato, verranno restituiti alla comunità, con le loro nuove funzioni in piena coerenza con le caratteristiche architettoniche dell’isolato”.
“I chiostri diverranno parte integrante del ‘sistema’ di via Emilia San Pietro e del comparto Est del centro storico. Il progressivo recupero dei chiostri costituirà un ulteriore, importante contributo all’estensione dell’effetto città e si inserisce nel programma di riqualificazione dell’asse della via Emilia, che prevede interventi nel tratto del centro storico in continuità con il tratto ‘esterno’ di via Emilia Ospizio”.
I chiostri di San Pietro hanno ospitato fino all’epoca napoleonica i monaci benedettini, che nel Cinquecento, sfrattati dal convento fuori le mura (fu demolito per ragioni militari), realizzarono un nuovo monastero accanto alla chiesa medievale di San Pietro. I religiosi potevano disporre di un cospicuo patrimonio, in grado di finanziare un’opera di ampie dimensioni e pagare l’onorario di validi architetti. Fu scelto il progetto del reggiano Leonardo Pacchioni. Nel 1524 la prima parte dell’opera, ovvero il chiostro piccolo, in elegantissime linee rinascimentali, era compiuta. Nel 1580 ripresero i lavori per la costruzione del chiostro grande, influenzato dal gusto di Giulio Romano, il grande architetto del Rinascimento autore fra l’altro di palazzo Tè a Mantova. Secondo recenti studi, l’influenza di Giulio Romano nella realizzazione del chiostro grande di San Pietro sarebbe stata in realtà ben più diretta: l’architetto dei Gonzaga avrebbe contribuito alla progettazione con la propria supervisione (circostanza che si sarebbe verificata anche per il campanile della basilica di San Prospero). A quel punto, demolita la chiesa medievale di San Pietro, si realizzò, su progetto del bolognese Giulio della Torre, l’attuale chiesa di San Pietro, inserita armoniosamente nel sistema dei chiostri. Nel 1629 fu ultimata la cupola, tipico segno dello skyline di Reggio, capolavoro manierista del reggiano Paolo Messori.