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A Spilamberto in arrivo oltre 6 milioni di euro per la bonifica dell’area Sipe Nobel

Un tempo era un’area dedicata alla produzione della polvere da sparo: il primo impianto risale addirittura all’inizio del Cinquecento. Diventato di proprietà della Società Italiana Prodotti Esplodenti Nobel (Sipe Nobel) nel 1901, è poi più volte passato di mano fino a cessare completamente l’attività nel 1995.

Oggi l’area produttiva dismessa di “Sipe – Basse”, in comune di Spilamberto (Mo), con i suoi 530mila metri quadrati di superficie rappresenta in Emilia-Romagna il sito più esteso tra quelli che verranno bonificati attraverso i fondi del Pnrr.

Ad annunciarlo stamattina è stata Irene Priolo, vicepresidente della Regione con delega ad Ambiente, Sicurezza territoriale e Protezione civile, nel corso di una visita al sito accompagnata dal sindaco Umberto Costantini. Priolo ha ricordato come sia stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto che assegna oltre 6 milioni di euro per la bonifica: fondi immediatamente operativi, che potranno quindi essere da subito utilizzati per avviare la progettazione delle opere di disinquinamento.

In attesa di far partire gli studi necessari, l’Amministrazione comunale ha già comunque avviato le operazioni di bonifica bellica ricorrendo a risorse proprie, per circa 200mila euro.

“La Sipe- ha spiegato il sindaco Costantini- era un tempo una fabbrica di esplosivi, bombe e mine navali. Ieri era un luogo di morte per chi ci ha lavorato e per chi con le conseguenze di quel lavoro ci ha fatto i conti. Ora è un luogo abbandonato e soprattutto davvero molto inquinato. I costi per bonificare l’area sono sempre stati inarrivabili per qualsiasi bilancio comunale. Grazie alla Regione e al Pnrr, questo non è più un sogno, ma realtà. Le risorse – mai ne sono arrivate così tante – ci daranno finalmente la libertà di progettare insieme come comunità l’area”.

Una soddisfazione condivisa dalla vicepresidente, che ha sottolineato come il finanziamento assegnato al comune di Spilamberto rientri in una strategia di bonifica dei siti inquinati più ampia.

“L’intervento sull’area Sipe Nobel rientra nel pacchetto da oltre 32 milioni e mezzo di euro assegnati alla nostra regione per riqualificare 24 siti orfani, ossia aree per le quali le procedure di bonifica sono in carico alla pubblica amministrazione- ha evidenziato Priolo-. È al via una grande operazione di risanamento ambientale, grazie alla quale, entro il 2026, verranno restituiti alle comunità locali e al tessuto imprenditoriale importanti spazi che potranno essere oggetto di nuovo sviluppo sostenibile e di crescita davvero circolare”.

I siti orfani

In Emilia-Romagna sono in tutto 32 i siti orfani identificati con apposito Decreto del Mite n. 32 del 22 marzo 2022: aree potenzialmente contaminate in cui non è stato avviato o non si è concluso il procedimento di bonifica, che spetta alla pubblica amministrazione perché il responsabile dell’inquinamento non è individuabile o non provvede agli adempimenti previsti.

Ben 24 siti orfani saranno riqualificati grazie ad un pacchetto di risorse che ammonta a 32 milioni e mezzo di euro, dei quali oltre 27 milioni provenienti dal Pnrr e assegnati a 18 aree che necessitano di riqualificazione.

Con Decreto del Ministero della transizione ecologica del 4 agosto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 ottobre, è stato approvato il Piano di Azione che ha assegnato formalmente le risorse e le rende operative.

Il Pnrr prevede un piano di finanziamento «performance based», la cui erogazione dei fondi è vincolata al raggiungimento degli obiettivi: restituzione all’utilizzo del 70% della superficie candidata e conclusione degli interventi entro agosto 2026.

Il sito Sipe Nobel

Risale attorno al 1510, ad opera del Duca Alfonso I d’Este, la costruzione del primo nucleo dell’impianto per la produzione di polvere da sparo nell’area “Le Basse” in comune di Spilamberto. La struttura, dopo varie trasformazioni subite nella prima parte dell’Ottocento, nel 1901 diventa di proprietà della Società Italiana Prodotti Esplodenti Nobel, a cui lega indissolubilmente la propria denominazione.

Per le esigenze legate all’industria bellica, fino alla conclusione della seconda guerra mondiale l’impianto si amplia con nuove strutture per il trattamento di pentrite, dinamite, nitrocellulosa e uno spolettificio. Si dota inoltre di un reparto per il caricamento delle mine e di una linea produttiva di dinamite e razzi antigrandine.

In seguito alla conclusione dell’ultimo conflitto, negli anni Settanta termina la produzione di dinamite e si potenzia quella di nitrocellulosa. Nel 1992, con la cessione dello stabilimento alla Société Nationale des Poudres et Explosifs di Bergerac, la produzione è trasferita in Repubblica Ceca, per poi essere dismessa del tutto nel 1995.

















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