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Reggio E.: il Sindaco Delrio a proposito di urbanistica

“La nostra periferia è recuperabile, non perduta. Noto un senso di appartenenza ancora molto forte nei quartieri, unito a un forte desiderio di identità”. Lo ha detto il sindaco di Reggio, Graziano Delrio, intervenendo al convegno sulla qualità urbana, all’ex Fonderia Lombardini. Nel corso dell’incontro è stato presentato il volume “Reggio Emilia, scenari di qualità urbana”, edito da Skira, curato dall’architetto Luca Molinari, docente di Storia dell’architettura contemporanea nella facoltà “Vanvitelli” di Napoli.

“Tale senso di appartenenza – ha aggiunto Delrio – può essere però messo in discussione dalla forte espansione edilizia, che ha profondamente trasformato alcune zone della periferia. Penso ad esempio a Villa Sesso, frazione in cui gli abitanti sono passati da 2.000 a 4.000. Gli abitanti mi hanno detto: ‘Lasciateci riconoscere’. Ecco l’istanza a cui la politica deve rispondere: ridateci luoghi in cui possiamo conoscerci e riconoscerci. Ovvero luoghi di connessione sociale. Questo dev’essere l’obiettivo di chi amministra: ricreare luoghi pubblici di incontro e appartenenza, luoghi in cui andare quotidianamente dopo una giornata di lavoro; favorire la vita relazionale in luoghi pubblici anche attraverso esperienze semplici ma efficaci come il BiciBus, il trasferimento casa-scuola dei bambini in bicicletta. Questa iniziativa favorisce nuove relazioni e permette inoltre di conoscere e riappropriarsi dei luoghi, di porre rimedio a quella deprivazione sensoriale crescente, dovuta a un contatto sempre più debole con la realtà, con i colori, le luci, gli odori dei luoghi”.
Riferendosi fra l’altro al Piano strutturale comunale – il Psc verrà presentato domani pomeriggio nell’Aula Magna dell’Università in viale Allegri) – il sindaco ha sottolineato che il modello a cui riferirsi è quello di “una città conviviale, con una qualità sociale e urbana molto alta. Ci aiuta, in questa politica di creazione di luoghi, l’esperienza delle nostre Scuole d’infanzia, in cui c’è grande attenzione alla qualità e alla costituzione dello spazio in cui i bambini vivono”.
E sui ponti di Calatrava, da poco inaugurati, il sindaco ha detto: “Ero preoccupato di come la gente avrebbe reagito a queste strutture così innovative. La risposta è stata decisamente positiva: i reggiani, che visitano i ponti in gran numero, dimostrano grande vitalità, dimostrano di saper vivere questa nuova realtà, questo luogo costruito. Nutro quindi grande fiducia: i reggiani si stanno appropriando dei ponti”.

Al dibattito hanno preso parte l’assessore alla Città storica Mimmo Spadoni; Pippo Ciorra, professore di Progettazione della facoltà di Architettura di Camerino e Anna Barbara, docente di Progettazione e composizione architettonica a Piacenza e lo stesso architetto Molinari.
Fra i temi emersi dal dibattito, quello dell’innovazione, decisivo per Reggio, come per tutte le città europee di medie dimensioni: o Reggio si rimette in gioco conquistando e ricreando spazi architettonici, urbani e sociali, anche con l’impiego delle tecnologie più avanzate e superando le barriere ormai obsolete fra centro e periferia, oppure rischia di arroccarsi su se stessa, destinata a decadere. L’architettura in Italia è stata grande quando ha trasferito l’utopia nella realtà. Nello stesso tempo, il disamoramento delle persone all’architettura crea decadenza urbana. La città, e quindi l’architettura, sono di chi le abita. Serve quindi la rigenerazione di un legame culturale forte tra luoghi e abitanti, superando ‘il chiuso’ degli spazi, che è anche chiusura psicologica e relazionale.

















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