Nel 2022 Reggio Emilia registra un -4% per quanto riguarda il tasso di occupazione, restando sotto i livelli pre-crisi del 2019 performando peggio della media regionale e risultando essere quella con il dato peggiore tra le province emiliano-romagnole. È quanto emerge da un’analisi dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, che in vista della Festa dei lavoratori, ha effettuato un focus sui dati dell’occupazione nel territorio reggiano. Rispetto al 2021, nel 2022 il dato si è leggermente assottigliato, restando pur sempre però in territorio negativo (-1,4%). Per quanto riguarda l’analisi settoriale, Reggio Emilia mostra una crescita soltanto per quanto riguarda il comparto Costruzioni (+7,9% rispetto al 2019), ma registra dati negativi sia nel settore Manifatturiero esteso (-4,4%), sia nei Servizi (-4,7%).
A destare preoccupazione è anche il dato relativo al lavoro autonomo: nel percorso del recupero dell’occupazione nel periodo prima della pandemia, non ancora concluso per la nostra regione, la componente che ha risentito maggiormente dello shock, infatti, è quella dei lavoratori indipendenti. Sono 411mila nel 2022 gli indipendenti (imprenditori, liberi professionisti, lavoratori autonomi) pari ad un occupato su 5 (il 20,5% dell’occupazione totale): un dato in calo rispetto al 2019 di 37mila unità (-8,3%). A livello provinciale, rispetto al 2019, Reggio Emilia è la seconda provincia, dietro solo a Parma, con la riduzione più consistente, registrando un -14,4%.
«Questi dati devono imporci una riflessione – conclude il presidente Lapam Confartigianato Gilberto Luppi –. Per quanto si tratti di una situazione abbastanza diffusa su tutto il territorio regionale, dove osserviamo solamente qualche outsider, ciò che accade nell’area reggiana è un riflesso del contesto di difficoltà in cui operano le nostre imprese. E’ necessario lavorare in squadra per aiutare le attività a rialzarsi e a completare il rimbalzo occupazionale necessario per garantire la continuità e quella crescita di cui hanno necessità le aziende».