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Sorgerà al Tecnopolo di Bologna la nuova Università dell’Onu su ‘Big data e Intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano’

Accolta la proposta della Regione, avanzata nel 2020 insieme a Ministero degli Esteri e Unibo: l’ecosistema regionale dell’innovazione sempre più impegnato nel contrasto al cambiamento climatico

“Siamo lieti di annunciare l’imminente istituzione di un nuovo Istituto dell’Università delle Nazioni Unite (UNU) a Bologna, in Italia”.

Con queste parole, contenute nella dichiarazione congiunta di tutte le realità istituzionali coinvolte e presentata oggi nel capoluogo felsineo, nasce ufficialmente l’UNU Institute on Big Data and Artificial Intelligence for Managing Human Habitat Change, il nuovo Istituto dell’Università dell’Onu su ‘Big data e Intelligenza artificiale per la gestione del cambiamento dell’habitat umano’.

Sorgerà al Tecnopolo di Bologna e rafforzerà la vocazione e il ruolo dell’Emilia-Romagna come centro d’eccellenza mondiale per la ricerca, la scienza, l’intelligenza artificiale e i big data. L’inizio delle attività è previsto entro metà 2024, e l’Istituto sarà attrattivo per studenti e docenti da tutto il mondo.

La dichiarazione da parte di Università delle Nazioni Unite, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Università e della Ricerca, Regione Emilia-Romagna e Università di Bologna è avvenuta nella sede della Bologna Business School di Villa Guastavillani, in occasione della due giorni di workshop che si concluderà domani “Towards a new UNU institute on Big Data and Artificial Intelligence for Managing Human Habitat Change”, con la partecipazione di esperti provenienti da tutto il mondo riuniti proprio per confrontarsi sugli obiettivi e priorità del nuovo Istituto, le ricerche da attivare e le opportunità per i talenti.

A presentare il documento e ad illustrare il progetto in conferenza stampa sono stati Tshilidzi Marwala, rettore dell’Università delle Nazioni Unite, Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna. Presenti anche gli assessori regionali a Scuola, università, ricerca, agenda digitale, Paola Salomoni, e allo Sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali Vincenzo Colla, oltre a Matteo Lepore, sindaco di Bologna.

Un videomessaggio è stato inviato da Maria Tripodi, sottosegretaria di Stato al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale.

L’iter

L’istituto, come recita la stessa dichiarazione, “sfrutterà l’uso di tecnologie digitali all’avanguardia per aiutare a risolvere le pressanti sfide globali e promuovere una maggiore collaborazione internazionale”. E non a caso sorgerà in Emilia-Romagna: fu infatti la Regione che, insieme al Ministero degli Affari Esteri, nel dicembre 2020 avanzò questa proposta, accolta e ratificata nella 78esima seduta dal Consiglio dell’Università delle Nazioni Unite, a fine 2022, poi comunicata ufficialmente in una lettera al presidente Bonaccini dall’allora rettore UNU David M. Malone. Un via libera che chiudeva con parere positivo l’istruttoria tecnica avviata sul progetto della Regione, definito insieme all’Ateneo di Bologna e presentato dalla Farnesina per conto dell’Emilia-Romagna: la proposta, dettagliata ed elogiata dal Consiglio di Unu, prendeva in esame tutti gli elementi necessari per la realizzazione dell’ambizioso progetto, dalla visione agli obiettivi, dai risultati attesi alla strategia di organizzazione a attuazione, dalle tipologie di attività al budget, fino alla valutazione e alla rendicontazione.

La scelta di Bologna come città ospitante dell’istituto è “voluta e strategica: il fiorente ecosistema di innovazione della regione, l’accesso a ricercatori illustri, strutture di supercalcolo e infrastrutture cloud offrono un ambiente ideale per il funzionamento dell’Istituto; sinergie dinamiche con le istituzioni locali, i partner del settore e la comunità amplificheranno l’impatto e l’influenza dell’Istituto”: a sottolinearlo, lo stesso documento.

Investimento economico e partnership

A trasformare l’idea in realtà, oltre alla proficua collaborazione tecnica e istituzionale da parte di tutti i soggetti coinvolti, anche l’investimento economico dello Stato e della Regione Emilia-Romagna:  il Governo italiano si è impegnato a stanziare, previa ratifica parlamentare dell’Accordo per la sede ospitante, 40 milioni di dollari per il Fondo di dotazione UNU, per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’Istituto e facilitare iniziative future, nonché un contributo annuo condiviso con la Regione di 2,5 milioni di euro durante il primo decennio di attività dell’istituto.

La Regione ha già stanziato le risorse necessarie per garantire l’avvio della struttura e la gestione per i prossimi anni: 5 milioni di euro per il triennio 2023 – 2025, insieme a 6 milioni che si aggiungono ai 40 milioni stanziati dal MAECI per realizzare il complesso dell’edificio F2, futura casa – già in costruzione – del nuovo istituto dell’Università Onu all’ex Manifattura Tabacchi dove è sorto il Tecnopolo.

Confermato naturalmente l’impegno, da parte dell’Università di Bologna, di CINECA, degli Atenei regionali e della Regione, a garantire un sito autorevole e funzionale proprio nel cuore del Tecnopolo, dove sono già attivi il Data Center del Centro Meteo Europeo per le previsioni a medio termine e il supercomputer europeo Leonardo: infrastruttura gestita da Cineca che offre una potenza di calcolo senza precedenti nel nostro Paese – l’80% di quella italiana e oltre il 20% di quella europea –  e che è al servizio del territorio, dell’Italia e dell’Unione Europea.

Non solo, perché l’Università di Bologna all’interno del Tecnopolo ospiterà il ‘Decade Collaborative Center-DCC Coastal Resilience’ il Centro delle Nazioni Unite per la resilienza delle coste ai cambiamenti climatici, finanziato dalla Regione con 2 milioni di euro.

Assieme al Centro delle Nazioni Unite per la resilienza delle coste ai cambiamenti climatici, che sarà ospitato nel Tecnopolo Manifattura a partire dal 2024, l’infrastruttura bolognese si candida dunque a diventare motore di studio e di ricerca mondiale sul climate change, in perfetta sintonia con quanto previsto dal Patto per il lavoro e per il clima.

Il ruolo dell’Istituto

Il nuovo Istituto UNU, che avrà come partner istituzionale l’Università di Bologna e opererà nel contesto accademico che comprende tutti gli Atenei con sede in Emilia-Romagna – l’Università di Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Parma, Cattolica di Piacenza e Politecnico di Milano – potrà anche contare sul sostegno del Centro per la Conservazione del Patrimonio Sostenibile (SHeC) dell’Università per Stranieri di Perugia e della Rete delle Cattedre Unesco del Mediterraneo.

Utilizzerà il supercalcolo, i big data e l’intelligenza artificiale per studiare i cambiamenti dell’habitat umano indotti dal climate change, con un’attenzione specifica ai complessi problemi del Global South e alle trasformazioni sociali, economiche e culturali che si stanno verificando come conseguenza di una serie di fattori quali l’urbanizzazione, le migrazioni internazionali e interne, le sfide e le opportunità sociali ed economiche generate dall’innovazione tecnologica. Dinamiche complesse, che corrispondono a molti degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile e che assumono un interesse particolare se riferite all’area del Mediterraneo, che costituisce un sistema ambientale unico a livello globale, per le sue caratteristiche geografiche, il suo ambiente naturale, le sue società e le sue culture.

Centrale per la nuova Università Onu sarà lo sviluppo di attività innovative, intersettoriali e transdisciplinari di ricerca e istruzione superiore in una duplice prospettiva. La prima riguarda la necessità di anticipare le conseguenze del cambiamento climatico sulle società e sulle comunità umane in tutti i suoi aspetti fisici, socioeconomici, culturali e sanitari. La seconda chiama in causa il ruolo che le nuove tecnologie, in particolare l’elaborazione ad alte prestazioni (HPC) possono giocare nella comprensione e nella valutazione di complessi problemi globali, grazie a potenti simulazioni e analisi di grandi quantità di dati. La combinazione delle due prospettive consentirà agli scienziati di svolgere attività di ricerca e istruzione di alta qualità basata sui dati, nel campo della sostenibilità e dei cambiamenti climatici, per fornire consulenza scientifica indipendente e sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile globale e affrontare le sfide delle transizioni verdi e digitali.

La dichiarazione di oggi evidenzia anche il ruolo strategico che assumerà l’Istituto, chiamato a cooperare con gli altri istituti UNU e le altre entità delle Nazioni Unite per fornire approfondimenti basati sui dati e catalizzare l’innovazione che può contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Al centro del lavoro ci saranno la collaborazione attiva e l’impegno con le istituzioni e i ricercatori del Sud del mondo, “per garantire che il lavoro dell’UNU risponda veramente alle diverse esigenze e aspirazioni delle nazioni e dei popoli di tutto il mondo”, in linea con lo spirito degli altri centri di ricerca sostenuti dall’ONU ospitati in Italia: International Centre for Theoretical Physics (ICTP), UNESCO’s The World Academy of Sciences (TWAS), Inter-Academy Partnership (IAP), e World Water Assessment Programme.

 

















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