Il Consiglio comunale di Modena ha approvato nella seduta di lunedì 5 novembre la variazione dello statuto di Hsst-Mo, la Holding strategie e sviluppo dei territori modenesi, società per azioni che detiene tutte le azioni Hera che il Comune di Modena ha ricevuto a seguito della fusione per incorporazione di Meta in Hera. Passano così da sette a cinque, tre dei quali nominati dal Comune di Modena, i consiglieri che siedono nel Consiglio di amministrazione della società.
La delibera, presentata dal Sindaco, serve ad adeguare lo statuto della società alle disposizioni della Legge Finanziaria 2007, che fissano un tetto massimo di consiglieri per le società a partecipazione pubblica, con un numero variabile a seconda del capitale sociale. Per Hsst-Mo, il cui capitale sociale è di 100 milioni di euro, il tetto massimo di consiglieri è appunto 5. Hanno votato a favore della delibera i gruppi consiliari di maggioranza e il gruppo indipendente, mentre hanno votato contro la delibera An, Forza Italia, Lega Nord e Modena a colori.
Nel corso della seduta, Dante Mazzi e Andrea Leoni di Forza Italia hanno presentato un ordine del giorno urgente, per chiedere “che le questioni statutarie delle società partecipate non vengano trattate dal Consiglio soltanto quando è obbligatorio per legge. Il Consiglio”, ha spiegato Mazzi nel presentare la mozione, “ha il diritto di ricevere informazioni puntuali e costanti su Hsst ed Hera”.
Sull’ordine dei lavori sono intervenuti i consiglieri Ds-L’Ulivo Danilo Bassoli e Michele Andreana. Il primo ha precisato che “la procedura dei lavori deve essere coerente e poiché questa mozione non chiede modifiche statutarie non si può considerare collegata alla delibera”, mentre il secondo ha ribadito la disponibilità del proprio gruppo “a ripresentare un ordine del giorno che riproponga il tema dell’informazione al Consiglio comunale sulle partecipate”.
Baldo Flori di Modena a colori ha invece detto: “è difficile dire che questa mozione non abbia a che fare con il dibattito di oggi”, mentre Mazzi ha replicato: “veniamo sempre chiamati ad esprimerci soltanto quando non se ne può fare a meno”. La possibilità di trattare l’ordine del giorno è stata messa in votazione e respinta dalla maggioranza. La trattazione è così rimandata a una delle prossime sedute.
Sull’atto deliberativo è poi intervenuto nuovamente Bossoli, che ha aggiunto “l’atto è dovuto, ma è anche una scelta politica, che mostra la volontà di essere parte importante delle scelte di questa società”.
Secondo Mazzi, “c’era l’occasione per parlare di questa società veicolo, alla cui creazione noi c’eravamo opposti. Avevo chiesto che ci fosse anche nel Consiglio di amministrazione un rappresentante delle opposizioni, perché questa società non è solo un contenitore delle azioni, ma una società che deve fornire servizi”.
Ivo Esposito di Forza Italia ha osservato che “tanti Sindaci in questi giorni sono intervenuti sui temi delle società di servizi. Essere informati tempestivamente sarebbe molto importante. Ci farebbe piacere sapere che succede, in questo grande gioco di fusioni e partecipazioni”.
Flori ha ribadito che “l’ordine del giorno era attinente, crediamo che la maggioranza abbia abusato del proprio potere di interdizione. Perché non riconosciamo che esiste un’esigenza di maggiore informazione e partecipazione del Consiglio?”
Enrico Artioli della Margherita-L’Ulivo ha invece difeso la scelta della maggioranza: “anche quando discutemmo sul catasto si propose una mozione sugli estimi che in realtà non era attinente. Credo che un filtro sia necessario e difendo la nostra decisione”.
Il Sindaco ha replicato che “dobbiamo individuare temi precisi sui quali aggiornare il Consiglio comunale, non confondiamo il ruolo di governo e quello di controllo. Nel patto di sindacato che gestisce Hera siamo una forza importante, grazie al nostro capitale e alla presenza di Sat. Credo che la mozione d’ordine di oggi”, ha concluso, “fosse fondata”.
Dante Mazzi è infine intervenuto per annunciare il proprio voto contrario ribadendo ulteriormente che “ci sarebbero le occasioni ma siamo chiamati ad esprimerci solo quando non se ne può fare a meno”.