Una scuola aperta, impegnata e impegnativa, con un forte senso di appartenenza. Sono queste le definizioni dell’Istituto tecnico provinciale Enrico Fermi che ricorrono più spesso nei ricordi di presidi, allievi e professori raccolti nel libro e nel video “Quelli dell’Itip” che ne celebrano i primi cinquant’anni di vita.
Le interviste ai protagonisti della storia della scuola saranno presentate nella festa in programma sabato 17 novembre nella sede di via Luosi, a partire dalle 15, con interventi degli autori Anna Maria Pedretti, che ha curato il volume “Io al Fermi”, e Ivan Andreoli, ex allievo e oggi insegnante, regista del video che propone spezzoni delle interviste e brani di “fiction” con gli studenti di oggi per ricostruire le situazioni del passato.
La storia del Fermi comincia nel 1957 quando l’assessore alla Cultura e vice presidente della Provincia Rubes Triva chiede a Pietro Guerzoni, 26 anni, docente di scienze naturali con una breve esperienza di supplenze alle spalle, di diventare preside della nuova scuola che ha deciso di fondare per accogliere una settantina di studenti che non avevano trovato posto al Corni. «Guardi che non ho mai fatto il preside» risponde Guerzoni. «Se è per questo nemmeno noi abbiamo mai gestito una scuola» ribatte Triva. Inizia così l’esperienza peculiare e fuori dagli schemi del Fermi, “figlio” del Corni del preside Malagodi che all’inizio dà un grande contributo, che offre agli studenti le specializzazioni in chimica ed elettronica, considerata la materia del futuro ma non presente a Modena, laboratori all’avanguardia e insegnanti professionisti prestati dalle industrie.
Scuola non statale parificata, il Fermi sceglie i propri insegnanti e, come afferma il preside Guerzoni, «gli studenti migliori», la scuola infatti è a numero chiuso e si accede solo se alle medie i voti sono stati alti. Ma il Fermi non si caratterizza solo per l’alta qualità dell’istruzione: è il primo istituto tecnico modenese che ammette le ragazze, esce da qui nel 1963 la prima diplomata italiana in elettronica; che resta aperto nel pomeriggio per permettere agli studenti, soprattutto a quelli “di fuori”, di studiare insieme, spesso con l’aiuto degli insegnanti; che si apre alla cultura, organizzando cineforum e gite al “Piccolo” di Milano per vedere Strelher; che coinvolge i genitori nella attività dei figli, che si butta a capofitto nella contestazione studentesca.