Secondo una indagine svolta da Coldiretti Emilia Romagna in 27 punti vendita (8 ipermercati, 11 supermercati e 8 negozi tradizionali) delle principali città dell’Emilia Romagna, meno della metà dei prodotti di carne di maiale, fresca o trasformata, venduta in Emilia Romagna è di origine italiana.
Secondo i dati presentati oggi durante la manifestazione degli allevatori di maiali in piazza Santo Stefano a Bologna, su 235 prodotti rilevati, solo 97 (il 41,2%) sono prodotti con carne italiana. “Si tratta – ha spiegato il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – in prevalenza di prosciutti o salumi a denominazione d’origine protetta, che comportano l’uso csolo di carni nazionali”.
Con lo slogan maiali “No-Strani, Si’ Nostrani!” gli allevatori hanno manifestato per sostenere il
consumo di carne suina nazionale. In Italia – hanno ricordato – due prosciutti su tre sono esteri, infatti produciamo 12,5 milioni di cosce di maiale e ne importiamo 19,6 milioni, che possono essere spacciate per italiane. In un momento di crisi della suinicoltura italiana e regionale, mentre i prezzi pagati agli allevatori nell’ultimo anno sono diminuiti del 10 %, la carne di maiale – commenta Coldiretti – diventa pesante nel carrello della spesa, al punto che a fronte di 1,10 euro pagato alla stalla, il consumatore nei negozi emiliano
romagnoli paga in media 7,29 euro per un chilogrammo di fettine, 15,84 per il salame e 22,96 per il prosciutto. Tutto ciò senza nessuna informazione se si tratta di carne nazionale
o importata. Solo nei prosciutti crudi, con la prevalenza dei prosciutti Dop (41 prodotti su 59 rilevati) il consumatore può conoscere l’origine della carne utilizzata. Sorprende però –
commenta Coldiretti – che il prezzo dei prosciutti crudi generici in media non si discostano molto da quelli Dop: 22,54 euro al chilogrammo per i primi contro i 23,39 dei secondi.
Anzi il prezzo massimo registrato per un prosciutto generico (affettato in vaschetta) è pari a 49,80 Euro/Kg, contro i 47 Euro del prezzo massimo di un prosciutto Dop confezionato allo
stesso modo.
Sul fronte delle carni fresche, dall’indagine di
Coldiretti risulta che solo 7 fettine su 28 e 8 salsicce su 16 riportano l’indicazione dell’origine della carne. A un anno e mezzo dal riconoscimento non c’e’ stata ancora una adeguata valorizzazione della Dop “Gran Suino Padano” che contraddistingue le carni fresche italiane. Per rendere trasparente il mercato, secondo Coldiretti occorre rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine in etichetta delle carni suine fresche e trasformate. “Per la carne bovina – ricorda Tonello – l”indicazione della provenienza in etichetta è diventata obbligatoria dopo la vacca pazza, per le carni di pollo dopo l’influenza aviaria. Speriamo non sia necessario che insorga qualche problema sanitario per arrivare alla stessa
decisione per la carne di maiale”.
A Bologna, gli allevatori hanno anche denunciato la contraffazione dei prodotti italiani nel mondo. Infatti mentre in Italia il prodotto nazionale viene
poco valorizzato, all’estero c’è chi imita i nostri salumi. Coldiretti ha portato i falsi made in Italy, prodotti all’estero con nomi e colori che richiamano il nostro Paese, dalla “Dry Coppa”, al “Prosciutto Busseto”, dall'”Italian Dry
Salame” alla “Mortadella” prodotta in California.