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Parchi: i Gessi e le grotte dell’Appennino emiliano-romagnolo patrimonio mondiale dell’Umanità

La Regione Emilia-Romagna centra uno straordinario obiettivo, l’iscrizione nella lista dei beni naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco del Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale. La decisione è arrivata oggi a Riyad (Arabia Saudita), dove si è riunito il Comitato internazionale dell’agenzia delle Nazioni Unite, a seguito della valutazione positiva dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, organo di consulenza tecnica dell’Unesco.

Da oggi, quindi, le grotte e i fenomeni carsici che si trovano nelle rocce evaporitiche (gesso e sale) sono ufficialmente riconosciute come valore universale per le loro caratteristiche di unicità e rappresentatività a livello mondiale. Un sito seriale composto da sette aree nelle province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia (Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano), Bassa Collina Reggiana (Paesaggio Protetto della Collina Reggiana), Gessi di Zola Predosa (sito Natura 2000), Gessi Bolognesi (Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa), Vena del Gesso Romagnola (Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola), Evaporiti di San Leo (sito Natura 2000), Gessi della Romagna Orientale (Riserva Naturale Regionale di Onferno).

“Questo importante riconoscimento da parte dell’Unesco ci offre l’opportunità di valorizzare e proteggere questo patrimonio ambientale unico al mondo e, contemporaneamente, offrire ai territori una straordinaria leva di promozione culturale e socio-economica – afferma l’assessora  alla Programmazione territoriale e parchi, Barbara Lori, presenta a Ryad– si conclude nel migliore dei modi un’esperienza emozionante per cui voglio ringraziare il Comitato Scientifico Regionale, i Comuni e il Ministero; insieme a loro, con il presidente Bonaccini e la Giunta, continueremo a lavorare affinché questo nuovo sito possa arricchire ulteriormente il territorio dell’Emilia-Romagna. Un grazie particolare all’ambasciatore italiano all’Unesco, Liborio Stellino, che ha guidato la nostra delegazione nel lavoro di condivisione con gli altri Paesi”.

L’iscrizione arriva dopo sette anni di impegno da parte della Regione, dei 19 Comuni, dei 4 Enti di gestione dei Parchi, delle Università di Modena e Reggio Emilia e di Bologna, della Soprintendenza, della Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, con il coordinamento e la collaborazione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Si tratta del sesto sito naturale italiano riconosciuto da Unesco e del secondo per l’Emilia-Romagna, dopo le Faggete vetuste delle Foreste Casentinesi. Ma complessivamente salgono a 16 i luoghi che in Emilia-Romagna– a vario titolo – possono fregiarsi a vario titolo della prestigiosa attribuzione.

 

Le caratteristiche del sito 

Nei gessi dell’Emilia-Romagna si trovano la grotta epigenica più lunga al mondo (oltre 11 km), quella più profonda (265 metri), la più grande sorgente salata d’Europa e una varietà straordinaria di minerali e forme carsiche studiate già a partire dal 16^ secolo, che sono riferimenti internazionali per lo studio del carsismo nelle evaporiti.

Le rocce evaporitiche, con cui si aprono le grotte, testimoniano due momenti importanti della storia della Terra: la rottura del supercontinente Pangea (200 milioni di anni fa, in cui si formarono i Gessi Triassici) e la crisi di salinità messiniana, quando il Mediterraneo si trasformò in un enorme lago salato (6 milioni di anni fa, in cui si formarono i Gessi Messiniani).  Le grotte visitabili di questo nuovo Patrimonio dell’Umanità sono quelle della Spipola (Gessi Bolognesi), la Tanaccia e la Re Tiberio (Vena del Gesso Romagnola) e Onferno.

Il dossier sulla candidatura UNESCO si trova nel sito web della Regione Emilia-Romagna:

https://mappegis.regione.emilia-romagna.it/gstatico/documenti/EKCNA/EKCNA-B_Nomination-Dossier_2022_web.pdf 

Così il sindaco metropolitano Matteo Lepore, appresa la notizia del riconoscimento: “Un altro prestigioso riconoscimento che rafforza l’identità del territorio bolognese. Dopo i portici, con i calanchi e i Gessi si rafforza l’identità dell’intero territorio metropolitano. I calanchi sono sempre stati una curiosità per chi visita Bologna, e ora con questo riconoscimento diventano un’eccellenza da esibire ancor più con orgoglio”.

 

Una cosa straordinaria, ancora non riusciamo a prenderne la misura! – dichiara Giovanelli Fausto, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano per l’occasione presente a Riyad -. I nostri ‘gessi’, sottovalutati per decenni e solo recentemente riscoperti, entrano dalla porta principale nel gruppo dei più importanti beni naturali del mondo. Un valore che resterà e crescerà nel tempo. Questa giornata è la pietra miliare di un processo generativo: servirà tempo sia per capirne e condividere l’importanza sia per mettere a valore questo riconoscimento di dimensione internazionale e di respiro storico. Indubbiamente, dipenderanno molto da noi anche le potenziali ricadute, ma già di per sé questo è un dato irreversibile”. Secondo Giovanelli “La bellezza paesaggistica e l’interesse per le straordinarie geodiversità e biodiversità dei Gessi hanno così ricevuto la più alta delle conferme in un consesso mondiale dove i ministri e autorità di grandi e piccoli Paesi intervengono e si commuovono. Parliamo di Unesco: c’è anche un grande potenziale di promozione culturale del nostro capitale umano e del nostro orgoglio di appartenenza. Ora anche la Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano potrà mettere a valore e tutela entrambi i siti di evaporiti, quelle più antiche, triassiche e quelle più giovani messiniane. da oggi parte di una élite mondiale: la rete, dei Patrimonio naturale dell’umanità che conta 260 siti in tutto il mondo. È una consegna di responsabilità a tutti gli abitanti e tutti noi. Un particolare grazie alla Regione Emilia-Romagna e all’assessore regionale Barbara Lori all’ambasciatore Liborio Castellino, ai geologi e alla nostra Alessandra Curotti , agli studiosi e ai funzionari pubblici che ci hanno lavorato con competenza e passione straordinarie. E ai tanti progetti Trias, Gypsum che passo passo, localmente e non solo hanno fatto crescere conoscenza, consapevolezza e gestione”.

Cosi il Sindaco di Villa Minozzo, Presidente dell’Unione dell’Appennino e Consigliere delegato alla Montagna della Provincia di Reggio, Elio Ivo Sassi: “E’ una notizia che ci dà una soddisfazione enorme, il successo di una proposta costruita attraverso un lungo percorso, che oggi pone il nostro territorio all’attenzione di tutto il mondo, in particolare un sistema naturale che comprende i Gessi Triassici, le Fonti di Poiano, la Pietra di Bismantova. Un sistema dalle caratteristiche uniche e che già oggi può contare su una vocazione turistica forte, ora amplificata all’ennesima potenza attraverso l’inserimento nel patrimonio Unesco.

In questi luoghi si possono ammirare elementi naturali straordinari, ma ritengo importante sottolineare che sono tali anche grazie alla convivenza con l’uomo, il suo lavoro, le comunità locali che hanno accudito e curato questo territorio per generazioni. Quello di oggi è un successo di tutta la montagna, di tutti i comuni senza distinzioni e confini. Ci apre nuove prospettive e opportunità di sviluppo sostenibile, per i nostri giovani in particolare. L’appartenenza al Patrimonio Unesco è un bene immateriale, ma le ricadute saranno estremamente concrete e oggi difficili da quantificare per la loro dimensione, ma sicuramente smisurate”.

















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