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Infortuni mortali, Cgil Cisl Uil: «Si continua a morire come 50 anni fa»

Era un dipendente della Sielte di Campogalliano (azienda con la sede legale a Catania che si occupa di infrastrutture per telecomunicazioni) Elias D’Elia, l’uomo di 61 anni morto ieri a Montecreto a causa di un infortunio sul lavoro. Lo comunicano i sindacati di categoria, che hanno proclamato per domani due ore di sciopero e assemblea nello stabilimento di Campogalliano, dove lavorano circa 200 persone.

Da un prima ricostruzione risulta che il lavoratore sia stato colpito dal palo della linea telefonica che doveva essere sostituito perché pericolante. Quando lui e i due colleghi hanno tagliato i rami degli alberi cresciuti intorno, il palo è caduto colpendo D’Elia, che pure indossava il casco e gli altri dispositivi di protezione individuale.

Sulla tragica catena di infortuni mortali nel Modenese (cinque in meno di un mese), intervengono oggi Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil di Modena e Reggio.

«Si continua a morire sul lavoro come cinquant’anni fa e le cause sono sempre le stesse: ribaltamento del trattore, investimento da mezzi in movimento, caduta dall’alto.

Possibile che non si riesca a invertire questa drammatica tendenza? Forse non basta la formazione erogata a lavoratori e datori di lavoro», si chiedono i sindacati, ricordando che già da tempo hanno chiesto l’attivazione del tavolo provinciale previsto dal patto regionale sulla sicurezza. Richiesta ribadita anche in prefettura in occasione del presidio tenuto lo scorso 14 luglio.

Le organizzazioni sindacali sottolineano, inoltre, con forza la loro contrarietà alla riduzione delle ore di formazione da sedici a dieci per i settori ad alto rischio prevista nella bozza in discussione nella Conferenza Stato-Regioni e che andrà a regolare tale materia.

«Chiediamo una strategia nazionale sulla salute e sicurezza, con una cabina di regia che coinvolga le parti sociali – dicono Cgil Cisl Uil – Bisogna investire nelle tecnologie che rendono i mezzi sempre più sicuri.

I trattori, per esempio, soprattutto quelli molto vecchi, devono avere sia le cinture di sicurezza che il roll-bar, l’arco di metallo che funge da protezione in caso di ribaltamento su trattori privi di cabina. Le macchine in movimento (camion, ruspe, escavatori ecc.) devono essere dotate di tecnologie sempre più sofisticate (sensori, telecamere ecc.).

Le risorse non mancano, basti pensare – sottolineano i sindacati – che l’Inail ha a disposizione circa due miliardi di euro all’anno che potrebbero essere destinati per l’ammodernamento tecnologico dei mezzi e macchinari finalizzato alla sicurezza.

Va rafforzato l’organico di ispettori e medici del lavoro, migliorando il coordinamento tra i soggetti chiamati a fare i controlli.

Occorre riconoscere in modo preciso il reato per la mancata applicazione delle norme di sicurezza con pene certe, dato che oggi siamo fermi a ininfluenti sanzioni pecuniarie, e istituire una procura speciale che si occupi di infortuni e morti sul lavoro.

Chi non rispetta le leggi non deve lavorare, a partire dai bandi pubblici

Occorre istituire una “patente a punti” per qualificare le imprese e legare il rating sociale agli appalti.

Serve un grande investimento culturale sulla formazione, introducendo la materia nei programmi della scuola media.

Infine – concludono Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil Modena e Reggio – vanno sostenute nuove forme di partecipazione e coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, sia aziendali che territoriali».

 

















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