Fratelli Guzzini, NeroGiardini, Boffi, Bialetti Industrie e Unilever si sono confrontati al convegno organizzata ieri da Confindustria Ceramica e Ceramicolor, presso la sede di Confindustria Ceramica a Sassuolo.
“Una sfida delle idee a tutto campo, che mette al centro ancora una volta l’innovazione: da quella di prodotto a quella di processo, all’innovazione del marketing e della comunicazione”. Così Alfonso Panzani, Presidente di Confindustria Ceramica, ha introdotto il convegno organizzato ieri da Confindustria Ceramica e Ceramicolor Quo vadis? …2015, che ha presentato cinque casi di eccellenza del made in Italy nel mondo. I settori erano quelli del design, dell’alimentazione e della moda, “che rappresentano”, ha proseguito Daniele Bandiera, Presidente di Ceramicolor, “un po’ tutto il nostro Paese. Parlare del 2015 è un obiettivo ambizioso, ma la nostra speranza è che tutta la filiera si adegui ai cambiamenti in corso in maniera sinergica”.
Ma cosa ha permesso di parlare così bene e così a lungo di made in Italy? Domenico De Masi, ordinario di Sociologia del Lavoro all’Università La Sapienza di Roma, ha risposto che “l’Italia ha capito tra i primi che si stava passando da una società industriale ad una post industriale. Ed ha affrontato questo passaggio puntando sull’estetica. Nella fattispecie, sui simboli, sui valori, sull’emotività ovvero sulle caratteristiche che superano la materia prima e creano l’anima del prodotto”. Ancora: “L’estetica ha accompagnato l’uomo, gli ha permesso di superare tutte le sfide e si è diffusa in tutti i settori. Proprio qui sta il segreto del made in Italy: nella capacità di unire l’imprenditorialità all’estetica. Questo ha fatto l’impresa italiana e questo la farà andare avanti”.
Un caso di eccellenza di questo tipo è proprio quello di Fratelli Guzzini, una delle tre aziende appartenenti al Gruppo Guzzini insieme a Guzzini Illuminazioni e Teuco. Come ha spiegato Ernesto Canelli, product manager dell’azienda, “il nostro concetto non è quello di vendere un prodotto, ma di vendere cultura, un oggetto di design che sia bello non solo e non tanto nel guardarlo, ma soprattutto nell’usarlo”. Dalla sua sede di Recanati, nelle Marche, con il supporto di grandi designer come Luigi Massoni, Fratelli Guzzini ha puntato tutto il proprio sviluppo sull’innovazione. “Se prima la nostra leva strategica era l’innovazione legata all’intuizione, oggi sappiamo che l’innovazione deve seguire un processo sistematico, perché il cliente di oggi è consapevole e sa esattamente ciò che vuole”.
L’indicazione strategica di BAG – NeroGiardini, amministrata da Enrico Bracalente, che ieri ha parlato di come comunicare il valore del made in Italy, è quella di produrre solo in Italia e di assumere personale locale. “Questa è la vera forza dell’azienda, il lavoro di squadra”. La creazione di una rete di vendita progressiva e la continua copertura di zone sempre nuove, così come la vendita della qualità a prezzi accessibili sono le caratteristiche che hanno permesso a NeroGiardinio di diventare una marca leader nel settore medio-alto delle calzature e di immaginare il proprio futuro ancora molto in crescita.
Dalla moda alla cucina. Paolo Boffi, presidente dell’omonima azienda leader nella produzione di bagni e cucine, ha ripercorso le tappe della crescita dell’impresa, mostrando come l’innovazione, anche quella più rischiosa, abbia premiato sempre. “Dalla cucina senza maniglie nel 1963 alla minikitchen, oggi esposta al Moma di Ney York, ai mobili fatti a moduli degli anni ’70, al concetto di scorrevolezza degli anni ’80, all’essenzialità degli anni ’90, siamo riusciti sempre a presentarci come azienda di ricerca, di design e di rigore, valori validi ieri come domani”.
Alberto Piantoni, amministratore delegato di Bialetti Industrie, ha consigliato di “guardare sempre dentro alle nostre aziende, perché è da lì che vengono le idee”. E poi: “La reputazione è la base del nostro agire, è il fine per cui i mercati non potranno prescindere da noi, è il mezzo che ci permetterà di fare il passo ulteriore in avanti anche domani”. Non a caso, Piantoni è anche responsabile al Ministero per le Attività Produttive per il ruolo della tecnologia del made in Italy, nell’ambito del quale sta conducendo un progetto ad hoc per “mettere in rete le aziende che trainano il mercato e quelle tantissime piccole aziende sparse per il Paese che contribuiscono a farlo crescere. Solo così riusciremo a creare una trasversalità a livello di esperienze indispensabile per affrontare le sfide del futuro”.
Last, but not least, Francesca Matteucci, national communication director di Unilever Italia, ha illustrato il caso di “Dove”, linea di prodotti per l’igiene personale, sottolineando il messaggio principale che vuole diffondere l’azienda: quello della promozione della bellezza autentica. “Dove ha scelto di comunicare”, ha spiegato, “la bellezza reale, ad esempio, usando nelle pubblicità donne vere e non modelle e creando prodotti non anti-age, ma pro-age, vale a dire che valorizzano la bellezza”. Proprio per aumentare il livello di autostima, Dove si sta impegnando con diverse iniziative anche tra i giovani e nelle scuole.