Su richiesta del Comune di Reggio Emilia, la Fondazione emiliano romagnola vittime dei reati ha consegnato oggi un importante contributo a favore delle persone coinvolte nella sparatoria avvenuta lo scorso ottobre in del tribunale.
Le famiglie Fejzo e Demcolli, che hanno perso i loro congiunti nel corso dello scontro a fuoco, l’agente Stefano Marcaccioli e l’avvocato Giovanna Fava, entrambi rimasti feriti dall’omicida, hanno ricevuto un contributo complessivo di 56.500 euro per la copertura delle spese legate alle necessità più immediate. Per i cinque orfani – le due adolescenti Fejzo e i tre piccoli Demcolli – e la vedova Demcolli la cifra servirà a far fronte alle esigenze di sostentamento, mentre per l’agente e l’avvocato la somma servirà per coprire le spese di riabilitazione fisica e sostegno psicologico.
Grazie all’intervento del sindaco Graziano Delrio, che ha inoltrato domanda alla Fondazione regionale nata nell’ottobre 2004 per dare sostegno immediato alle vittime dei crimini di maggiore gravità, gli aiuti erogati dalla Fondazione nel 2007 nel comune di Reggio Emilia ammontano a 71.500 euro, la cifra più alta elargita quest’anno in regione. Ai contributi a favore delle vittime del tribunale si aggiungono infatti i risarcimenti a favore di due vittime di aggressione che hanno ricevuto un rimborso per le spese mediche sostenute.
“Questo vuole essere un segno di vicinanza della città alle vittime – ha detto oggi il sindaco Delrio in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa – che si aggiunge ai numerosi interventi che hanno messo in atto tempestivamente i nostri servizi sociali, che seguono da vicino le due famiglie. Il Comune, anche attraverso i poli territoriali, si è attivato aiutando la famiglia nel sostentamento, nel raggiungimento dell’autonomia economica, nell’alloggio e nelle spese di studio”.
“E’ scopo della fondazione – ha detto Sergio Jovino del Comitato dei garanti della fondazione – intervenire con immediatezza e celerità per sollevare le vittime dall’emergenza, cosa che non sempre le istituzioni, per ragioni burocratiche, riescono a fare”.
“Come questura lavoriamo – ha proseguito il questore Gennaro Gallo – in stretta collaborazione con l’associazione Nondasola e con l’assessorato comunale ai Diritti di cittadinanza per prevenire i casi di possibile violenza e contenerne le conseguenze di natura sia sociale che giudiziaria”.
“Ringrazio il Comune e la Fondazione per il loro pronto intervento – ha detto Lucia Gardinazzi dell’associazione Nondasola – che è un atto di doverosa giustizia riparatrice e di assunzione di responsabilità non formale ma concreta. La violenza alle donne è un crimine e come tale va considerata. Il costo sociale e umano delle violenze non può essere sostenuto solo dal volontariato, ma ha bisogno di un impegno costante e non occasionale”.
Il Comune, che sostiene la Fondazione con un contributo annuo di 7.500 euro, lo scorso marzo aveva invitato a Reggio Emilia Sergio Zavoli, presidente della Fondazione, per far conoscere le attività dell’ente alla città e ai Comuni della provincia. In un Paese nel quale occorrono in media dai sei ai dodici anni perché un cittadino possa ottenere giustizia e l’ottanta per cento dei processi rimane inevaso, una delle emergenze più importanti è la vicinanza e il sostegno concreto della comunità a chi è stato vittima di reati. È con questa finalità che nell’ottobre 2004 la Regione Emilia Romagna ha creato la ‘Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati’, alla quale aderiscono tutti i Comuni capoluogo, tra i quali il Comune e la Provincia di Reggio Emilia. La Fondazione vuole infatti offrire un sostegno concreto e immediato alle vittime dei reati più gravi o ai loro familiari, per aiutarli ad affrontare lo shock legato a un grave crimine subito e lenire il trauma che ne segue inevitabilmente.
I tipi di reato su cui la Fondazione è intervenuta in regione nel primo triennio di attività sono omicidi (16), violenze sessuali (5) e aggressioni gravi (18), che hanno riguardato complessivamente 39 vittime, per la maggior parte donne (24). In tutto sono state aiutate – tra vittime e familiari – 56 persone, di cui 31 donne e 21 minori, con un contributo complessivo di oltre 400mila euro.
Gli aiuti, che oscillano da un minimo di 2mila euro a un massimo di 20mila per intervento, contribuiscono a coprire i costi legati a sostegno psicologico, cure riabilitative, particolari interventi chirurgici, ma anche spese per l’affitto, spese scolastiche (per i figli delle vittime), legali e funerarie.
La Fondazione interviene su richiesta del sindaco del Comune dove si è consumato il reato, o di quello di residenza della vittima. La decisione spetta al Comitato dei Garanti che, dopo un attento esame della richiesta, ne verifica la coerenza con le finalità della Fondazione definite nello Statuto e stabilisce modi e forme dell’aiuto.