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Anche a Modena per una donna avere un figlio può essere un problema

132 anni per raggiungere la parità totale tra uomo e donna nel mondo

Al ritmo attuale ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità totale tra uomo e donna nel mondo. Basti pensare che ancora oggi in un territorio come Modena accade che una donna, al rientro dalla maternità, non trovi più la sua scrivania e sia demansionata rispetto al posto di lavoro previsto dal contratto che aveva firmato al momento dell’assunzione.

È emerso stamattina a palazzo Europa nell’incontro dal titolo “Quale occupazione per le donne?”, organizzato da Cgil Modena, Cisl Emilia Centrale e Uil di Modena e Reggio nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata internazionale della donna.

In una sala strapiena (c’era anche gente in piedi) sono intervenute la statistica Linda Laura Sabbadini, che ha illustrato con la chiarezza dei numeri la condizione delle donne e il loro rapporto col mercato del lavoro, e la consigliera regionale Roberta Mori.

«Nell’accesso al mondo del lavoro e nell’avanzamento delle carriere le donne sono ancora penalizzate rispetto agli uomini – ha dichiarato la consigliera di parità della Provincia di Modena Valeria Moscardino – Nella nostra provincia per fortuna la situazione è leggermente migliore. Tuttavia più di cinquanta donne (a fronte di un solo uomo) si sono rivolte negli ultimi quattro anni al mio ufficio di consigliera di parità per denunciare discriminazioni e violenze».

«Sappiamo che c’è ancora tanto da fare – ha detto la segreteria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo – Per questo è necessario fare rete tra istituzioni, parti sociali e politica. Nel nostro territorio non mancano, per fortuna, le competenze, le professionalità e la passione di chi, donne e uomini, si impegnano su questo terreno. Inoltre, dalla testimonianza delle delegate sindacali abbiamo avuto notizia di aziende che, grazie alla contrattazione, hanno creato concrete condizioni di parità di genere, con benefici per tutti».

«Il tasso modenese di occupazione femminile, sia pure cresciuto in rapporto al periodo Covid, è ancora troppo basso rispetto a quello maschile – ha aggiunto Aurora Ferrari (componente della segreteria Cgil di Modena) – In più le donne hanno lavori spesso precari e malpagati. Troppe donne, poi, anche a Modena hanno sempre più spesso contratti a tempo determinato o part-time involontari, oppure sono costrette a dimettersi entro il primo anno di vita di un figlio. È un fenomeno grave sul quale dobbiamo mantenere accesi i riflettori».

«Il problema occupazionale delle donne nasce da lontano – ha concluso Francesca Arena (coordinatrice donne Uil Modena e Reggio) – È ancora diffusa l’aspettativa che la donna debba occuparsi della cura della famiglia, dai figli ai nonni. Servono investimenti pubblici per dare supporti reali alle donne che vogliono lavorare, per esempio più servizi per l’infanzia e gli anziani. Per raggiungere un’effettiva parità di genere, i carichi di lavoro nelle aziende e gli impegni familiari devono essere equamente suddivisi tra uomo e donna».

















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