Fare luce sulla corruzione politica, un problema globale che minaccia non solo i servizi pubblici vitali ma anche la salute stessa delle democrazie. Se ne occuperà RESPOND – Rescuing Democracy from Political Corruption in Digital Societies, nuovo progetto europeo coordinato dall’Università di Bologna, che si presenta mercoledì 22 maggio, dalle 15, con un evento all’Accademia delle Scienze dell’Alma Mater (Via Zamboni, 31 – Bologna).
Finanziato con 5,5 milioni di euro da Horizon Europe Research and Innovation Actions (RIA), RESPOND vede l’Università di Bologna alla guida di un consorzio di 16 partner provenienti da 12 paesi europei – nove istituzioni accademiche, tre think tank e due ONG insieme a due ulteriori organizzazioni a loro affilate – con Alice Mattoni, professoressa al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, nel ruolo di Coordinatrice Scientifica.
“Nonostante la proliferazione degli scandali in tutta Europa, la ricerca sulle forme della corruzione politica nelle società contemporanee, fortemente digitalizzate, è sorprendentemente limitata: sono ancora pochi gli studi che analizzano come forme legittime di influenza politica possano trasformarsi gradualmente in casi di influenza indebita”, spiega la professoressa Mattoni. “Questa mancanza di analisi è un ostacolo che impedisce valutazioni equilibrate in fase di elaborazione e attuazione delle politiche e mina, in ultima istanza, la fiducia nella governance democratica e nella sua integrità”.
Connessioni personali, porte girevoli, lobbying, finanziamenti alla politica e pressioni sui media: le studiose e gli studiosi coinvolti nel progetto di ricerca esploreranno le diverse forme di influenza utilizzate come strumento per perpetuare la corruzione politica, che possono essere sia pienamente illecite che posizionate nelle diverse “aree grigie” ai confini della legalità.
Sarà analizzata l’influenza di queste pratiche di pressione sul processo decisionale politico e sui processi democratici nei 27 paesi dell’UE e in 11 nazioni limitrofe, fra cui Ucraina, Serbia e Regno Unito. Con un’attenzione particolare anche al ruolo che possono avere le tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale, nel sostenere sia le pratiche di corruzione sia gli sforzi anti-corruzione, a livello nazionale e internazionale, anche da parte di organizzazioni della società civile e del mondo del giornalismo.
Il progetto di ricerca coinvolgerà anche persone attive nella società civile, nel mondo dei media, nel settore della scuola e anche della pubblica amministrazione, per lavorare insieme a loro a strategie innovative che possano rafforzare i comportamenti etici e rivitalizzare quindi la fiducia nella democrazia.
Il progetto si pone quattro obiettivi fondamentali. Vuole generare nuovi dati e conoscenze sulla corruzione politica oggi, con particolare attenzione a cinque forme di influenza politica: finanziamenti alla politica, lobbying, connessioni personali e porte girevoli, e pressioni sui media. Punta inoltre a esplorare il ruolo delle tecnologie digitali nel perpetuare la corruzione politica associata a queste forme di influenza politica, valutando al tempo stesso il loro potenziale per favorire, invece, comportamenti corretti e iniziative anticorruzione. Mira poi a valutare, con sondaggi, analisi di casi di studio e studi sul ruolo dei social media, l’impatto della corruzione politica sulla salute della democrazia. Nasce, infine, con l’obiettivo di studiare, co-sviluppare, testare e perfezionare strumenti e metodologie per affrontare la corruzione politica e aumentare la fiducia nella governance democratica a livello nazionale e internazionale.
All’evento inaugurale che si terrà a Bologna il 22 maggio parteciperanno rappresentanti di tutti i partner del progetto. Insieme all’Università di Bologna, partecipano: l’Università di Göteborg, CEU PU – Università Centrale Europea, Sciences Po Paris insieme al CNRS – Centro Nazionale Francese per la Ricerca Scientifica, il King’s College London, l’Università di Amsterdam, ICS – Istituto di Scienze sociali dell’Università di Lisbona, Transcrime – Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università di Duisburg-Essen; i think tank Government Transparency Institute, Institute for Global Analytics e ACREC – Anticorruption Research and Education Centre che portano la propria esperienza nella conduzione di attività anticorruzione, pro-trasparenza e responsabilità sociale in contesti meno stabili come Ungheria, Bulgaria e Ucraina; le ONG LIBERA che vanta una vasta rete di partner, anche nei Balcani occidentali, e S-COM con le sue organizzazioni affiliate, Tele Radio City e NET7, che hanno esperienza nella facilitazione di momenti di formazione e co-creazione, nonché nella promozione del monitoraggio civico e nello sviluppo di strategie di comunicazione, diffusione, valorizzazione della ricerca scientifica.
Saranno presenti all’evento inaugurale anche i componenti dell’Advisory Board di RESPOND, organo esterno che offrirà consulenza al progetto di ricerca e che include: Shaazka Beyerle (TraCCC – Centro per il terrorismo, la criminalità transnazionale e la corruzione della George Mason University); Veronica Cretu (Open Government Partnership); Elizabeth Dávid-Barrett (Sussex Center for the Study of Corruption dell’Università di Sussex); Paul Heywood (Università di Nottingham); Philip Keefer (Inter American Development Bank); Carissa Munro (divisione integrità nel settore pubblico dell’OCSE); e Muriel Poisson (International Institute for Educational Planning dell’UNESCO).
Per maggiori informazioni: site.unibo.it/bit-act/en/events/respond-launch