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Evaristo Beccalossi ospite della festa scudetto a due stelle organizzata dall’Inter Club Reggio Emilia

Nella notte Reggiana è brillata una stella del calcio: quella di Evaristo Beccalossi, ospite d’onore e mattatore della festa scudetto a due stelle organizzata al Circolo di Equitazione reggiano dall’Inter Club Reggio Emilia.

Evaristo ha diviso il proscenio con Eleonora Rossi, 27enne giornalista e conduttrice televisiva milanese, con cui ha realizzato il libro autobiografico “La mia vita da numero 10” edito dalla casa editrice reggiana Diarkos.

“Quanti caffè mi ha fatto bere Eleonora per scrivere questo libro – ha scherzato il “Becca” -. Mi si presentava a casa la mattina e io avevo bisogno di diversi caffè per ingranare. All’ora di pranzo ne avevo già presi una ventina”.

La serata con Evaristo è iniziata con lui seduto ad un tavolino a sorseggiare un bicchiere di birra nel verde del giardino del CERE. Chiacchiere in libertà come da quattro amici al bar. Chiacchiere da cui si è dovuto staccare per concedere l’intervista ad una TV locale, poi via dentro al salone per la cena e per la festa scudetto.

Due stelle per l’Inter, 2 reti e 2 rigori a segnare la carriera di Evaristo. È entrato nella leggenda interista segnando una doppietta decisiva al Milan nel derby di andata del campionato vinto dall’Inter di Bersellini, nel 79/80. “Se penso che per alcuni giornalisti non avrei dovuto giocare perché il campo pesante non era adatto al mio fisico leggerino. Che cazzata! Mi criticavano sempre. Ce l’avevano con me per partito preso perché in realtà su un terreno scivoloso i difensori faticavano di più con le mie finte. Andavano lunghi per terra. Va bè, ormai quei giornalisti non ci sono più, pace a loro. Non avevo capito subito l’importanza del derby, io volevo battere la Juve. Una volta sul prato di San Siro – ha continuato – vedendo gli sguardi dei miei compagni, gli spalti stipati, sentendo i cori dei tifosi e le loro urla di incitamento ho compreso. San Siro non è per tutti. Giusto Marcello? – Ha esclamato rivolto a Marcello Montanari, ospite anch’esso della festa, ex Mister della Regia ma anche ex Inter con cui ha giocato agli ordini di Mister Orrico.

Storica disavventura della sua  carriera i 2 rigori falliti a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro in Coppa delle Coppe in Inter-Slovan Bratislava: “Avevo segnato 9 rigori di fila fino a quel momento. Ho calciato sicuro il primo penalty spedendo fuori il pallone. Pochi minuti dopo – ha raccontato – altro rigore per noi. Vado ancora sul dischetto. Dai, impossibile che sbagli ancora – mi sono detto – e invece… Per fortuna abbiamo vinto lo stesso altrimenti sai che mi facevano nello spogliatoio. La domenica successiva in campionato tiro un rigore e sbaglio pure quello. Non ne ho più calciati. I miei compagni non volevano che mi azzardassi ad andare sul dischetto – e giù una risata -“.

Ma non tutto il male viene per nuocere. “Il comico Paolo Rossi mi propose di costruire una gag su quei rigori maledetti. Gli ho detto di sì senza farmi problemi e lui ha buttato giù una filastrocca che ha fatto storia (riportata nel libro). Ancora oggi Paolo mi chiama e mi coinvolge nei suoi spettacoli con lo sketch dei rigori sbagliati e il pubblico applaude. Da un episodio negativo è scaturita una bella cosa”. 

Grande amicizia con i compagni dell’Inter Altobelli e Oriali, qualche difficoltà con il Capitano Bini, “non gradiva la mia discontinuità” ha ammesso ridacchiando.

Difficile da credere l’amicizia che lo lega tutt’oggi ad Hansi Muller con cui la coesistenza sul rettangolo verde fu impossibile nell’ Inter:  “Potevamo acquistare Platini, scartato per dubbi sul suo fisico, e invece prendemmo Hansi che aveva problemi a un ginocchio Che errore ! Non c’era intensa in campo, ma in realtà eravamo amici e lo siamo ancora oggi”. 

Inevitabile chiedergli dell’Inter Campione d’Italia a doppia stella e del passaggio della proprietà nerazzurra da Suning a Oaktree. “Bisogna fare tanti complimenti a Zhang – la risposta secca di Evaristo – . Ha riportato in alto l’Inter assieme a Marotta e ai dirigenti tutti. Con Oaktree pare che resterà inalterata la dirigenza che è la base dell’Inter vincente. Spiace che Zhang sia uscito così. Mai visto l’Inter vincere giocando così bene”. Gli ha fatto eco Marcello Montanari: “Zhang grande Presidente, ma bravissimo Inzaghi. Il cambio di proprietà? Non mi fido degli americani”.

Come è ora la vita di un ex “diez” ?

“Ho lavorato con successo da manager della Sony – ha risposto Evaristo -, ma sono rientrato nel calcio. Mi piace stare con i giovani ed essere capo delegazione delle nazionali Under 20 e under 19 me lo consente. Cerco di dare consigli ai giovani azzurri e mi riempie di gioia quando qualcuno di loro come Ranieri, un po’ grazie anche ai miei suggerimenti, riesce ad arrivare ad alti livelli”. 

Qualche giovane però ha tradito. “Ci sono ragazzi di queste nazionali che sono caduti nella trappola delle scommesse. La sera, in ritiro, facevo il giro delle stanze ed era tutto tranquillo, tutti apparentemente a riposare presto. Che bravi – mi dicevo – mica come noi che dai ritiri scappavamo sempre. Invece, non abbiamo pensato a questi cellulari moderni sui quali smanettavano in camera e finivano per fare quelle cose li”.

A fine cena e alla fine dei dialoghi si è scatenata la corsa dei presenti ad acquistare il libro e a farselo autografare con tanto di dedica dal Becca e da Eleonora con i quali si sono sprecati i selfie. Prima del rompete le righe il classico taglio della torta scudetto eseguito da Evaristo e da Carlo, il Presidente dell’Inter Club Reggio Emilia. Sulla torta l’immagine dell’Inter Campione d’Italia e delle due stelle.

La fine di una bella serata quando c’è il Becca vede sempre i tempi supplementari o, se preferite, il terzo tempo seduti a un tavolino a chiacchierare tra amici con una birretta davanti. Simpatica chiusura nel giardino del CERE. Come era iniziata la serata è finita ancora con aneddoti e risate. Impareggiabile “Becca”!

















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