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Bologna: 20 lavoratori “in nero” scoperti dalla Guardia di Finanza durante il mese di agosto

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, in occasione della stagione estiva, ha disposto un rafforzamento del dispositivo di prevenzione e contrasto ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria, in particolare nel capoluogo felsineo, meta di un sempre più elevato numero di turisti.

In particolare, soltanto dall’inizio del mese di agosto, nell’ambito di controlli mirati nei confronti di alcune attività economiche operanti nel settore della ristorazione, sono stati individuati 20 lavoratori “in nero”, in prevalenza di nazionalità italiana.

Gli interventi sono stati preceduti da un’accurata analisi da parte dei militari del 1° Nucleo Operativo Metropolitano delle informazioni presenti nelle banche dati in uso al Corpo per la selezione dei soggetti da controllare, tenuto anche conto degli eventi che caratterizzano il territorio felsineo nel periodo agostano.

I primi riscontri sono emersi durante lo svolgimento di una storica fiera dell’hinterland bolognese, dove sono stati scoperti 9 lavoratori “in nero” impiegati, in particolare, negli stand gastronomici.

Inoltre, nel giorno di Ferragosto, sono stati individuati ulteriori 11 lavoratori “in nero”, nell’ambito di due distinti interventi, rispettivamente presso un agriturismo e una trattoria del comprensorio felsineo, risultati particolarmente attivi durante la festività dell’Assunzione.

Le violazioni accertate comportano l’irrogazione della “maxi-sanzione”, che va da un minimo di € 1.950 ad un massimo di € 11.700 per ciascun lavoratore “in nero”, la segnalazione all’Ispettorato d’Area Metropolitana di Bologna per il relativo provvedimento di sospensione delle attività imprenditoriali, nonché l’irrogazione della sanzione per l’omessa tracciabilità della retribuzione.

I controlli svolti rispondono all’esigenza di contrastare il fenomeno del lavoro “in nero”, il quale arreca danni all’intero sistema economico nazionale perché sottrae risorse all’Erario, mina gli interessi dei lavoratori e compromette la leale e sana competizione tra le imprese.

















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