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Le dinamiche demografiche e la condizione giovanile in Emilia-Romagna

Sezioni dell’Osservatorio dell’Economia e del Lavoro in Emilia-Romagna, N. 11, anno 2024

Copyright e autore dell’immagine Roberto Brancolini

Al 1° gennaio 2024 in Emilia-Romagna la popolazione aumenta del +0,3% rispetto all’anno precedente (4.473.450 residenti), variazione positiva che seppur contenuta interrompe il trend negativo avviatosi nel corso del 2020 e la successiva stabilità registratasi nel corso del 2021-2022.

In linea con quanto registrato nella fase pre-pandemica, la variazione è stata determinata da un saldo naturale ampiamente negativo e da un saldo migratorio positivo più ampio che è riuscito a invertire l’andamento della variazione della dinamica naturale. All’interno della dinamica naturale si osserva un nuovo minimo storico di nati e una diminuzione del numero di decessi, mentre all’interno della dinamica migratoria si osserva un andamento positivo sia per i movimenti interni nazionali che per quelli esteri.

A livello territoriale si registra una crescita diffusa nella quasi totalità delle province, con intensità più marcate nella provincia di Parma e nella Città Metropolitana di Bologna (+0,9%; +0,4%), mentre Ferrara continua a registrare una variazione negativa della popolazione (-0,01%), seppur in misura più contenuta rispetto agli anni precedenti.

Si conferma il processo strutturale di invecchiamento della popolazione, dove la struttura per età appare fortemente sbilanciata verso le classi di età più anziane:

  • I residenti under15 mostrano la contrazione più significativa (-9mila), seguiti dalla fascia centrale dei 30-59enni (-10mila);
  • Si osserva una riduzione delle fasce di età a più alta fecondità 15-49enni (a causa della forte riduzione del tasso di fecondità registrato tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Novanta) e contestualmente una progressiva riduzione del tasso di fecondità che si attesta a 1,22 nel 2023 (in contrazione sia per la componente italiana che per quella straniera), dato su cui appare fondamentale agire in primo luogo per ridurre il gap tra numero di figli desiderato e numero di figli realizzato, considerando le criticità occupazionali, abitative, l’offerta di servizi, ma anche i cambiamenti delle aspettative della popolazione rispetto a tale tema;
  • Crescono le fasce di età più elevate dei 60-74enni (+10mila) e dei grandi anziani over75 (+11mila). I grandi anziani rappresentano il 13,2% della popolazione, dato che, come noto, pone importanti interrogativi su diverse dimensioni: dalla crescente domanda di cura, all’integrazione dei servizi sociali e sanitari, all’abitare, alle politiche di prevenzione e di invecchiamento attivo.
  • Allo stesso tempo, aumenta progressivamente la quota dei nuclei familiari unipersonali, che rappresentano il 39,9% del totale dei nuclei. Il 25,4% dei nuclei unipersonali è composto da grandi anziani over75, dato che sottolinea un elevato rischio di fragilità socio-sanitaria.

Gli indici demografici registrano le criticità appena richiamate: nel 2024 l’indice di vecchiaia raggiunge quota 205 (205 over65 ogni 100 under15), l’indice di dipendenza strutturale raggiunge quota 58 (ogni 100 persone in età lavorativa 15-64enni se ne contano 58 statisticamente non attivi under15 e over65), l’indice di ricambio della popolazione attiva raggiunge quota 150,5 (ogni 100 persone potenzialmente prossime all’entrata nel mercato del lavoro 15-19enni, se ne registrano 150 prossime all’età pensionabile 60-64enni).

Al 1° gennaio 2024 i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna sono 575.476, in crescita del +1,2%, e rappresentano il 12,9% del totale della popolazione, dato che conferma come l’Emilia-Romagna sia la prima regione in Italia per incidenza di residenti stranieri. Metà dei residenti proviene da stati europei (il 22,5% da uno stato dell’Unione europea e il 25,1% da altri Paesi europei) e come noto la popolazione straniera mostra una struttura per età marcatamente più giovane rispetto a quella italiana (età media 36,7 anni rispetto a 48,5), anche se va sottolineato come anche la componente straniera stia vivendo un progressivo processo di invecchiamento (indice di invecchiamento della popolazione straniera aumentato progressivamente da 8 nel 2005 a 41,7 nel 2022). Inoltre, anche se i nuovi nati stranieri continuano a rappresentare una percentuale molto importante del totale dei nati (21,8% nel 2022), in termini assoluti se ne osserva una contrazione, in linea con una progressiva riduzione del tasso di fecondità anche della componente straniera.

Le acquisizioni di cittadinanza sono state circa 25mila nel 2023 (dato provvisorio) e leggermente inferiori rispetto alle 27mila del 2022 (anno in cui si è raggiunto il picco massimo di acquisizioni all’interno della serie storica), indicando come il processo migratorio non possa essere più interpretato come un fenomeno transitorio e temporaneo, rappresentando l’acquisizione di cittadinanza italiana un indicatore del consolidamento e della progressiva stabilizzazione del fenomeno migratorio.

Volgendo lo sguardo al futuro, le proiezioni demografiche al 2042 rese disponibili della Regione mostrano come in linea con le tendenze già in atto si acuirà il processo di invecchiamento della popolazione: l’indice di vecchiaia raggiungerà quota 257 e i residenti over65 rappresenteranno il 29,3% della popolazione. Solo uno scenario ad alta immigrazione, seguito da uno scenario ad alta fecondità, permetterebbe di ottenere un minore sbilanciamento tra le generazioni, diversamente uno scenario ipotetico senza migrazioni produrrebbe un importante aggravamento dello squilibrio generazionale già oggi presente.

Rispetto al tema della condizione giovanile in Emilia-Romagna, la quota di giovani compresi tra i 15 e i 34 anni negli ultimi 20 anni è diminuita. La percentuale dei laureati 25-34, nel 2023, in Europa è del 43,1%; in Italia è del 30,6%, in Emilia-Romagna ammonta a 32,9%. Per quanto riguarda il tema dell’abbandono scolastico dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni si registra la percentuale del 9,5% in Europa, del 10,5% in Italia e del 7,3% in Emilia-Romagna.

L’occupazione nel 2023 si attesta al 53,6% in regione e al 45,0% in Italia. In Emilia-Romagna, rispetto all’anno precedente il peso percentuale sulla popolazione di occupati risulta in aumento, mentre resta abbastanza stabile il peso percentuale della popolazione inattiva sul totale della popolazione 15-34. Si registra un calo del peso percentuale della popolazione inattiva: passano dal 42,1% al 41,3%. Le fasce di età più giovani soffrono di una maggiore precarietà; quanto più si scende con l’età, tanto più aumenta la percentuale di giovani con contratto precario. Permangono i divari retributivi rispetto alle dimensioni della classe d’età, del genere, delle qualifiche professionali e della tipologia contrattuale. La differenza retributiva tra under 30 e over 30 è di 34,9 euro. Il divario retributivo totale tra uomini e donne è di 31,5 euro: cresce con l’aumentare dell’età.

Le imprese giovanili ammontano a 404.543 in Italia e a 26.991 in regione (dati 1° trimestre 2024). Nei primi mesi del 2024 hanno subito un calo di -45.378 in Italia e dai -2.634 in regione. Il calo emiliano romagnolo è dovuto soprattutto al decremento nei settori delle costruzioni (-531 aziende), del commercio all’ingrosso e al dettaglio (-696) e pressoché tutte le voci di attività.

Nel complesso, dunque, l’analisi delle dinamiche strutturali e delle proiezioni future dello scenario demografico regionale conferma alcuni interrogativi di fondo emersi nelle precedenti edizioni dell’Osservatorio, sia sul fronte delle dinamiche demografiche che su quello della condizione giovanile. Da un lato, come emerso dalla distribuzione della popolazione per classi di età, la progressiva diminuzione delle classi di età più giovani pone interrogativi circa il rinnovo demografico regionale, così come la contrazione delle fasce centrali di età si traduce in una difficoltà in termini di rinnovo della potenziale forza lavoro. Allo stesso tempo, la crescita delle classi di età più anziane pone interrogativi circa l’organizzazione e l’erogazione dei servizi socio-sanitari e l’attivazione di politiche di prevenzione e di invecchiamento attivo, in un contesto in cui si osserva una crescente quota di nuclei unipersonali, concentrati soprattutto nelle fasce più avanzate di età.

“I dati più aggiornati – è il commento all’indagine del segretario generale della Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri –  confermano come quello demografico, benché a lungo sottovalutato, sia uno dei nodi più critici da affrontare nella fase attuale. Non solo, come diciamo da tempo, per il crescere di una popolazione anziana che ha sempre più bisogno di assistenza sanitaria e di reti di socialità, ma anche, come già si nota in questi ultimi anni, per il ridursi della popolazione in età lavorativa, che rischia di minare alla base la stessa tenuta del tessuto economico.
Fortunatamente l’Emilia-Romagna, a differenza di altre regioni, continua ad essere meta per il trasferimento di tante persone che, dall’Italia e dall’estero, decidono di venire qui a vivere, studiare e lavorare. È quello che permette alla nostra regione, nonostante la straordinario calo delle nascite, di continuare a crescere e a produrre ricchezza. Ed è ciò che rende evidente la miopia di chi agita il fenomeno migratorio come qualcosa solo da avversare a prescindere, o magari da strumentalizzare a fini elettorali.”.

















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