Quello che viene definito “Un mix velenoso di settore” sta creando grandi difficoltà al comparto della Meccanica, che ha nell’Emilia Romagna la prima regione in Italia.
L’analisi del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna individua questo “mix velenoso” nella mancata ripresa del commercio internazionale, in una stretta monetaria che riduce gli investimenti, nella recessione della Germania, importante mercato di riferimento del settore, e nella caduta libera della produzione automobilistica, su cui pesano le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica richiesta del Green deal europeo.
Una miscela di fattori recessivi che mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del nostro territorio nelle cui micro e piccole imprese lavora il 6,2% degli occupati emiliano-romagnoli, valore più elevato tra le regioni italiane.
“La situazione sta precipitando – afferma Davide Gruppi, presidente regionale Meccanica e Subfornitura di Confartigianato -. Stiamo monitorando costantemente l’andamento delle diverse filiere della meccanica e subfornitura emiliano-romagnola. Ci aspettavamo nel secondo semestre 2024 qualche segnale di ripresa che non è purtroppo arrivato. Già nei primi mesi dell’anno avevamo riscontrato un’impennata del ricorso agli ammortizzatori sociali, sia per le PMI sia per le imprese artigiane. In particolare quest’ultime stanno esaurendo le giornate di sospensione coperte dal Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato. Occorre intervenire subito sia sul piano nazionale sia su quello regionale. È nostra intenzione portare il problema all’attenzione dei nuovi amministratori di via Aldo Moro per costituire un tavolo di crisi così come è avvenuto per la filiera della Moda”.
I dati vengono confermati da Giampiero Placuzzi, presidente di Eber, l’Ente bilaterale dell’artigianato Emilia Romagna: “I dati recenti ci dicono che la filiera della Meccanica, in particolare quella legata all’auto, è in grande difficoltà. Basta guardare i dati del fondo di sostegno al reddito, cioè della cassa integrazione dell’artigianato, uno dei fondi che viene gestito in maniera bilaterale. Nel 2024, ma soprattutto negli ultimi mesi, vi è una esplosione di richieste che superano di oltre il 100% le entrate, oltre il livello di guardia. Se uniamo a questo la perdurante crisi del settore Abbigliamento e delle Calzature, capiamo che l’Emilia Romagna, nella quale queste due sono le filiere principali e dove l’artigianato pesa per oltre il 95% delle imprese complessive, sta correndo un grosso rischio. Siamo di fronte ad una grande sfida dove nessuno si salva da solo”.
Nella meccanica l’artigianato rappresenta oltre la metà delle imprese emiliano-romagnole (il 53,1%). E proprio nel ricorso al fondo di sostegno al reddito siamo la prima regione per incremento, con un valore dell’assegno di integrazione salariale a cui hanno dovuto fare ricorso le imprese artigiane della meccanica nei primi 9 mesi del 2024 quasi triplicato rispetto allo stesso periodo del 2023 (+186,3%).
“Esiste una preoccupazione generale riguardo al contesto economico accentuata dalla crescita del ricorso alla cassa integrazione nel comparto della meccanica e dell’elettronica, comparti nei quali la nostra regione è leader – spiega Davide Servadei presidente di Confartigianato Emilia Romagna -. È chiaro che servono politiche europee e nazionali che garantiscano un sostegno alle nostre specificità sui mercati internazionali, rafforzando quella cultura che ha caratterizzato la nostra terra di tenere assieme le grandi e le piccole realtà economiche. In questo modo abbiamo garantito flessibilità nella produzione e grande competenza professionale, che va comunque presidiata e aumentata. In questi anni le politiche regionali che sono state avviate hanno rafforzato l’ammodernamento del sistema delle imprese attraverso la digitalizzazione ed ora l’utilizzo della intelligenza artificiale. Solo rafforzando le nostre competenze, che sono già di ottimo livello, è possibile vincere la sfida della competitività. All’indomani di un voto che ha rinnovato il consiglio regionale rinnoviamo la nostra disponibilità per un’azione unitaria, al di fuori di ogni polemica perchè è arrivato il momento dei fatti e solo sedendosi ad un unico tavolo, forze politiche, sociali ed economiche, sarà possibile rispondere in maniera unitaria ad una situazione molto delicata che può anche avere ripercussioni sul piano sociale”, conclude Servadei.