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L’eccellenza della collaborazione: la sanità bolognese fa sistema per un prelievo d’organi da donatore a cuore fermo

Il modello di cooperazione tra i centri della rete metropolitana bolognese ha reso possibile un intervento estremamente complesso, dimostrando che l’unione delle risorse porta a risultati straordinari e allarga la capacità di azione e intervento dei singoli

Un eccezionale intervento di prelievo di organi da donatore a cuore fermo (DCD), ovvero il cui decesso è stato diagnosticato con criteri cardiologici, è stato eseguito presso l’Ospedale Bellaria di Bologna, il primo che coinvolge direttamente tre diverse realtà sanitarie bolognesi: l’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche, l’Ospedale Maggiore dell’Azienda USL di Bologna e l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, mettendo in evidenza l’eccellenza e la maturità della sanità territoriale regionale.

La Regione Emilia-Romagna, infatti, grazie ad un modello unico in Italia, attualmente fornisce quasi un quinto di tutti i donatori DCD del Paese. È, inoltre, la seconda regione con il più alto numero di donatori per milione di abitanti (45,5). Una competenza sviluppata grazie anche al coordinamento del Centro Riferimento Trapianti regionale, cuore pulsante di questo modello organizzativo unico nel Paese.

Oltre ai vari soggetti coinvolti, alla base di questa esperienza di integrazione e collaborazione tra due Aziende e tre presidi c’è, innanzitutto, la generosità e la sensibilità di una famiglia, a cui va il cordoglio del personale sanitario e delle istituzioni, che nel momento più drammatico ha acconsentito a rispettare le volontà espresse in vita dal proprio caro, rendendo possibile il prelievo multiorgano.

L’intervento è stato reso possibile grazie alla stretta collaborazione di circa 50 professionisti, di tutte e tre le sedi ospedaliere cittadine, che hanno lavorato insieme, gomito a gomito, fin dai giorni precedenti. Gli studi preliminari e il prelievo hanno coinvolto, oltre al Centro Regionale Trapianti, cardiochirurghi, chirurghi generali, anestesisti-rianimatori, perfusionisti, tecnici di radiologia, microbiologi, cardiologi, radiologi, infermieri, medici in formazione, medici di laboratorio, infettivologi e medici del servizio trasfusionale, con il supporto del coordinamento locale delle attività di donazione. Tutte le risorse coinvolte hanno operato in modo armonioso. È stato un vero lavoro di concerto, basato su un’integrazione efficace e su un dialogo costruttivo tra le diverse competenze sanitarie.

La procedura di donazione DCD prevede il prelievo di organi da un donatore la cui morte è stata accertata tramite criteri cardiaci – e non solo neurologici (morte celebrale, ndr) – ovvero con l’esecuzione di un elettrocardiogramma continuativo di 20 minuti prima dell’effettuazione del prelievo, come stabilito dalla normativa italiana. Sebbene la maggior parte dei trapianti sia tradizionalmente associata a donazioni da donatori in morte encefalica, le donazioni DCD stanno crescendo, offrendo nuove possibilità per il trapianto di organi come reni, fegato e polmoni. Recentemente, grazie a tecniche di riperfusione all’avanguardia, è possibile estendere questa pratica anche al cuore, un organo particolarmente sensibile alla mancanza di ossigeno durante l’arresto circolatorio.

L’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, centro di riferimento regionale per i trapianti di cuore, ha effettuato 11 procedure di questo tipo ed è l’unico centro in Italia che si muove garantendo il prelievo dell’organo anche in centri che non sono sede di Cardiochirurgia. Questa competenza e esperienza ha una ricaduta fondamentale sul sistema, permettendo di replicare la procedura e valorizzare al massimo le donazioni.

Ogni trapianto d’organo, inoltre, dipende dalla disponibilità di emocomponenti ed emoderivati, fondamentali per il trattamento del paziente. Per esempio, un trapianto di cuore richiede mediamente dalle 4 alle 20 unità di sangue, mentre uno di fegato dalle 5 alle 15 unità, insieme a plasma e emoderivati come fibrinogeno e albumina. Tutto questo evidenzia l’importanza del “dono” di organi e sangue, che insieme permettono di salvare vite.

“Un risultato di cui siamo orgogliosi, ottenuto grazie alla stretta collaborazione tra tre ospedali e i loro straordinari professionisti – afferma l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi –. Questo successo è un’ulteriore dimostrazione della forza del nostro Centro regionale trapianti e di tutte le strutture che collaborano, con competenze diverse ma con gli stessi obiettivi, per la riuscita di operazioni come questa, estremamente complesse e realizzabili solo grazie alla sinergia delle migliori risorse tecnologiche, organizzative e umane”.

“Il lavoro di squadra permette sempre di ampliare la capacità di azione e di intervento dei singoli: un principio e un obiettivo che questa Giunta persegue quotidianamente come metodo di lavoro, in ambito sanitario e non solo. Colgo l’occasione – conclude Fabi – per ringraziare, insieme ai professionisti della nostra sanità pubblica, tutti coloro che, con grande generosità e altruismo, scelgono di donare i propri organi affinché altri possano tornare a nuova vita”.

Quanto accaduto dimostra che oggi ogni centro afferente alla rete metropolitana è in grado, grazie al sostegno e alla collaborazione dei centri vicini, di spingersi verso traguardi impensabili fino a pochi anni fa e non sempre raggiungibili in autonomia. Si tratta di un risultato straordinario, frutto di una rete territoriale matura e altamente specializzata, in grado di collaborare in modo proficuo per garantire l’eccellenza sanitaria alla nostra popolazione.

Il successo di questo prelievo sottolinea l’importanza della cooperazione tra diverse istituzioni sanitarie e la dedizione dei professionisti coinvolti, confermando l’elevato livello della sanità bolognese e offrendo nuove speranze ai pazienti in attesa di trapianto.

















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