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Servizio Dipendenze Patologiche, a Modena riapre la sede in via Newton 150

Dopo lavori di ristrutturazione e riorganizzazione, la sede riapre con una forte attenzione agli adolescenti, ai giovani adulti e ai genitori con dipendenze patologiche

Altini, Spanò e Maletti

Riapre oggi, 10 febbraio, la sede del Servizio per le Dipendenze Patologiche di Via Newton 150 a Modena, rinnovato nella sua funzione all’interno della rete dei servizi rivolti ai consumatori di sostanze e alle persone con dipendenze comportamentali. La città di Modena può quindi contare su due sedi – via Newton 150 e via Nonantolana 1010 – che sono il fulcro delle attività dell’Azienda USL sui temi delle dipendenze nel Distretto sanitario di Modena e si inseriscono nella rete provinciale che vede in ogni Distretto sanitario diverse sedi di erogazione di servizi dedicati alle dipendenze.

La sede di via Newton accoglie anche le attività del Centro anti-fumo (insieme alla Casa della Comunità G.P Vecchi di Modena) e del Centro dedicato alle dipendenze comportamentali come il gioco d’azzardo ed è caratterizzata in particolare per le “attività rivolte agli adolescenti, ai giovani adulti e ai genitori con dipendenze patologiche seguiti con progetti integrati socio-sanitari” spiega Caterina Zandomeneghi responsabile delle sedi del Servizio Dipendenze Patologiche di Modena. “I giovani, in particolare, sono una priorità per i Servizi Dipendenze Patologiche: i ragazzi e i genitori con problemi di dipendenza devono essere sempre considerati risorse insostituibili su cui investire al massimo, così come la capacità di fare rete tra Servizi socio-sanitari e parti della Comunità”, sottolinea Chiara Gabrielli, coordinatrice del settore Dipendenze patologiche dell’Ausl di Modena.

I team di professionisti che si occupano di dipendenza sono multiprofessionali (gli operatori sono medici, infermieri, terapisti della riabilitazione psichiatrica, educatori, assistenti sociali e psicologi) ed i percorsi di trattamento e riabilitazione sono quindi multidisciplinari, sulle tre aree della salute: fisica, psicologica e socio-relazionale. Particolare attenzione viene posta alla personalizzazione, alla sicurezza e all’efficacia dei trattamenti.

Il servizio in via Newton 150 si trova al secondo piano nei locali attigui all’ufficio Sport e giovani del Comune di Modena con il quale sono attive progettazioni integrate per la promozione dei sani stili di vita e la limitazione dei rischi rivolte alle fasce giovanili della comunità.

La presenza, nello stesso edificio, del Centro di salute mentale di Modena Ovest (che garantisce attività di accoglienza, valutazione e trattamenti terapeutici programmati per gli adulti nell’ambito della salute mentale) e del Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare (punto di riferimento per i Distretti di Modena e Castelfranco Emilia), favorisce lo sviluppo delle reti integrate di cura e riabilitazione con le dipendenze Patologiche.

Gli orari di apertura al pubblico saranno dal lunedì al venerdì consultabili sul sito dell’AUSL di Modena (www.ausl.mo.it).

“La sede del Servizio Dipendenze Patologiche in via Newton è un punto di riferimento importante per la centralità nel tessuto urbano di Modena e lavora in sinergia con l’altra sede in via Nonantolana e il Centro di salute mentale – sottolinea il Direttore del Distretto sanitario di Modena Andrea Spanò – grazie ai lavori di ristrutturazione la nuova sede del SerDp in via Newton offre assistenza specializzata per le dipendenze in un ambiente ammodernato e confortevole”.

“Un ulteriore tassello va ad arricchire la rete dei servizi sanitari dislocati sul territorio, più vicini ai cittadini e in grado di rispondere meglio ai bisogni – afferma la vicesindaca assessora alla Sanità Francesca Maletti – Questo che apre in via Newton, accanto ad altri importanti presidi sanitari e sociali, è in particolare un servizio che si rivolge a giovani con problemi di dipendenze, in un momento in cui con preoccupazione guardiamo all’aumento del fenomeno, un problema che richiede un approccio integrato, sociale e sanitario, ma anche educativo in chiave di prevenzione e che deve vederci collaborare insieme, istituzioni e società civile”.

 

















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