E’ stata inaugurata oggi, nella sala Rossa del Municipio, la mostra-documentario Trittico: Moro, l’Italia, la coscienza 1978-2008 che il Comune di Reggio Emilia e la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, in collaborazione con Teche Rai e Accademia di studi storici Aldo Moro, sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, promuovono per ricordare Aldo Moro a trent’anni dal suo assassinio.
La mostra, realizzata con il patrocinio del Senato, della Camera dei deputati, della presidenza del Consiglio dei ministri e della fondazione Corriere della Sera, resterà aperta fino al prossimo 30 marzo.
L’inaugurazione di oggi è stata preceduta da un incontro pubblico, dedicato alla figura di Moro e alla ricerca storica, documentaria e iconografica che ha consentito la realizzazione dell’installazione. Sono intervenuti il sindaco di Reggio, Graziano Delrio, il curatore della mostra, Alberto Melloni e Miguel Gotor, curatore del volume Lettere dalla prigionia di Aldo Moro, pubblicato da Einaudi: è la raccolta critica delle circa cento lettere che lo statista e presidente della Democrazia cristiana scrisse nei 55 giorni del sequestro.
“E’ una trascrizione e rivisitazione delle lettere – ha detto Gotor – per valorizzare il tempo interiore del prigioniero Aldo Moro, il tempo da lui vissuto, non quello imposto dai brigatisti. L’obiettivo, che è anche quello della mostra, è di riconsegnare identità e dignità morale a Moro, e porre in risalto questa storia italiana, che interroga la politica, la cultura e la società civile, senza riduzioni, semplificazioni ideologiche, rimozioni e allontanamenti. Assistiamo a una lucida agonia, che Moro sceglie di testimoniare attraverso la scrittura: si racconta un uomo e si dà senso a un’epoca. Queste lettere meritano di essere sottratte al silenzio che le circonda”.
“Tutti ricordiamo quel giorno, il giorno del sequestro – ha detto il sindaco Delrio, che ha anche ricordato il sacrificio dei cinque agenti della scorta trucidati in via Fani – Era il 16 marzo del 1978. Potremmo dire che quel giorno i terroristi sequestrarono anche la nostra memoria. Per tutti noi, per la Repubblica quel giorno fu un punto di svolta, un momento ora passato che, come avrebbe detto Teilhar de Chardin, ha rivelato la costruzione del futuro”.
“Moro – ha proseguito Delrio – era uomo pio e laico, in lui i valori cristiani erano radicati, quanto il senso della responsabilità individuale: non si nascondeva dietro giustificazioni o protezioni ecclesiastiche, rispondeva in prima persona delle proprie idee, scelte e valori, senza coinvolgere altri. La sua politica era attenta alla complessità e nello stesso tempo forte. Era uomo di poco potere, ma di grande autorità. Non era un leader popolare, ma ispirava sicurezza; non era un mediatore, ma un costruttore di prospettive nuove, che proponeva a tutti, riuscendo ad abbattere barriere e sanare conflitti; era capace di guardare al futuro con un profilo alto, con una visione non ‘del subito dopo’, ma del ‘molto dopo’, con la grande capacità di ricostituire, lui che fu anche Padre costituente, il senso dello Stato. Di questi 60 anni di vita della nostra Costituzione, possiamo dire che nei primi 30 Moro ha lasciato un segno e dato un senso indelebili; nei 30 successivi, che ci separano dalla scomparsa di Moro, di lui abbiamo avvertito una profonda mancanza”.
“L’identità e la visione politica del mondo che aveva Moro – ha detto fra l’altro Melloni – emergono da questa raccolta delle sue lettere e dalla mostra, che si pone come luogo anche fisico della memoria, prodotto di un lavoro che prescinde dal colpevolismo a basso prezzo, dalle contrapposizioni e dagli schematismi riduttivi, che spesso hanno contaminato le ricostruzioni di questi anni riducendole a ‘pornografia’ storica. Il 9 maggio del ’78, giorno dell’uccisione di Moro, è finita la prima Repubblica; è poi seguita una lenta dissoluzione della forma-partito, a cui la Costituzione e una figura come quella di Aldo Moro sono sopravvissute”.
L’esposizione consiste in una video-installazione che riproduce, in dimensioni reali, la cella di Moro. Un esperimento forte che rievoca il suo rapimento e l’assassinio per mano delle Brigate rosse, e prova a guardare l’avvenimento dal punto di vista della vittima. La prigione si presenta come un cubo in tela, sulle cui facce vengono proiettati, in continuità, diversi documenti editi e inediti. Lo schermo è composto come un trittico: nella parte centrale passano i telegiornali dei giorni che hanno immediatamente preceduto e seguito il rapimento, accanto è collocata l’immagine di Moro che, animandosi, dà forma ad una ricostruzione più intima e poetica dell’uomo attraverso i filmini amatoriali da lui stesso girati e gentilmente concessi alla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII dalla famiglia.
Nel video compaiono poi le immagini di altri protagonisti di quei giorni: Paolo VI, Vittorio Bachelet, Giuseppe Dossetti, Roberto Ruffilli e Walter Tobagi che parlano di Moro e del suo ruolo nella storia d’Italia.
La mostra – che negli stessi giorni sarà inaugurata anche a Bari, Bologna, Mestre, Milano, Roma, Siena – assume così i tratti di un saggio video-storico che legge criticamente le innumerevoli fonti, ancora oggi soggetto di analisi spesso sommarie o suggestive, al fine di evocare la visione politica ma anche lo spessore cristiano di Moro, facendo parlare il suo pensiero, condensando i fotogrammi di una vita e il suggestivo countdown di quello che è stato definito l’Olocausto repubblicano.La mostra, basata su fonti Rai, è un lavoro di Alberto Melloni, Fabio Nardelli, Federico Ruozzi, Francesca Morselli per la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, in collaborazione con Teche Rai, Accademia di Studi storici Aldo Moro. Le musiche sono di Maurice Ravel, Filippo Del Corno. Le esecuzioni di Sentieri selvaggi, Enrico Bernardi.
I materiali video del percorso di mostra saranno proposti anche nello Speciale Tg1 che andrà in onda domenica 16 marzo alle 23.45 su Rai uno nell’ambito della puntata dedicata ad Aldo Moro.
TRITTICO: MORO, L’ITALIA, LA COSCIENZA
1978 – 2008
Reggio Emilia
Sala Giunta del Palazzo Municipale
Piazza Prampolini, 1 (ingresso con ascensore via Farini, 2/1)
domenica 16 marzo 2008 / domenica 30 marzo 2008
orari di apertura: tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19
Ingresso libero
Per le visite di gruppi e scolaresche è richiesta la prenotazione
Informazioni e prenotazioni:
Comune di Reggio Emilia – Assessorato Cultura
Tel. 0522 456249
www.comune.re.it/cultura