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Dal 24 aprile a Palazzo dei Musei di Reggio Emilia la mostra “Luigi Ghirri. Lezioni di fotografia”

Fotografo non identificato, Foglia gessificata, 1875-1890 ca., stampa all’albumina. Courtesy Liceo Artistico G. Chierici

Nell’ambito della XX edizione del Festival Fotografia Europea, al via da giovedì 24 aprile a Palazzo dei Musei di Reggio Emilia la mostra “Luigi Ghirri. Lezioni di fotografia”. Curata da Ilaria Campioli, e visitabile fino al 1° marzo 2026, l’esposizione propone un ricco e articolato percorso dedicato al rapporto tra fotografia e didattica, ai legami tra l’insegnamento e la pratica artistica e ai processi di conoscenza mediati dalle immagini con particolare attenzione per quelli creativi.

Fin dai suoi albori, infatti, la fotografia è stata utilizzata come strumento d’indagine e conoscenza della realtà, pratica che ha favorito lo studio e la ricerca in molti settori, in particolare in quello della storia dell’arte, dove ha permesso di condurre vere e proprie campagne di ricognizione e documentazione di monumenti e opere d’arte che spesso hanno dato vita a raccolte fotografiche di enorme valore.

La mostra prende avvio dalle lezioni tenute da Luigi Ghirri tra il 1989 e il 1990 in quella irripetibile fucina di creatività che è stata l’Università del Progetto di Reggio Emilia. Le lezioni di fotografia – trascritte e pubblicate nel 2009 nell’omonimo volume a cura di Giulio Bizzarri e Paolo Barbaro edito da Quodlibet – sono per Ghirri l’occasione per ripercorrere la propria produzione ed affrontare tematiche a lui care, oltre ad approfondire la storia stessa della fotografia, presentata e inserita dall’autore nel contesto più ampio della storia delle immagini.

La sezione centrale della mostra presenta una selezione di oltre cinquanta scatti provenienti da alcune delle serie su cui Ghirri era al lavoro durante gli anni di insegnamento e che fanno parte, per lo più, di Paesaggio italiano. In essi emerge una particolare attenzione nei confronti di quello che Ghirri, in una delle sue lezioni, definisce il “recupero della rappresentazione visiva come strumento di relazione con il mondo”. Secondo Ghirri, infatti, l’incapacità di relazionarsi con l’ambiente ha causato una progressiva disattenzione nei confronti delle problematiche ambientali. Da qui, l’obiettivo di costruire una “nuova immagine” in grado di riconnetterci con l’esterno. Un prendersi cura del mondo che passa, innanzitutto, dalla sua rappresentazione.
In questo, per Ghirri, la pratica dell’esercizio – che egli stesso propone agli studenti delle sue lezioni – riveste un ruolo centrale: se è vero che lettura del mondo non è mai stata immediata, è proprio di “esercizi di osservazione” che abbiamo bisogno, oggi più che mai.

La pratica degli “assignments” (compiti) è al centro delle riflessioni degli artisti Luca Capuano (Bologna, 1974) e Stefano Graziani (Bologna, 1971) che si sono confrontati non solo con le lezioni di Ghirri ma con la tradizione – condivisa da autori come John Baldessari, Sol Lewitt, Yoko Ono e Georges Perec – di integrare, all’interno del proprio processo creativo e pedagogico, esercizi e istruzioni. Utilizzando la fotografia come esercizio, studio e riattivazione, Capuano e Graziani hanno attraversato il lavoro e i luoghi di Ghirri (in particolare l’archivio e la casa a Roncocesi) per dare vita alle nuove produzioni presentate in mostra (complessivamente 30 opere). In questa stessa sezione sono inoltre presentati gli esiti del laboratorio condotto dai due artisti assieme ad un gruppo di studenti e studentesse di ISIA Urbino sui temi sollecitati dalla mostra.

Il ruolo che il medium riveste, fin dalle origini, all’interno di accademie e istituti di formazione è approfondito nella terza sezione che presenta un importante nucleo di oltre settanta preziose fotografie storiche, in gran parte inedite, recentemente ritrovate tra le raccolte del Liceo Artistico “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia. La selezione esposta in mostra – che comprende, tra gli altri, significativi esemplari di carte salate di Giacomo Caneva e della Scuola Romana, oltre a stampe all’albumina dei principali autori attivi, nella seconda metà dell’Ottocento, negli ambienti artistici quali Charles Marville, Adolphe Braun, Pompeo Pozzi, i Fratelli Alinari e Giorgio Sommer – testimonia da un lato il precoce, colto e aggiornato interesse della Scuola di Reggio nei confronti del medium fotografico e, dall’altro, attesta il particolare status di questi materiali: veri e propri strumenti di lavoro utilizzati per lo studio, la copia e riproduzione di opere d’arte pittoriche e scultoree. Le fotografie sono infatti caratterizzate da segni, schizzi, appunti e quadrettature, continui esercizi di mediazione e trascrizione che mettono in evidenza la complessità e la stratificazione racchiuse in questi oggetti, ponendo l’attenzione su aspetti come l’originale e la copia, il modello e la riproduzione e l’autonomia finale dell’opera fotografica.

Mostra promossa dal Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione Fondazione Luigi Ghirri, ISIA Urbino e Liceo Artistico “Gaetano Chierici” nell’ambito di Fotografia Europea. Realizzata grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna. Con il contributo Art Bonus di IREN.

 

 

















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