Abbiamo appreso da una intervista al Vice Presidente della Giunta Regionale Flavio Delbono, pubblicata su un quotidiano in data 14 maggio, che la Regione Emilia Romagna è intenzionata ad imboccare una strada nuova sulle politiche dell’immigrazione adottando fra l’altro nuovi e più restrittivi provvedimenti per l’accesso ai servizi sociali.
Ci sorprende che una Regione come l’Emilia Romagna, prima fra tutte ad emanare nel 2004 una legge sull’immigrazione ispirata all’integrazione sociale e alla parità di diritti di tutti i cittadini, annunci sulla stampa un “nuovo piano di intervento” che ci pare rappresenti nei fatti un cambio di rotta sulle politiche per l’immigrazione, in più senza averne mai discusso con alcuno.
Noi pensiamo che l’immigrazione si governi con politiche che favoriscano l’ingresso legale dei cittadini stranieri e con azioni di carattere sociale volte alla piena integrazione. Ciò che non possiamo accettare è che in nome di una battaglia contro la clandestinità, si mettano in campo interventi che rischiano di essere discriminatori verso i cittadini stranieri onesti e regolari che vivono nel nostro territorio.
Se vogliamo contrastare seriamente la clandestinità, bisogna intervenire sulla Legge Bossi Fini, che in questi anni ha di fatto favorito gli ingressi illegali nel nostro paese, e far uscire dal sommerso migliaia di lavoratori senza tutele e senza diritti. A livello locale sarebbe certamente utile lavorare per un potenziamento del welfare ma con interventi che garantiscano a tutti gli stessi diritti sociali, politici e civili, allargando la platea dei diritti e rimuovendo le discriminazioni.
Crediamo che nella nostra Regione si sia riusciti in questi anni, anche con il contributo del sindacato, a mettere in campo un’idea di società aperta e inclusiva, che riconosca a tutti (a quelli che sono nati qui e a chi viene qui per lavorare) pari opportunità di accesso al sistema dei servizi sociali.
Non si tratta di costruire uno stato sociale parallelo per gli immigrati ma un sistema di welfare universale e indipendente dalla nazionalità, ampliando l’offerta di politiche sociali per tutti. Per noi, questo continua ad essere l’orizzonte strategico delle politiche migratorie e il fondamento di una qualitativa coesione sociale.