Nelle ultime settimane la politica, la stampa e le televisioni si sono occupate in modo prevalente dei temi che riguardano l’immigrazione nel
nostro Paese, dando a volte un’immagine distorta che produce nel cittadino comune disinformazione e ingenera, se ce ne fosse bisogno, intolleranza o peggio.
Oggi la stampa locale riprende indirettamente il tema immigrazione parlando dell’assegno sociale come di una sorta di benefit “gratis”, che l’Italia
elargisce facilmente attraverso l’INPS, a chiunque straniero si presenti allo sportello purché ultra 65enne.
Anzi, la lettura degli articoli di stampa induce il lettore a ritenere che tale assegno sia più facile ottenerlo dall’immigrato appena giunto sul
suolo italiano, piuttosto che alla casalinga italiana che alla stessa stregua non ha mai lavorato in regola e quindi non ha un versamento di contribuzione tale da consentire il riconoscimento della pensione di vecchiaia.
Queste affermazioni sono incomplete e fuorvianti dal punto di vista della normativa vigente.
La normativa in questione nasce dal 1995, ma già prima esisteva con la denominazione pensione sociale con le medesime caratteristiche o più comunemente conosciuta come “pensione alle casalinghe”.
Solo leggendo fino in fondo l’articolo che contiene la dichiarazione dei sindacati si apprendono tre requisiti fondamentali per ottenere l’assegno sociale che sono:
1) essere in possesso della carta di soggiorno (che si ottiene dopo 5 anni di residenza regolare in Italia)
2) non possedere redditi propri di 5.142,67 euro o insieme al coniuge superiori a 10.285,34.
3) qualora il pensionato decida di rientrare nel proprio Paese di origine, perde l’assegno.
Da ultimo, vorremmo ricordare che ogni anno, proprio l’INPS nei confronti di tutti i pensionati titolari di prestazioni assistenziali, invia il
modulo RED da compilare per confermare o meno il diritto al mantenimento di queste somme di danaro.
(Segreteria Spi/Cgil Modena)