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Modena: il Policlinico all’avanguardia nella diagnosi della fibrosi epatica

Il Fibroscan, apparecchiatura di ultima generazione che consente di misurare la rigidità del fegato in modo non invasivo e non doloroso, è stata acquisita dalla Struttura Complessa di Gastroenterologia del Policlinico di Modena, diretta dalla professoressa Erica Villa, grazie alle generose donazioni di aziende e privati.

Lo strumento si basa sul principio dell’elastometria transitoria. “Mediante la valutazione della velocità di propagazione dell’onda elastica trasversale all’interno del fegato – spiega la professoressa Erica Villa – è possibile misurare la rigidità del tessuto epatico”.

Il suo funzionamento è, in teoria, assai semplice. L’apparecchio è costituito da una sonda ad ultrasuoni montata su un sistema vibrante, a prima vista simile a quella dei comuni ecografi. La sonda del FibroScan viene applicata alla pelle del costato: l’impulso che genera determina la propagazione di un’onda elastica attraverso il fegato, la cui velocità, misurata per mezzo degli ultrasuoni, è direttamente correlata alla sua rigidità (a sua volta dipendente dalla quantità di fibrosi).

“In questo modo – continua la professoressa Villa – è possibile sapere se la malattia epatica da cui il malato è affetto sta progredendo verso livelli di fibrosi importante. Le valutazioni ottenute mediante Fibroscan sono, per quanto riguarda la fibrosi, più accurate di quelle ottenute con la biopsia in quanto è maggiore la quantità di tessuto epatico esplorato. Il Fibroscan è già a pieno regime: da quando è funzionante abbiamo già effettuato un centinaio di esami”.

Lo strumento – che costa 85.000 euro interamente coperti dalle donazioni – costituisce un complemento importantissimo alla diagnostica delle malattie epatiche; potrà fornire indicazioni utilissime nel follow-up dei pazienti con epatite cronica in cui HCV-positivi che vanno incontro a trattamento con Interferone così come nei pazienti HCV-positivi con trapianto di fegato, in cui si abbia una recidiva di malattia di base. La speranza è di arrivare a diminuire in modo radicale il numero delle manovre invasive quali la biopsia epatica, sostituendo quest’ultima con una metodica di diagnosi della fibrosi epatica altrettanto accurata, non dolorosa e non invasiva e quindi, in ultima istanza, molto più accettabile da parte del paziente.

La Struttura Complessa di Gastroenterologia del Policlinico di Modena, lo scorso anno, ha effettuato oltre 600 ricoveri per malattie di fegato (dalla cirrosi epatica all’HCC), di cui oltre il 50% proveniente da fuori regione. L’ambulatorio per la cirrosi segue oltre 1000 pazienti con cirrosi epatica mentre i 6 ambulatori settimanali dedicati ai pazienti con epatite cronica seguono oltre 700 pazienti con epatite C, 400 con epatite B, 100 con NASH. Per il follow-up di questi pazienti il nostro ambulatorio di ecografia effettua oltre 2500 ecografie all’anno, soprattutto per la sorveglianza dell’ HCC e per la diagnostica dello stesso mediante ecografia con mezzo di contrasto e biopsia ecoguidata.

















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