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Modena: Piano territoriale provinciale, adozione entro l’estate

Indirizzare le trasformazioni urbanistiche e territoriali della provincia di Modena limitando l’uso di nuovo territorio non urbanizzato, favorendo il recupero e la riqualificazione dell’esistente, ampliando le aree protette e puntando sulla qualità ambientale e la sicurezza del territorio. Sono le linee alla base della proposta di Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) che, concluso il percorso preliminare, inizia ora l’iter in commissione consiliare, per arrivare entro l’estate all’adozione da parte del Consiglio provinciale e all’approvazione entro l’anno.


Principale strumento di pianificazione a medio-lungo termine sull’uso del territorio, che indica ai Comuni gli obiettivi di qualità e i limiti sui quali impostare la pianificazione urbanistica comunale, il Ptcp assume come previsione uno scenario che prevede, da qui al 2015, un aumento della popolazione, soprattutto di quella straniera, un incremento del numero di anziani e di nuclei familiari, fattori strutturali che richiedono nuove e diverse dotazioni urbane.
«Nel pianificare le scelte per il futuro di questo territorio – spiega il presidente della Provincia Emilio Sabattini – dobbiamo conciliare l’esigenza di continuare a garantire gli strumenti per la crescita competitiva del sistema economico con la necessità di preservare l’ambiente in cui viviamo. Il territorio – avverte Sabattini – è un bene finito, e in questi decenni Modena ne ha consumato parecchio. Anziché una crescita senza controllo, abbiamo scelto come modello uno sviluppo che fa della qualità e non della mera quantità la chiave decisiva dell’identità locale e della competitività economica e territoriale. Questo significa – conclude Sabattini – contenere l’espansione favorendo la riqualificazione dell’esistente».
Per quanto riguarda l’edilizia residenziale, si fissa un limite per l’espansione, «una percentuale contenuta di suolo, indicativamente il 5 per cento del costruito, da urbanizzare in un decennio – spiega l’assessore alla Pianificazione territoriale Maurizio Maletti – Inoltre, una quota della nuova offerta abitativa, almeno il 20 per cento, dovrà essere destinata all’edilizia residenziale sociale». Per quanto riguarda invece gli insediamenti produttivi, «le scelte – aggiunge Maletti – dovranno privilegiare polarità forti e qualificate, di numero limitato, connesse alle infrastrutture principali e da trasformare in aree ecologicamente attrezzate». Nel segno della qualità, inoltre, le indicazioni contenute nel Ptcp per quanto riguarda il rafforzamento delle reti ecologiche, l’incremento delle aree protette, il risparmio energetico, la sicurezza del suolo.
Trovano conferma nel Ptcp, infine, le scelte che mirano a recuperare i ritardi nelle infrastrutture e nei sistemi di accessibilità. Innanzitutto agli interventi di potenziamento del sistema ferroviario, definiti da Maletti «strategici e prioritari» – l’attivazione dell’Alta capacità, la metropolitana di superficie Modena-Bologna, l’apertura dello scalo merci di Marzaglia collegato a quello di Dinazzano – e quelli sulla viabilità: l’autostrada Cispadana, il completamento della Pedemontana, la bretella Campogalliano-Sassuolo, il prolungamento della complanare all’Autosole fino a Modena sud, il miglioramento della viabilità di penetrazione verso la montagna, oltre al potenziamento della rete di piste ciclabili.
Il Ptcp, che avrà orientativamente una durata di validità di 10-15 anni, dopo la presentazione in commissione consiliare sarà oggetto di consultazioni con i Comuni della provincia e di illustrazione pubblica il 4 giugno in un Forum. Quindi sarà pubblicato per ricevere eventuali osservazioni dai soggetti interessati, e sarà approvato entro l’anno dal Consiglio provinciale.

Lo scenario demografico da qui al 2015
Nel 2015 la provincia di Modena potrebbe avere una popolazione intorno ai 730 mila abitanti, quasi 60 mila in più rispetto ai dati del 2005. E’ come se, nell’arco di sette anni, sorgesse una nuova città delle dimensioni di Carpi. E’ su questa previsione che si basano le indicazioni del Ptcp, che assume come base uno scenario demografico che presenta elementi di complessità. A cominciare dalla quota di popolazione straniera, che oggi rappresenta il 10 per cento del totale e fra sette anni salirà al 16 per cento (116 mila il numero assoluto).
Altri elementi che introdurranno significativi cambiamenti nella composizione della base demografica sono l’aumento dei residenti di età superiore ai 65 anni (più 13 per cento, pari al 21,5 per cento dei residenti complessivi) e l’incremento del numero dei nuclei familiari (più 17,8 per cento, pari a quasi 157 mila famiglie, circa 18 mila in più rispetto al 2005).
«Si tratta di fattori strutturali, nel caso degli stranieri spesso necessari al sistema economico e sociale, come i lavoratori extracomunitari o le badanti – spiega l’assessore alla Programmazione territoriale Maurizio Maletti – portatori di nuove opportunità ed equilibri, ma anche di vecchie e nuove domande in termini di dotazioni urbane e di servizi. E’ necessario quindi porre molta attenzione alle soglie di tenuta sociale urbana che tali fenomeni possono determinare. La qualità della vita e la coesione sociale dipenderanno fortemente – conclude Maletti – dalla capacità di governare tali fenomeni, evitando eccessive concentrazioni e rischi di ghettizzazione ma anche di esclusione o isolamento».

Abitazioni – Limite a nuove aree da edificare
Negli ultimi trent’anni il territorio insediato di tipo urbano è cresciuto in misura esponenziale: dagli 85,17 chilometri quadrati del 1976 ai 218 di due anni fa, con un indice di urbanizzazione che è quasi triplicato.
«Il nostro benessere, la nostra qualità di vita è cresciuta anche “mangiando” territorio – spiega l’assessore alla Pianificazione territoriale Maurizio Maletti – e questo ha prodotto anche negativi effetti ambientali. Per il futuro proponiamo di indirizzare le trasformazioni urbanistiche e territoriali contenendo l’uso di nuovo territorio, privilegiando la riqualificazione dell’esistente e non l’espansione». Di concerto con i Comuni, sarà fissata una percentuale contenuta di nuovo suolo da urbanizzare per la residenza, indicativamente il 5 per cento nel decennio, orientando le aree di nuove previsioni a favorire il riutilizzo dell’esistente. Dal momento che le dinamiche demografiche prevedibili richiedono il rilancio di politiche abitative e la ridefinizione delle dotazioni urbane necessarie per governare con equilibrio le trasformazioni sociali, il Ptcp fa propria la proposta – di cui si discute in ambito regionale – di destinare una quota della nuova offerta abitativa all’edilizia residenziale sociale, da realizzare sia per iniziativa pubblica che privata, e destinata a far crescere il mercato dell’affitto a prezzi sostenibili. Di concerto con i Comuni si stabilirà quindi una quota minima (almeno il 20 per cento) da riservare a questo scopo, e se questa debba essere omogenea in tutti i Comuni oppure differenziata a seconda delle condizioni specifiche.

Insediamenti produttivi – Poli confermati
Privilegiare polarità forti e strategiche, di numero limitato, connesse alle infrastrutture principali e da trasformare in aree ecologicamente attrezzate. E’ l’orientamento assunto dal Ptcp rispetto alle scelte insediative per il sistema produttivo. Oggi il territorio provinciale ha ben 236 ambiti produttivi, che occupano complessivamente 21.791 ettari di terreno. La scelta strategica è quella di confermate sostanzialmente le aree produttive sovracomunali già presenti nel Ptcp vigente, intorno alle quali sono previste possibili espansioni. Le aree sono quelle di Mirandola, San Felice, Finale Emilia, Carpi, Modena, Modena-Marzaglia-Campogalliano, Sassuolo-Fiorano-Maranello, Vignola-Spilamberto e Pavullo. A queste si aggiunge la previsione di una nuova area a Castelfranco-San Cesario, nella zona della ex Cartiera.
Le nuove espansioni avverranno intorno a queste polarità. Così come per gli edifici residenziali, anche per gli insediamenti produttivi la priorità è il riutilizzo delle aree dismesse e di quelle già previste e non ancora realizzate (circa 10 milioni di metri quadrati al 2007). Le nuove espansioni, inoltre, dovranno essere legate a miglioramenti di sistema misurabili: dovranno cioè rispondere ai criteri ecologici per le aree produttive.
Tra gli obiettivi del Piano territoriale di coordinamento provinciale, anche la valorizzazione del terreno rurale, con una funzione e una identità specifica finalizzata alla produzione delle eccellenze modenesi e alla valorizzazione del paesaggio.

Qualità sostenibile – Più aree protette
Migliorare la qualità ambientale e rafforzare la sicurezza del territorio: sono le linee che orientano le scelte di pianificazione del Ptcp. Tra gli obiettivi fissati, la realizzazione e il rafforzamento delle reti ecologiche a livello provinciale comunale, la valorizzazione ambientale delle aste dei fiumi Secchia e Panaro, l’incremento delle aree protette, dall’attuale 6,5 ad almeno il 10 per cento del territorio provinciale, soprattutto in collina e in pianura, il potenziamento della rete di piste ciclabili (192 i chilometri esistenti, 136 quelli in progetto), l’aumento dei corridoi ecologici per la salvaguardia della biodiversità.
Grande attenzione, poi, viene posta al tema della sicurezza del territorio – dalla valutazione della criticità e pericolosità idraulica alla prevenzione da rischio sismico e di inquinamento delle acque – cercando anche di migliorare o riqualificare situazioni compromesse.
L’obiettivo di una nuova sostenibilità energetica guida inoltre le scelte relative al Ptct: «L’idea alla base è che il suolo è un bene finito che va utilizzato con attenzione, premiando la qualità e non la rendita – spiega l’assessore alla Pianificazione territoriale Maurizio Maletti – L’espansione, sia produttiva che insediativa, oltre a essere limitata dovrà quindi rispondere ai criteri ecologici obbligatori per le aree produttive e di risparmio energetico e idrico se residenziali, favorendo la bioedilizia».
Il Ptcp fissa inoltre obiettivi minimi per promuovere il miglioramento della efficienza energetica e ambientale degli edifici, per il risparmio idrico ed energetico che i Comuni indicheranno nei loro regolamenti urbanistici e edilizi, scegliendo le modalità e gli incentivi che riterranno più efficaci.

















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