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Modena: tempi ed orari della città, ecco le linee di indirizzo

Orari di lavoro più flessibili, più servizi a sostegno della famiglia anche in fasce orarie normalmente non coperte, servizi pubblici più efficienti per ridurre il tempo delle pratiche burocratiche, spostamenti cittadini più rapidi anche con il trasporto pubblico, più opportunità di scelta per il tempo libero: sono gli assi strategici previsti dalla delibera sulle Linee di indirizzo per i “Tempi e orari della città”, presentata in consiglio comunale dall’assessore ai Tempi e orari della città Simona Arletti e approvata nella seduta di giovedì 29 maggio con il voto favorevole della maggioranza più il consigliere indipendente, contrario della Lega Nord e l’astensione delle altre opposizioni.


“La visione strategica complessiva del Piano punta ad aumentare le opportunità di scelta per gli individui in merito alla gestione del tempo e aumentare l’efficienza del sistema urbano migliorando le compatibilità tra i diversi regimi di orario”, ha spiegato l’assessore Simona Arletti, precisando che la delibera “dà mandato alla Giunta a predisporre, sulla base degli obiettivi strategici approvati, il Piano dei Tempi e Orari che speriamo di poter illustrare entro la fine del 2008”. Tra le azioni già attivate c’è progetto che mette in rete gli uffici relazioni con il pubblico a livello provinciale, per condividere le principali informazioni da fornire agli utenti e per la semplificazione delle comunicazioni tra Enti. Rispetto agli orari delle attività economiche, l’indirizzo è mantenere una fascia oraria indicativa, all’interno della quale i singoli esercenti possano determinare liberamente i propri orari di apertura, nel rispetto delle leggi in vigore. Continuerà inoltre la programmazione delle aperture festive, domenicali, notturne, in accordo con le categorie economiche e le associazioni sindacali del commercio, dell’artigianato, dei lavoratori e dei consumatori. Si punterà a rendere compatibili i diversi interessi coinvolti: rispetto della libertà imprenditoriale, attenzione alla funzione di vivibilità civile e urbana, riguardo per le esigenze di riposo dei residenti.

L’assessore Arletti ha fatto un quadro della situazione dei tempi di vita e di lavoro nella nostra città, ricordando che “l’organizzazione del tempo che si era strutturata con lo sviluppo industriale, e che aveva portato alla diffusione di regimi di orario di lavoro standard, è oggi di fatto scomparsa. Il processo di terziarizzazione determina intermittenza delle prestazioni, orari atipici, flessibili, poco compatibili con il lavoro costante a tempo pieno e percorsi semplici casa-lavoro. Questa diversificazione dei regimi di orario tende a innescare situazioni di disuguaglianza nell’utilizzo del tempo. Alcuni hanno maggiore disponibilità di tempo, sono in grado di organizzare le proprie attività su orari più comodi, e acquistano tempo da altri per risolvere i propri problemi quotidiani. Altri fanno dipendere i propri orari da quelli degli altri, perché appartengono a fasce sociali economicamente più deboli o perché su di essi converge una domanda di cura all’interno dei nuclei familiari. Emerge, in sostanza, l’importanza del tempo come possibile dimensione discriminante nelle diseguaglianze sociali, di reddito e di genere. Anche la consistente riduzione dell’orario di lavoro contrattuale avvenuta negli ultimi 50 anni non ha portato necessariamente ad un aumento del tempo libero, ma ha favorito piuttosto l’accettazione di più lunghe distanze tra casa e luogo di lavoro, pur incentivando anche l’entrata nel mondo del lavoro di molte donne con carichi di famiglia. Recenti ricerche della nostra Università segnalano un preoccupante aumento del numero delle ore lavorate a settimana, ben 44, che rendono la conciliazione dei tempi di vita e lavoro ancora più difficile. Modena è stata tra i primi Comuni d’Italia ad attivare la Banca del tempo, strumento di condivisione solidale tra chi ha un po’ di tempo a disposizione e chi può restituirlo con diverse modalità”.
L’assessore ha poi precisato che “la legge 53 del 2000 ha recentemente dato indicazioni agli enti locali per elaborare il Piano Territoriale dei Tempi e Orari, ma il ruolo del Comune deve essere di coordinamento, non certo di unica gestione. Nell’allegato alla delibera abbiamo cercato di valorizzare tutti i progetti già avviati o in corso di attivazione in questa legislatura da parte dei vari assessorati. Non credo si tratti di poca cosa aprire a Natale i nidi, o estendere anche alla domenica l’assistenza domiciliare, allungare la frequenza del trasporto pubblico della linea 7 fino alle 24, favorire l’apertura di negozi con format innovativi, intervenire sugli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro per consentire più autonomia ai ragazzi. Una ricerca del 2006 su 500 cittadine modenesi tra i 25 e i 65 anni mostra che il 40% di loro hanno difficoltà a conciliare lavoro e impegno familiare. Queste donne chiedono in primis di ridurre i tempi di lavoro, poi di rendere l’orario di lavoro più flessibile, di avere maggiore condivisione col partner del lavoro di cura, infine, solo da ultimo, di rendere più flessibili gli orari dei servizi. Nella discussione in commissione è ben emersa dai consiglieri la consapevolezza che la difficoltà principale del lavorare sui tempi della città è nella conflittualità di interessi in campo: se si ampliano le aperture al pubblico dei servizi occorre più personale, se si chiede ai negozi di stare aperti la domenica si confligge col diritto al riposo del dipendente, se si dovessero aprire la sera i nidi per cogliere alcune richieste di flessibilità di fasce di lavoratori atipici non si rispetterebbero i diritti dei bambini e nemmeno degli educatori. Questa è la vera difficoltà”.

Simona Arletti ha infine concluso il suo intervento con una citazione di Marcel Proust: “un’ora non è solo un’ora , è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti”, ricordando che “tutti abbiamo diritto a un po’ di tempo per noi stessi, nel ritmo frenetico della nostra vita se non troviamo quello spazio finiamo per perdere di vista il senso della nostra esistenza”.

Nel dibattito, Achille Caropreso, indipendente, ha ricordato: “ho affrontato questo tema in due istanze negli anni passati, con il precedente assessore. È evidente che per venire incontro alle esigenze di alcuni cittadini è necessario che qualcuno sia disponibile a fare un passo indietro, a sacrificarsi in alcuni orari e giornate, per rispondere a bisogni altrui. Credo sia molto difficile nel campo privatistico, delle attività commerciali o terziarie. Nel settore pubblico mi pare di vedere, al contrario, una migliore disponibilità e la concreta attuazione di orari più flessibili per i cittadini e le famiglie. Tutti gli uffici pubblici hanno le aperture pomeridiane o continuate, magari il giovedì. Mentre il problema lo vedo di più sui rapporti tra privati, perché si lavora tutti negli stessi orari”.
Ercole Toni, Pd, ha affermato: “seguo l’argomento da tempo e credo che molte cose siano molto migliorate, negli anni. Ho sentito parlare di attività rumorose e anche della questione di via Gallucci. La zona di via Gallucci e rua Pioppa è molto problematica per i rumori, le scritte sotto il portico, la sporcizia. Quando si vuole ripopolare una zona, accade che però a volte le attività creano più danni rispetto alla situazione precedente. Credo inoltre che in diversi uffici accada ancora troppo spesso che alcuni sportelli sono aperti e altre persone, in servizio, fanno tutto fuorché chiacchierare. Un altro problema è quello dei call center, che lasciano musichette che vanno avanti all’infinito, lasciano in attesa per lunghi minuti, con grandi difficoltà per le persone anziane. I tempi e orari vanno scanditi con la flessibilità ma anche con la chiarezza. Rimuovendo la burocrazia e ricordandosi che molte persone non sanno usare internet”.

Rosa Maria Fino, Società civile per il Ps, ha osservato: “oggi dopo 20 anni si parla di nuovo di quella che fu un’idea del sindaco Alfonsina Rinaldi. Vorrei ricordare che purtroppo ci sono uffici che non hanno la possibilità di tenere aperto né il sabato mattina, né il giovedì pomeriggio, per mancanza di personale. Gli orari di apertura al pubblico spesso sono ridotti perché poi deve rimanere il tempo di lavorare dietro le quinte. Credo comunque che la delega agli Orari e tempi sia stata sottovalutata, mentre invece mette in gioco tante risposte da dare agli anziani, ma anche alle donne che lavorano, ai bambini che vanno a scuola, e anche agli uomini. Apprezzo le aperture natalizie degli asili nido, perché non tutti possono permettersi di andare in vacanza. Apprezzo la formazione delle baby sitter, utile soprattutto a chi non ha parenti disponibili, e le convenzioni con gli asili nido privati, coinvolgendo in modo trasversale i diversi assessorati. Per quanto riguarda il settore commerciale, ricordo che in alcuni bandi è stato proposto punteggio aggiuntivo per quanti proponevano orari innovativi di apertura”.
Sergio Celloni del Ppl è intervenuto “come imprenditore”, spiegando che “la lingua batte dove il dente duole: recarsi in un ufficio e ottenere i permessi necessari per lo svolgimento della propria attività è un’odissea continua. Le pratiche si devono riguardare e riesaminare fino allo sfinimento. È giusto che i tempi della città siano importanti per gli anziani e per tutte le famiglie, ma anche per i 4 milioni di imprenditori del nordest che danno da lavorare a 10 milioni di persone. Chiedo all’Amministrazione di semplificare al massimo anche queste regole, perché più si agevola nel lavoro e meglio è. A volte, nel pubblico impiego ci sono fenomeni di assenza dal lavoro di 80-90 giorni l’anno, mentre nel pubblico i dati vanno dai 15 ai 40 giorni al massimo. Porterei dunque una maggiore attenzione al discorso della burocrazia, incentivando il ricorso alla rete internet e semplificando, onde evitare che le imprese si scoraggino, perché sono poi loro a rendere operativo e ricco un territorio”.
Ubaldo Fraulini, Pd, ha evidenziato: “dobbiamo semplificare la vita dei cittadini, risparmiare tempo e denaro, mettere a disposizione dei cittadini più tempo libero, per dedicarsi a cose che altrimenti non farebbero mai. Se c’è un limite nella nostra cultura è che la cultura del lavoro esasperata non porta alla felicità. Una città con più tempo libero è una città più felice. La mia proposta riguarda i servizi pubblici: l’assessore ci ha detto che il budget è ridotto, ma non sempre servono risorse economiche per migliorare le cose. Non tutti gli uffici sono aperti al sabato. Un’altra cosa che non costa niente riguarda l’orario di apertura al pubblico: credo sia sbagliato fissare un orario più ridotto rispetto a quello di presenza degli operatori. La flessibilità deve servire a organizzare turni e presenze flessibili anche per ascoltare ed essere presenti per il pubblico, magari dalle 7.45, oppure prolungando fino alle 13.30, 13.45, per agevolare chi lavora. Questo non costa nulla, è solo un problema di organizzazione. Sono poi per la liberalizzazione delle attività commerciali”.

Baldo Flori di Modena a colori ha commentato: “sono tra coloro convinti che non bastano gli appelli, gli auspici o le denunce. Servono iniziative concrete, confronti o anche scontri. Ho apprezzato la citazione di Proust, ma credo che la situazione sia molto complessa. Non parlo della Signora Città e del 1984, perché ci sarebbero troppi riferimenti personali. Parlo dell’ultimo Piano Tempi e orari del 1996 e della normativa nazionale del 2000. Oggi siamo nel 2008, due anni fa c’è stato un ordine del giorno unitario in Consiglio, poi un tavolo su questo tema, ma ora bisogna cominciare a stringere. La presentazione ha mescolato problematiche molto diverse. Se all’inizio le analisi erano troppo schematiche, oggi invece la problematica pare così ampia che rischiamo di perdere di vista i temi concreti. Sono state citate diverse iniziative che hanno avuto riflesso sui tempi e orari, ma erano nate con obiettivi diversi. Ci sono in questo piano degli obiettivi condivisibili, ma noi ci aspetteremmo dei fatti nuovi. Qui mi pare che ci sia più ricognizione che azioni concrete. Ci sono problemi non risolti, dei quali non si parla più. Ben prima dell’85 si è cercato con il sindacato di affrontare il problema degli orari delle fabbriche e delle scuole, per evitare il contemporaneo affollamento degli autobus e delle strade nelle ore di punta. Anche su via Albinelli, l’ampliamento dell’orario non è nemmeno entrato nel nuovo regolamento”.
Ivo Esposito di Fi-Pdl ha definito “fondamentale la deliberazione di oggi”, dicendosi convinto “che il tempo sia una risorsa importantissima, da valorizzare in ogni modo. Serve – ha detto Esposito – un’azione coordinata di tutti coloro che sono interessati a questo problema. Orari più razionali possono diminuire l’inquinamento atmosferico, acustico e anche lo stress. Bisogna creare una città che sia a dimensione del cittadino, definendo insieme le priorità non sulla carta, ma nella sostanza, per valorizzare alcune iniziative come la Banca del tempo, che favoriscono il buon vicinato. Tante difficoltà di oggi riguardano la famiglia, chi lavora, il tempo libero, il trasporto… ad esempio non esiste una linea di trasporto pubblico decente che colleghi, durante l’estate, la città di Modena con la bassa. Bisogna riscoprire anche, con il tempo libero dal lavoro, il gusto della famiglia e dello stare insieme. Qualcuno, anche per motivi economici, ha bisogno del trasporto pubblico ed è importante garantirlo”.
Antonio Maienza, Popolari per il centrosinistra, ha affermato: “oltre ad avere analizzato egregiamente il contesto, questa delibera ci dà l’occasione di migliorare, con nuove linee di indirizzo, questi tempi e orari della nostra città. La considerazione imprescindibile riguarda la nostra media occupazionale, che è tra le migliori a livello nazionale ed anche europeo. È da questo dato che bisogna partire per fare il punto della situazione, per capire quale tempo deve essere dedicato al lavoro e quale a noi stessi, ai nostri svaghi, alla vita sociale e di relazione. Si è proposta maggiore flessibilità e più telelavoro, una modalità che fatica ad affermarsi ma che altrove è ben utilizzata e interessante. Serve un’adeguata formazione professionale, legata ai computer e alle lingue straniere. In modo da poter poi anche usufruire al meglio del proprio tempo libero, ritrovando la voglia e lo spazio da dedicare alla famiglia. Un’importante analisi del Centro culturale Luigi Ferrari parla proprio di questo fenomeno e della mancanza di tempo”.

Mauro Manfredini della Lega Nord ha suggerito di “migliorare l’accesso ai servizi, rendere sostenibili i trasporti, con l’obiettivo di restituire tempo ai cittadini. Tema centrale è coordinare, armonizzare i tempi sociali e quelli individuali, gli orari di lavoro per il mercato e quelli dell’organizzazione familiare, il tempo della cura di sé e degli altri, gli orari della scuola e quelli del tempo libero. Gli orari degli uffici pubblici vanno ampliati e le code ridotte, utilizzando anche gli strumenti della moderna tecnologia. Apprezzo il lavoro dell’assessore ma credo che manchi un impegno preciso per dare un reale aiuto alle famiglie. Credo che, una volta individuati i problemi, sia necessario individuare e dare inizio alle cure. Credo che dalla relazione dell’assessore non emerga nessuna cura valida per le malattie della nostra città”.
Giuseppe Campana del Pd ha esordito con una domanda su “come la cittadinanza è stata coinvolta nel predisporre le linee di indirizzo strategico” e ha poi evidenziato “il tema dei ritmi di vita. Porto avanti e confermo la tesi, sostenuta da Fraulini e da Flori, sulla necessità di addolcire i ritmi di vita della popolazione attiva. Non i pensionati e gli anziani, ma le fasce forti, trentenni, quarantenni, cinquantenni. Ricordo l’introduzione da parte di alcune ditte inglesi di mezz’ora di pausa a disposizione dei dipendenti, con spazi deputati alla sosta, nella convinzione che da questo possa derivare un miglioramento della qualità del lavoro. Ci deve essere maggiore flessibilità anche per dare la possibilità di una formazione continua, e ritengo inoltre molto importante la suddivisione del lavoro tra uomo e donna. Non è una questione rituale, ma una campagna credo molto seria. Chiedo inoltre se è stato affrontato il tema di organizzare dei percorsi scuola lavoro con gruppi di studenti. Anche in questo senso la partecipazione è importante per raccogliere le osservazioni pratiche di chi vive i problemi nel quotidiano”.

Mara Masini, Pd, ha sottolineato: “si tende a classificare questo argomento come un tema esclusivamente o prevalentemente femminile. Anche nella trasmissione della scorsa settimana, le consigliere hanno avuto il loro momento di gloria. Inoltre, credo che il tema degli orari intrecci anche altri aspetti della nostra vita, come la sicurezza: avere locali aperti in diversi orari dà la percezione di luoghi più vissuti. Questo non sarà esaustivo ma è importante. Abbiamo inoltre bisogno di articolare meglio il nostro tempo. Credo che il tempo di lavoro sia pienamente, anche troppo, una componente del tempo di vita. Non vorrei, personalmente, essere costretta a fare la spesa la domenica, ma mi piacerebbe avere locali pubblici aperti in orari diversi o in luoghi diversi della città. Credo che il Comune possa agire sui servizi che sono suoi propri, ma che debba essere anche regista attento e flessibile sull’organizzazione di diverse attività, con una funzione di promozione e orientamento. È chiaro che in questo caso gli interessi degli utenti sono in parte contrapposti a quelli dei lavoratori”.

Dante Mazzi, Fi-Pdl, ha detto: “per quanto riguarda i servizi on line, si dice che non sono accessibili da tutti, ma credo che invece siano molto utili a migliorare la qualità della vita. Questo vale anche per i call center. Ci sono persone che non fanno l’autolettura del contatore di Hera per non trovarsi ad avere a che fare con il call center. In questo caso credo dovremmo tutti abituarci a regalare un po’ di tempo agli altri, magari i giovani a dare una mano agli anziani. Così si semplifica la vita, e si sfrutta meno il territorio. Fare degli spostamenti, anche con il trasporto pubblico, sottrae tempo e risorse ad altre attività. Se si pensa per esempio al pendolarismo, chi si deve recare fuori città o fuori provincia spesso trova delle coincidenze non semplici per potersi muovere. Anche sul discorso di Atcm, quante volte abbiamo sentito lamentele e successivi aggiustamenti del tiro? Se si vuole incrementare il trasporto pubblico locale non si può pretendere una corsa ogni 10 minuti per ogni autobus, ma certo anche le zone più lontane devono essere meglio servite”.

Adolfo Morandi, FI – Pdl, ha osservato: “i percorsi dalla casa al lavoro vanno ricalibrati e resi meno congestionati e più sicuri. Un altro punto riguarda il settore dell’istruzione, quando si parla del pre scuola e del post scuola, ma ritengo che soprattutto il prolungamento dopo l’orario scolastico non sia ancora sufficiente. Se la scuola finisce alle 1630 e i genitori lavorano fino alle 18 quando va bene, questo è un problema. Ci sono orari di lavoro che si prolungano fino a tardi, ed esigenze alle quali non sempre si riesce a sopperire all’interno della famiglia. Serve spesso qualcuno che possa prendersi cura dei figli durante l’orario di lavoro. Esistono servizi convenzionati ma andrebbero ampliati e migliorati. Gli orari di apertura dei pubblici esercizi dovrebbero essere ampliati, e servirebbero non degli obblighi di apertura domenicale, perché questo comporterebbe dei problemi per i lavoratori del settore commerciale e soprattutto per gli esercizi a conduzione familiare, ma degli incentivi. Credo si debba lasciare maggiore libertà di scelta”.

Simona Arletti ha replicato sottolineando: “in molti interventi si sente il bisogno di una città più lenta, dove spostarsi in modo più rilassato, lasciare più spazi di libertà ai nostri ragazzi, liberarsi un po’ da una dedizione al lavoro che è oramai enorme. Credo che vadano identificati, in base alle linee di indirizzo, dei tempi in cui attivare i progetti. Alcuni di questi sono già attivati. Non credo abbiamo fatto solo una ricognizione, ma un lavoro intersettoriale nel rispetto di un programma di mandato e di un impegno chiaro del Sindaco, per recuperare una dimensione della città più rispettosa dei tempi e dei bisogni della vita extralavorativa. Rispetto agli esercizi pubblici e alle attività imprenditoriale, credo sia importante conciliare la libertà di impresa con i tempi di vita dei residenti. Per quanto riguarda gli imprenditori, ricordo che si possono fare on line le Dia e numerose altre pratiche. Molti hanno valorizzato le Banche del tempo, modalità forse poco conosciuta, nella quale il tempo vale semplicemente anche se non viene considerato denaro. Per quanto riguarda l’apertura al pubblico, purtroppo salta fuori spesso il problema del back office, una parte delle pratiche che non si può fare nello stesso momento: richiede una concentrazione che l’afflusso continuo del pubblico non consente di avere e su questo punto è troppo difficile cambiare. Non si parla più degli orari delle scuole diversi da quelli delle fabbriche, ma di fatto non credo in questa possibilità. Credo che oramai molte cose siano cambiate. E credo che i servizi on line vadano comunque valorizzati. Al forum on line sugli orari del centro storico hanno partecipato anche sessantenni. Abbiamo fatto un’indagine sui clienti di via Albinelli, un tavolo di partecipazione su via Gallucci, e serviranno anche iniziative pubbliche aperte a tutta la città. Vogliamo creare una città con più opportunità e più tempo a disposizione”.

In dichiarazione di voto, Manfredini (Lega) ha annunciato il proprio voto contrario “in quanto mi sarei aspettato azioni più decise in tempi certi e rapidi”. Fino (Società civile- Ps) ha affermato: “mi pare che sia un lavoro di prospettive molto positive, forse Manfredini non ha sentito”. Flori (Modena a colori) ha annunciato l’astensione “perché tra le luci e le ombre privilegiamo le luci, sperando che si diano indicazioni di tempi e modi ad alcuni dei punti di questa delibera”. Tesauro (Verdi) ha ribadito il voto positivo “per vedere finalmente, dopo anni di sperimentazioni, un vero piano regolatore degli orari e dei tempi della città”.

















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