Sono abbastanza soddisfatti della propria condizione lavorativa, anche se in larga parte non hanno contratti stabili; subiscono la flessibilità del lavoro, ma la considerano un mezzo utile alle imprese per ridurre i costi e vincoli; ritengono che per trovare lavoro siano importanti, oltre che preparazione e competenza, fortuna e conoscenze; comunque la scuola non aiuta a entrare nel mondo del lavoro; sono tutto sommato ottimisti per il futuro; conoscono e apprezzano il sindacato, al quale chiedono di fare contratti per avere salari più alti, sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, la possibilità di conciliare lavoro e famiglia.
È questa in sintesi la fotografia dei giovani modenesi scattata da una ricerca realizzata dalla Cisl di Modena.
«La nostra indagine sui giovani lavoratori nasce per conoscere la loro attuale situazione lavorativa, ma anche per capire il rapporto che esiste tra giovani e sindacato, quanto è conosciuto e quali sono i nuovi bisogni emergenti ai quali il sindacato è chiamato a dare risposte – spiega il segretario provinciale della Cisl Francesco Falcone – La ricerca, la prima effettuata dalla Cisl di Modena, indica la volontà della nostra organizzazione sindacale di prestare maggiore attenzione alla fascia lavorativa più giovane, quella che vive con più grande partecipazione gli effetti dei cambiamenti che stanno investendo il sistema economico».
L’indagine è stata realizzata sulla base di un questionario predisposto tenendo in considerazione la letteratura esistente sulle tematiche indagate. I questionari sono stati raccolti a Modena e provincia da operatori e delegati della Cisl.
Hanno partecipato all’indagine 262 lavoratori (149 donne, 113 uomini), con un’età media di 32 anni.
Per quanto riguarda il titolo di studio, quasi la metà degli intervistati -126 persone, il 48,09 per cento – è in possesso di diploma. Seguono i laureati (94, pari al 35,87per cento) e i giovani in possesso di licenza di scuola media (42 persone, cioè il 16,03 per cento).
La maggioranza degli intervistati ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato (115 persone, pari al 46 per cento); complessivamente, però, prevalgono i giovani con contratti flessibili, cioè a determinato (76 persone, pari al 30 per cento), di collaborazione (34 giovani, cioè il 14 per cento), di lavoro somministrato (il 6 per cento, ovvero 16 persone).
Dieci persone hanno altri tipi di contratto, mentre undici intervistati non hanno indicato la natura del proprio contratto. Il questionario ha indagato sei aspetti: la flessibilità lavorativa, il grado di soddisfazione del lavoro, la ricerca del lavoro, futuro, il rapporto scuola-lavoro, il giudizio sul sindacato.
Flessibilità – La maggioranza degli intervistati afferma di averla accettata in mancanza di un lavoro stabile o a tempo indeterminato. Del resto il 60 per cento è convinto che le forme atipiche non vadano affatto incontro alle esigenze dei giovani, ma che servano soprattutto alle imprese per abbassare i costi e ridurre i vincoli burocratici e sindacali.
Soddisfazione lavorativa – Il giudizio complessivo è contrastante, perché a fronte di un 45 per cento di persone molto o abbastanza soddisfatte per la possibilità di sviluppare abilità e competenze, ci sono 103 giovani (il 41,2 per cento) scontenti per lo stipendio, un 30 per cento insoddisfatto per la fiducia ricevuta dal datore di lavoro e appena 15 persone felici per le opportunità di carriera.
Ricerca del lavoro – Darsi da fare, possedere competenze e capacità, ma anche avere fortuna ed essere raccomandati. Ecco nell’ordine cosa serve per trovare lavoro secondo i giovani modenesi intervistati dalla Cisl. In sostanza la ricerca del lavoro viene vista come un’attività influenzabile da elementi esterni alle caratteristiche personali e, quindi, difficilmente controllabili.
Futuro – Le risposte tendono lievemente all’ottimismo, sia per i lavoratori fissi che flessibili, anche se questi ultimi vedono ovviamente meno stabile il proprio futuro lavorativo.
Dalla scuola al lavoro – La maggioranza dei giovani non svolge un lavoro coerente con gli studi effettuati, e comunque quasi la metà (123 persone, cioè il 47,3 per cento) ritiene che la scuola prepari poco all’ingresso nel mondo del lavoro.
Sindacato – Il sindacato è conosciuto soprattutto grazie ai servizi (dichiarazione dei redditi, conteggi pensionistici, permessi di soggiorno) e ai contratti. Proprio la contrattazione per aumentare i salari, tutelare la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, contenere il costo della vita e conciliare il lavoro con la famiglia è l’attività che la maggioranza degli intervistati si attende dal sindacato.
«Oggi la flessibilità nel lavoro non è vissuta come un’opportunità, bensì come precarietà e fonte di incertezza per il futuro». Così il segretario provinciale della Cisl Francesco Falcone commenta la ricerca sui giovani modenesi e il lavoro realizzata dal sindacato di Palazzo Europa.
«Questa indagine ci dice tante cose nuove, ma conferma anche convinzioni che abbiamo maturato da tempo. I giovani – spiega Falcone – chiedono che sia data loro la possibilità di investire con fiducia sul proprio futuro. Occorre stabilizzare il lavoro e dare certezze a chi entra ed esce continuamente dal mercato del lavoro. In concreto questo significa l’adozione di nuove politiche a livello sia nazionale che locale. A livello nazionale una prima risposta è l’accordo sul welfare, firmato l’anno scorso da Cgil-Cisl-Uil con il governo Prodi e approvato a larghissima maggioranza dai lavoratori italiani nel referendum di ottobre. Ora aspettiamo lo Statuto dei Lavori, nuovo strumento di tutela rivolto in particolare ai giovani. A livello locale – prosegue il segretario della Cisl – si avverte l’esigenza di un welfare territoriale, cioè tarato sui bisogni della nostra realtà e più attento alle nuove generazioni. L’insicurezza sociale e l’incertezza lavorativa ostacolano la nascita di nuove famiglie, rallentano l’incremento demografico e il ricambio generazionale. Anche il sistema formativo – aggiunge Falcone – deve farsi carico dei problemi sollevati dai giovani, migliorando il collegamento scuola-lavoro e mantenendo alto il livello degli istituti tecnici professionali, che rischiano di essere considerati scuole di serie B. Un contributo innovativo lo chiediamo pure al mondo del credito, in particolare alle fondazioni bancarie. Da un lato – spiega Falcone – potrebbero sostenere l’accesso ad alloggi messi affitto a costi accettabili. Dall’altro le fondazioni potrebbero sviluppare azioni nella logica del micro-credito per aiutare, con borse di studio e altri sostegni, i ragazzi che desiderano proseguire gli studi, quelli che vogliono aprire nuove imprese e coloro che sono disposti a imparare i cosiddetti vecchi mestieri. Si tratta di attività e professioni che, – conclude il segretario della Cisl – senza un adeguato ricambio generazionale rischiano di scomparire, impoverendo così il nostro tessuto economico e sociale».
La ricerca della Cisl su giovani e lavoro viene presentata dopodomani – venerdì 6 giugno – a Sassuolo in un convegno in programma alle 9,30 nell’aula magna dell’Ipsia Don Magnani. Sul tema giovani-innovazione-lavoro si confrontano il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni, il presidente di Confindustria Modena Vittorio Fini e il prof. Michele Tiraboschi, docente di Diritto del Lavoro all’università di Modena e Reggio Emilia, già allievo e collaboratore del prof. Marco Biagi. Il convegno, introdotto dal segretario provinciale della Cisl Francesco Falcone e moderato dal giornalista Ettore Tazzioli, si apre con il saluto del sindaco di Sassuolo Graziano Pattuzzi.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito della prima Festa provinciale della Cisl modenese, in programma dopodomani – venerdì 6 giugno. Il programma prevede nel pomeriggio una visita alla Galleria Ferrari di Maranello e il “quadrangolare della solidarietà”, un torneo di calcio con squadre da Ghana, Marocco, Tunisia e Italia.