Quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta e con l’uso di indicazioni fuorvianti come “di montagna” e “nostrano” che ingannano il consumatore sulla reale origine. E’ quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare che in Italia sono arrivate nell’ultimo anno quasi 40 milioni di cosce fresche di maiale dall’estero per essere stagionate e divenire prosciutto in Italia, dove rischiano di essere spacciate come Made in Italy.
Una situazione esplosiva dove a rimetterci sono i consumatori e gli allevatori: i primi che quando acquistano un prosciutto hanno l’80 per cento di probabilità di acquistare maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna in quanto l’etichetta non lo indica chiaramente; i secondi che, dopo i rincari del 40 per cento nel costo per il gasolio agricolo e del 30 per cento dei mangimi, sono impossibilitati a far crescere gli animali ad un prezzo che consenta i coprire le spese di mantenimento in stalla.
A fronte di un prezzo medio per il prosciutto vicino a 25 euro al chilo pagato dai consumatori nei negozi, agli allevatori italiani viene riconosciuto un compenso di appena 1,3 euro al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione, che rischia di far chiudere le stalle e con esse le specialità della salumeria Made in Italy.
Nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c’è – secondo la Coldiretti – un sufficiente margine per garantire una adeguata remunerazione agli allevatori e non aggravare i bilanci delle famiglie, ma occorre lavorare sulla trasparenza dei prezzi e della informazione ai consumatori.
Per salvare dall’estinzione il maiale italiano ridare “dignità” al comparto è necessaria – continua la Coldiretti – una trasparenza assoluta nella rilevazione dei prezzi all’ingrosso dei suini pesanti e suinetti e quindi in proposito si chiede con insistenza l’istituzione di un mercato unico nel quale i soli dati di valutazione derivino da un osservatorio specifico per il settore. Oltre a ciò diventa fondamentale la valorizzazione e la promozione della salumeria italiana e il “decollo” del progetto del Gran Suino Padano Dop, nonché la programmazione produttiva sui principali circuiti tutelati ( prosciutti destinati alla filiera del Parma e San Daniele).
Ma serve soprattutto – segnala la Coldiretti – una norma che renda obbligatoria l’indicazione della zona di provenienza della carne maiale e dei prodotti da macelleria.
Infine, il comparto – conclude la Coldiretti – ha bisogno, in tempi rapidissimi, di un piano nazionale programmato per la ristrutturazione al credito al fine di dare alle imprese agricole la possibilità di gestire con più tranquillità le varie posizioni debitorie.