E’ stata ritirata la scorta a Paolo Guzzanti. Una decisione che il deputato del Pdl ha stigmatizzato al punto di ”dichiarare pubblicamente a futura memoria che qualsiasi genere di incidente possa capitarmi in conseguenza di questa decisione, la responsabilità morale, politica e penale delle sue conseguenze va attribuita a coloro, enti e persone fisiche, che l’hanno presa”.
“Con un messaggio irricevibile perché inviato alla Camera nei giorni di agosto, il prefetto di Roma mi comunica che lo Stato ha deciso di non proteggermi più dopo quattro anni di scorta armata di terzo e di secondo livello – informa Guzzanti – Questo provvedimento non può in alcun modo essere giustificato con i tagli alle auto blu dei ‘vip’ della politica, trattandosi invece della doverosa protezione che lo Stato è tenuto ad erogare nei confronti delle persone a rischio”.
Per il deputato del Pdl questa decisione è ”un oggettivo invito per chiunque possa avere intenzione a colpirmi sia come ex presidente della commissione Mitrokhin che come editorialista capace di suscitare forti consensi e violenti dissensi, come dimostrano le migliaia di lettere di apprezzamento e di odio che ricevo.
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‘irresponsabile provvedimento appare tanto più detestabile se si considera che la scorta resta invece attribuita a tutti i giornalisti di qualche notorietà che conosco”.
“Si tratta dunque di una decisione premeditata – prosegue – per rendermi deliberatamente inerme, e dunque ‘ad personam’. Voglio con l’occasione dichiarare di godere di perfetta salute, di far parte di una famiglia estremamente longeva e di non aver mai sofferto di malattie cardiache o di altro genere”.
“Sulle ragioni della decisione irrispettosamente comunicatami dal prefetto di Roma con palese disprezzo nei confronti di un membro del Parlamento della Repubblica – dice ancora Guzzanti – annuncio la presentazione di un’interrogazione urgente al ministro degli Interni il quale dovrà rispondere non già di generici criteri di risparmio, ma dell’istruttoria dettagliata e specifica sul mio caso personale, chiedendo che essa venga prodotta con ogni documento comprovante l’esistenza e le motivazioni della necessaria inchiesta da parte degli organismi di intelligence sulla condizione del mio stato di rischio in ogni dettaglio, tenendo anche conto delle mie aperte posizioni politiche rispetto alle gravi vicende in Georgia”.
“Siccome il livello della mia scorta era stato innalzato da terzo a secondo, cioè pari a quello dell’ambasciatore di Israele – prosegue – pretendo di sapere in virtù di quali riscontri si è ritenuto che le eventuali minacce alla mia persona siano di colpo svanite. Non ho mai creato clamore sulle numerose e continue minacce di morte ricevute, ma riterrò d’ora in poi il governo, il ministro degli Interni da cui il Prefetto dipende e l’Uci (che riunisce i responsabili delle forze di polizia e di controspionaggio) responsabili della mia incolumità di servitore del Parlamento e rappresentante di una parte dell’opinione pubblica italiana”, conclude l’esponente del Pdl.
Fonte: Adnkronos