Autunno caldo non solo per i medici, ma anche per i primari ospedalieri, che aderiranno sia alla manifestazione nazionale che ai tre giorni di sciopero a ottobre indetti dai sindacati di categoria. “Faremo le barricate, i primari sono stanchi di essere presi in giro”, conferma Raffaele Perrone Donnorso, presidente dell’Anpo, il più rappresentativo sindacato dei primari ospedalieri con i suoi oltre 5.000 iscritti.
Oltre ai problemi comuni di tutti i medici, dal contratto ai ridimensionamenti nei budget sanitari di molte regioni, i primari puntano il dito in particolare contro la norma che consente il pensionamento dopo 40 anni di servizio, a prescindere dall’età. “Il che significa – spiega Donnorso – che siccome molti di noi hanno riscattato laurea e specializzazione, cioè un periodo di dieci anni, un direttore generale può pensionarci di fatto dopo appena 30 anni di lavoro. Già a Reggio Emilia sono state inviate lettere di preavviso a qualche collega: uno di questi è costretto a lasciare a 63 anni, ben prima dei colleghi universitari. Non si capisce la ratio – incalza il presidente Anpo – di un provvedimento che, controcorrente rispetto a tutta Europa dove si tenta di alzare l’età pensionabile, la abbassa e lascia ai direttori generali la facoltà di sollevarci, con sei mesi di preavviso, dal nostro incarico a un’età ancora relativamente giovane”. Il sospetto, spiega Donnorso, è che “la norma sia stata introdotta per dare ancora più spazio alla politica.
Rimuovere un primario fa gola a molti, così i direttori generali possono sostituirlo con persone ‘amiche’, e gestire la poltrona come meglio credono”.
Peraltro “non conviene neanche economicamente, visto che pensionandoci si deve pagare la nostra pensione, lo stipendio del nuovo primario più la nostra liquidazione, che non è di poco conto”.
Autunno di mobilitazione, dunque, anche per i dirigenti ospedalieri: “Ci sentiamo afflitti e abbandonati nelle nostre rivendicazioni, e non c’è neanche un ministro con cui esporre le nostre istanze.
Confidavamo molto nel governo Berlusconi, ma per ora ci ha deluso: niente ddl sul disegno clinico, e tantomeno la promessa abolizione della legge Bindi. E’ evidente – conclude Perrone Donnorso – che questo esecutivo ha altre cose per la testa, magari più corrispondenti ai loro interessi, e le leggi sulla sanità non sono affatto una priorità”.
Periodico quotidiano Sassuolo2000.it
Reg. Trib. di Modena il 30/08/2001
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