Istituto per la protezione delle piante (Ipp) del Consiglio nazionale delle ricerche di Torino che, spiegando somiglianze e diversità delle due specie (condividono solo caratteristiche morfologiche e genetiche, non organolettiche), hanno detto di aver individuato in alcune tartufaie artificiali nel Torinese tracce del DNA della specie esotica.
Nello specifico, il controllo è avvenuto in una tartufaia dove una decina di anni fa erano state messe a dimora delle piantine vendute come micorrizate con Tuber melanosporum e dove appunto sono state rilevate tracce nel suolo e sulle radici del DNA di Tuber indicum (già sui mercati europei negli anni ’90).
”E’ la prima volta – spiega il Cnr in una nota – che questa specie originaria dalla Cina viene identificata in un ecosistema europeo”.
Un fatto che dimostra come il Tuberum indicum cinese sia stato utilizzato, intenzionalmente o accidentalmente, per inoculare delle piantine da mettere a dimora in suoli italiani.”Possiamo aspettarci di tutto”, ha commentato il noto chef italiano Gianfranco Vissani a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos sottolineando come sia sempre più necessario “tutelare i prodotti gastronomici nostrani per il futuro dell’Italia”.
I tartufi “sono prodotti di lusso” che fanno grande il nostro patrimonio alimentare, sottolinea ancora Vissani, su cui “è giusto fare dovuti e ripetuti controlli”. Lo chef garantisce poi che tutti i prodotti utilizzati nella sua cucina sono “particolarmente controllati”, soprattutto tartufi bianchi e neri.
Per fortuna, dice, “siamo ancora ad un’ipotesi” riferendosi allo studio del Cnr e dunque a maggior ragione “è necessaria ora una maggiore attenzione”.
Ipp, che le due specie essendo geniticamente molto vicine “potrebbero essere capaci di ibridarsi”: il Tuber indicum almeno in condizioni in vitro è più competitivo del Tuber melanosporum, e potrebbe quindi prendere il sopravvento.
“Al momento non conosciamo l’entità della presenza di Tuber indicum nel nostro territorio – ha aggiunto la ricercatrice – , né possiamo correttamente valutare le conseguenze di questa introduzione; possiamo tuttavia ipotizzare che il Tuber indicum rappresenti un pericolo per il tartufo nero pregiato, aggiungendosi ad altri fattori ambientali che già hanno causato una forte diminuzione della produzione negli anni recenti”, ha concluso Bonfante facendo osservare come il fenomeno possa essere contrastato con maggiori controlli di qualità delle piante micorrizate.
Fonte: Adnkronos