Lezioni rimandate, corsi sospesi, carenza di aule e laboratori funzionali. Dopo la bocciatura del numero chiuso decisa dal Tar, così si presenta la Facoltà di Psicologia dell’Università di Parma. Sono solo 16 i docenti in organico per 1000 nuovi iscritti, rispetto alle 300 immatricolazioni degli anni passati quando un test limitava l’accesso degli aspiranti psicologi come per tutte le altre Facoltà di Psicologia italiane.
Un numero di immatricolazioni programmato sulla base delle richieste del mercato viene rivendicato dall’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, che per legge ha compiti di sorveglianza anche sulla qualità della formazione dei professionisti.
“È un fatto grave per l’intera regione. Oltre al deterioramento della qualità formativa – denuncia Manuela Colombari, Presidente dell’Ordine – questa situazione mette in serio pericolo il futuro della professione. La mia preoccupazione, condivisa e sostenuta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, è giustificata anche dal fatto che per gli studenti in sovranumero non potrà essere garantito un inizio tempestivo dell’anno di tirocinio obbligatorio presso le strutture autorizzate ed adeguate, un’esperienza professionalizzante e propedeutica all’esame di Stato. Ciò determinerà inevitabilmente un notevole ritardo nell’immissione dei giovani sul mercato del lavoro”.
A questo quadro si aggiungono alcuni dati elaborati dall’Ordine degli Psicologi della regione,
secondo cui gli studenti di psicologia in Italia sono circa 67.000, questo significa che nel giro di 5-
6 anni la categoria raddoppierà, con una diminuzione delle prospettive di lavoro. Dal 2003 ad oggi, in particolare in Emilia Romagna, gli iscritti all’Ordine sono aumentati del 77,50%. In Italia, all’inizio del 2008, il numero totale degli psicologi era pari alla metà di tutti gli psicologi europei. Degli oltre 5.000 appartenenti all’albo regionale solo la metà, inoltre, è iscritta all’Enpap (Ente Nazionale Previdenza ed Assistenza Psicologi) e quindi lavora come psicologo; gli altri sono inquadrati come educatori in scuole e cooperative, come insegnanti oppure svolgono attività che non hanno alcuna attinenza con gli studi svolti.
“Lo stato degli attuali livelli di occupazione – spiega la Colombari – ci permette di evidenziare la
criticità della situazione. Noi ci batteremo per risolvere un problema che coinvolge un’università
che vanta una storia centenaria e ospita studenti provenienti da tutte le regioni italiane. Il nostro
appello si rivolge anche al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella
Gelmini: quello che chiediamo, oltre alla reintroduzione della ‘selezione all’ingresso’ è anche l’istituzione di un tavolo di concertazione tra ordine, università e mondo produttivo per
l’individuazione di progetti volti a favorire la definizione di esperienze altamente indirizzate all’inserimento di giovani laureati in ruoli qualificati. Come Ordine ci impegnamo ad instaurare – conclude Manuela Colombari – un dialogo costruttivo con le giovani matricole che possa limitare il senso di disagio e di smarrimento ma anche creare una seria consapevolezza delle criticità che
dovranno affrontare”.
A condividere le perplessità e le preoccupazioni espresse dall’Ordine degli Psicologi dell’Emilia
Romagna è anche Silvia Perini, Preside della Facoltà di Psicologia dell’Università di
Parma, insieme a tutti i colleghi docenti e non docenti della Facoltà. “Gravi – afferma la Preside
Perini – saranno le ripercussioni che la sproporzione del rapporto risorse-utenza sostenibile produrrà sulla qualità della formazione accademica e professionale dei nostri studenti, sia
nell’immediato che nel prossimo futuro. La liberalizzazione dell’accesso, decisa dall’Ateneo
parmigiano, contro il parere della Facoltà, impone – prosegue Silvia Perini – misure urgenti nella direzione del riequilibrio di tutte le risorse. Una riorganizzazione fondamentale, questa, anche per rispettare i vincoli previsti dalla riforma universitaria (legge 270) cui verrà data piena attuazione anche a Parma col prossimo anno accademico 2009-2010. L’inadempienza di queste misure – conclude la Preside – determinerebbe il graduale esaurimento, fino alla definitiva scomparsa, della Facoltà di Psicologia, a soli 4 anni dalla sua attivazione”.
Fonte: Adnkronos