Continua la mobilitazione contro la riforma Gelmini. Dai ragazzi appello alle forze dell’ordine: ”La calma sia mantenuta da entrambe le parti”. Tensione quando un giovane ha cercato di scavalcare le transenne: identificato, è stato subito rilasciato.
Al grido “la riforma non la vogliamo” i ragazzi annunciano un presidio ‘quasi permanente’: “Finché non ci daranno risposte noi da qui non ci muoviamo”, grida uno studente al megafono mentre il gruppo annuncia: “uscirete a mezzanotte”. Dopo il tentativo di sfondamento da parte di un ragazzo che ha cercato di scavalcare le transenne che bloccano l’accesso ai giovani in corso Rinascimento. Il ragazzo, immediatamente bloccato dalle forze dell’ordine, è stato semplicemente identificato e rilasciato quasi immediatamente I ragazzi hanno lanciato un appello “affinché la calma venga mantenuta da entrambe le parti”.
La manifestazione prosegue pacifica, con slogan e cori. Sono comparsi due striscioni, uno all’indirizzo dei parlamentari, ‘Più pagati d’Europa, tagliate i vostri stipendi’ e un invito diretto al ministro, in stile romanesco, ‘Gelmini aripijate’ (ovvero ‘Gelmini riprenditi’). Lentamente la piazza si sta riempiendo e altri spezzoni di cortei spontanei stanno raggiungendo la sede della protesta dove circa un migliaio di studenti annunciano una permanenza costante.
Intanto più di un migliaio di studenti si è radunato a Piazza della Repubblica dove partirà un altro corteo che raggiungerà Palazzo Madama, già presidiato dalle forze dell’ordine. Altri studenti si sono già raggruppati sotto al ministero della Pubblica Istruzione, a viale Trastevere. E ”anche l’Università passa dalle parole ai fatti: dall’agitazione e dalle occupazioni allo sciopero”: ad annunciarlo è l’Unicobas, proclamando ufficialmente lo sciopero per tutti gli atenei italiani. “Si configura così una grande giornata unitaria del mondo dell’istruzione contro il ministro Gelmini – afferma Stefano d’Errico, segretario nazionale di unicobas – L’obiettivo è smontare sia il piano di distruzione della scuola pubblica, che quello relativo alla privatizzazione dell’Università”.
Per Unicobas, “su entrambi i fronti, i primi farne le spese sarebbero i precari, docenti e non. La loro speranza d’assunzione viene meno nella scuola con gli 87.500 tagli relativi all’introduzione del maestro unico e le altre 80.000 cattedre che verranno poi soppresse anche alle medie e alle superiori tramite la riduzione generalizzata delle ore per materia, una parte dei licei portati a 4 anni, il 35% in meno del tempo scuola degli istituti tecnici e professionali; provvedimenti che elimineranno anche 70.000 posti fra il personale di segreteria e quello ausiliario”. Ma “viene meno anche all’Università, con il ‘famigerato’ emendamento Brunetta. E’ in gioco la stessa indipendenza ed autonomia delle scuole e dell’Università – denuncia Unicobas – E’ in gioco la libertà d’insegnamento. Con la trasformazione in fondazioni delle une e delle altre, oltre a una gestione aziendalista che non ha nulla a che vedere con la comunità educante, si prepara la cessione strutturale di scuole ed Università al capitale privato”.
Fonte: Adnkronos