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La famiglia Cavandoli dona alla Panizzi lettere autografe di Zavattini e Alberti

In occasione del ventesimo anniversario della scomparsa di Rolando Cavandoli (Reggio Emilia, 1928 – 1988), la famiglia ha voluto ricordarne la memoria con un gesto di generosità e di amore per la propria città, offrendo in dono alla biblioteca Panizzi un’interessante serie di lettere autografe di Cesare Zavattini e di Rafael Alberti, che intrattennero con Cavandoli stretti rapporti di stima e di amicizia.


Cavandoli è stato uno degli intellettuali reggiani di maggiore prestigio e uno dei dirigenti più apprezzati del Comune di Reggio. Nato nel 1928, appena sedicenne, collaborò alla Resistenza con servizi di staffetta e attività di supporto. Dopo la Liberazione ricoprì ruoli dirigenti nella Federazione del Partito Comunista e, come responsabile della commissione Culturale dello stesso Partito, si impegnò particolarmente come animatore del circolo di Cultura.
Laureatosi in Filosofia, nel 1959 entrò nel Comune di Reggio e nel 1966 divenne Capo Gabinetto del Sindaco, ricoprendo questo ruolo durante i mandati di Renzo Bonazzi e Ugo Benassi, partecipando attivamente alla realizzazione dei servizi, delle strutture e delle attività che hanno definito il profilo innovativo della nostra città nel dopoguerra.

Al lavoro nella pubblica amministrazione, sempre vissuto come impegno civile piuttosto che come professione, affiancò un’intensa attività nell’ambito della ricerca storica. Dopo alcuni saggi e la pubblicazione della Storia di Reggio, realizzata assieme ad Alfredo Gianolio e firmata con lo pseudonimo Giacomo Varini, si concentrò sulle vicende politiche, i personaggi, i movimenti collettivi che hanno segnato la storia della provincia dal Risorgimento alla Resistenza, pubblicando numerose e tuttora fondamentali opere storiche, fra cui La nascita del fascismo a Reggio Emilia, uscita nel 1972 per gli Editori Riuniti.

Rolando Cavandoli ha contribuito a creare la Reggio del dopoguerra, scegliendo di rimanere dietro le quinte, indifferente al ruolo di protagonista, non avendo altra ambizione se non di essere fedele a se stesso e alle proprie idee. Nel 1985, per gravi motivi di salute, scelse di essere messo a riposo, continuando comunque a collaborare con l’Ammini¬strazione comunale, sognando un ritiro ‘lucreziano’ che il destino ha voluto negargli.

















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