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Margherita Hack ospite in Ateneo a Reggio Emilia

L’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ospita la conferenza di una delle più note studiose di astronomia italiane e internazionali, Margherita Hack che proporrà al pubblico un viaggio lungo le scoperte sull’Universo che hanno rivoluzionato il Novecento.


“I grandi passi del ‘900 nella conoscenza dell’Universo”, questo il titolo dell’incontro proposto dalla studiosa e docente toscana e fissato per domani – venerdì 20 marzo – alle ore 15.30 presso l’Aula Magna Pietro Manodori del Complesso universitario ex Caserma Zucchi (via Allegri 9) a Reggio Emilia.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con il Circolo culturale Il Crostolo e l’Università dell’età libera sarà introdotta dal prof. Olmes Bisi, ordinario di fisica presso la facoltà di Ingegneria di Reggio Emilia.

Margherita Hack
Nata nel 1922 a Firenze, Margherita Hack è una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Il suo nome è legato a doppio filo alla scienza astrofisica mondiale. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. Frequenta il liceo classico e nel 1943 è all’Università di Firenze, dove frequenta la Facoltà di Fisica. Nel 1945, a guerra finita, si laurea con una tesi di astrofisica condotta presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, luogo presso il quale inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Dal 1948 al 1951 insegna astronomia in qualità di assistente. Nel 1954 ottiene la libera docenza e inizia la sua attività di divulgatrice scientifica, collaborando con la carta stampata. Margherita chiede ed ottiene il trasferimento all’Osservatorio di Merate, vicino Lecco, una succursale dello storico Osservatorio di Brera. Nello stesso periodo tiene corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Milano. Inizia a collaborare con università straniere in qualità di ricercatore in visita. Collabora con l’Università di Berkeley (California), l’Institute for Advanced Study di Princeton (New Jersey), l’Institut d’Astrophysique di Parigi (Francia), gli Osservatori di Utrecht e Groningen (Olanda) e l’Università di Città del Messico. E’ il 1964 quando diviene professore ordinario, ottenendo la cattedra di astronomia presso l’Istituto di Fisica teorica dell’Università di Trieste e assume l’incarico della direzione dell’Osservatorio astronomico. La sua gestione durerà per più di vent’anni, fino al 1987, e darà nuova linfa ad un’istituzione che in Italia era ultima sia per numero di dipendenti e ricercatori, che per qualità della strumentazione scientifica, arrivando a darle risonanza anche in campo internazionale.
Ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve(1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale.
Nel 1992 ha terminato la carriera di professore universitario per motivi di anzianità, continuando tuttavia l’attività di ricerca e di divulgazione scientifica, nonché di impegno a livello politico-sociale.

















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