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“100 facce 100 storie. Il racconto dei centri sociali di Reggio Emilia”

Sala affollata ieri sera al circolo Arci Pigal, in occasione della presentazione del volume prodotto dal Comune di Reggio “100 facce 100 storie. Il racconto dei centri sociali di Reggio Emilia”. Storie coinvolgenti che fanno emergere uno spaccato di città ricco di umanità e di passioni, non sempre conosciute dai più. Un libro nato con l’intento di valorizzare e promuovere la realtà dei centri sociali convenzionati con il Comune e di rilanciarli nella comunità, soprattutto fra le giovani generazioni.

In effetti i volti e le storie che i 100 volontari si sono prestati a dare, è stata l’occasione per dibattere del futuro dei centri sociali. Nati negli anni Settanta, a partire dal “Catomes tot” e i suoi 100 soci, oggi di centri se ne contano 26 e i soci sono 10.000. Sono tutti nati dalla richiesta dei cittadini e con l’appoggio del Comune. I temi d’attualità che investono oggigiorno i centri sociali sono essenzialmente legati al come creare l’interesse e il coinvolgimento dei giovani, e i nuovi contenuti da proporre per creare occasioni di socialità e incontro in questa società multietnica e multiculturale che siamo diventati.
Ne hanno parlato il sindaco Graziano Delrio, i sindaci storici che hanno visto nascere e prosperare i centri sociali Renzo Bonazzi e Ugo Benassi, il presidente Arci di Reggio Federico Amico, Gian Carlo Bonetti, presidente del coordinamento provinciale Ancescao e Carlo Vestrali, dirigente comunale.

Per il sindaco Delrio «Reggio è fatta del cuore, dell’impegno e generosità di tanta gente. Tutte le eccellenze di Reggio – educazione, piste ciclabili, raccolta differenziata, tutela dell’ambiente, investimento nel sociale, economia e occupazione – sono nate dalla loro capacità di rimboccarsi le maniche nei momenti di crisi, dalla partecipazione alla vita pubblica dei cittadini che hanno sempre saputo stimolare la politica, le amministrazioni nelle scelte. I centri sociali sono un esempio – ha continuato Delrio – di quel ‘difetto’ reggiano di voler essere insieme, di fare lavoro di squadra. Ora si tratta di dare futuro, di rendere più forti e più vivi i centri sociali che, come nostre “ronde di quartiere”, presidiano il territorio».

«I centri sociali sono in primo piano per affrontare i problemi di disgregazione sociale che la crisi del lavoro può portare – ha sostenuto il presidente dell’Arci Amico – e le forze per affrontare il futuro partono da un patrimonio inestimabile, anche se la sfida non è facile, perché non ci sono ricambi generazionali».

«Il modo migliore di ringraziare la politica, le centinaia di volontari e le migliaia di aderenti dei centri sociali, così come le migliaia e migliaia di ore di lavoro che hanno prodotto, – ha detto Bonetti – è parlare del loro futuro, perché la loro nascita era una visione di futuro. Oggi siamo a un bivio: ascoltare musica e giocare a briscola non stanno insieme. I volontari sono sempre più anziani e c’è difficoltà a capire le nuove generazioni. Oggi dobbiamo parlare di formazione dei volontari e non fermarci solo alle iniziative tradizionali. Anche l’amministrazione comunale – ha continuato Bonetti – deve mettere a disposizione strumenti e intelligenze».

Vestrali ha poi elencato le linee su cui si muove il Comune per valorizzare e sostenere l’esperienza dei centri sociali, che non sono servizi, ma luoghi di libera associazione; per esempio, coordinare gli interventi con Arci e Ancescao, aprire maggiormente i centri alle nuove generazioni, dare nuove motivazioni ai volontari, e formazione a chi vi lavora.

Sindaco di Reggio dal 1962 al 1976, Bonazzi ha ricordato che «c’è un rapporto diretto tra la nascita dei consigli di quartiere in quel tempo e la nascita del primo centro sociale, il Catomes tot. Fu il presidente del centro storico Vittorio Benevelli che registrò questa esigenza. Così come c’è rapporto con tutto quel movimento reale di cittadini, che oggi chiamiamo di sussidiarietà, che fece nascere le scuole comunali».

«Il segreto era nella partecipazione della gente – ha sottolineato Benassi, sindaco di Reggio dal 1976 al 1987 – Ricordo quell’estate del ’78, quando i cittadini dell’Orologio occuparono il Casino e si fecero promettere dal Comune di farne un centro. L’esperienza dei centri sociali è importante e ha contribuito a fare di Reggio quella città di valore che è, e che anche l’amministrazione di Delrio, a cui va il mio appoggio, ha continuato a sostenere. I giovani ora devono fare la loro parte».

Ha preso quindi la parola Lina Cilloni, che ha raccontato del rinnovamento del consiglio del centro sociale di Rosta Nuova, che, negli ultimi anni, ha cercato di coinvolgere direttamente le scuole per fare conoscere dall’interno il centro, così come le varie sperimentazioni con la band musicale del quartiere e la lettura di libri ad alta voce nella sala del centro. Per Cilloni, i volontari oggi sono disponibili più su progetti precisi che a disposizione ogni giorno dell’anno. Ha infine richiesto al Comune di organizzare uno sportello preferenziale a cui i centri sociali si possano rivolgere per ottenere il sostegno che necessitano.
Infine per Ivano Ballarini, presidente del circolo Pigal (zona Giglio) il futuro dei centri sociali deve passare dal fare “per” al fare “con”. Una sfida per il Pigal, visto che il quartiere oggi conta più del 18% di immigrazione esterna, senza contare quella interna.

















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