L’assessore alla Scuola, università e giovani del Comune di Reggio Emilia, Iuna Sassi, ha incontrato ieri nella sede municipale, insieme al Pro Rettore Luigi Grasselli, al delegato alle Relazioni internazionali Sergio Paba e al preside della Facoltà di Agraria Domenico Pietro Lo Fiego, dell’Università di Modena e Reggio, numerosi rappresentanti del mondo economico e istituzionale della città per discutere di Internazionalizzazione dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia.
Sono stati presentati i principali progetti di internazionalizzazione dell’Ateneo, tra i quali il ‘progetto Cina’, che consentirà la partecipazione dell’Ateneo, insieme al sistema istituzionale e imprenditoriale delle province di Modena e Reggio, al ‘Collegio di Cina’ promosso dall’Università di Bologna, operativo dal 2005.
All’incontro hanno partecipato tra gli altri la presidente di Reggio Children Carla Rinaldi, Alberto Seligardi dell’associazione Industriali, Giorgio Davoli e Raffaele Leoni dell’Api, il segretario generale della Cciaa Alessandra Stagni e rappresentanti di Legacoop, Crpa, Confcommercio, Confesercenti, REInnovazione, Acer, Cgil.
L’assessore Sassi, che si è detta molto soddisfatta della nutrita partecipazione all’incontro, ha tra l’altro sottolineato l’importanza di un tema strategico come l’internazionalizzazione per lo sviluppo dell’Università, della città e del futuro della comunità locale e ha assicurato il costante impegno dell’ente pubblico su questo tema, ed ha annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro che sviluppi concretamente le tematiche dell’internazionalizzazione.
“Un rapporto speciale dell’Economist – ha detto Sergio Paba, Pro Rettore e delegato alle Relazioni internazionali dell’Ateneo reggiano, che ha introdotto il tema – di qualche tempo fa era dedicato alla ‘battaglia per i talenti’, termine con cui si intende la competizione tra le nazioni più avanzate del mondo per formare e attrarre persone e cervelli in grado di dare un contributo rilevante alla ricerca, all’innovazione tecnologica e al sistema produttivo. È una battaglia che coinvolge non solo le nazioni, ma anche le imprese e le Università. Le imprese, per far fronte alle nuove dimensioni della competizione internazionale, sono alla ricerca di risorse umane più qualificate e di competenze che è spesso difficile trovare nei locali mercati del lavoro. Le Università, anch’esse sempre più proiettate in una dimensione e in un confronto internazionale, hanno bisogno degli studenti e dei docenti migliori per aumentare la loro capacità di ricerca, la qualità della formazione, la loro reputazione. Le dinamiche demografiche, particolarmente negative nei paesi della vecchia Europa, rendono il bisogno di risorse umane qualificate ancora più pressante.
L’internazionalizzazione è una priorità per l’università e per il territorio. Vi è un’ampia e documentata letteratura che mostra come vi sia una forte correlazione tra il grado di apertura internazionale di una regione, la sua capacità di attrarre talenti dall’esterno, e il suo profilo di crescita, la sua capacità di accumulare sapere e conoscenza, il suo potenziale di innovazione. Nella battaglia per i talenti – ha concluso Paba -, l’Italia è particolarmente svantaggiata. C’è un forte ‘brain drain’ nelle attività di ricerca, che impoverisce i nostri laboratori. C’è un potenziale brain drain nella formazione universitaria, che spinge i migliori studenti a formarsi in altri sistemi universitari”.