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Economia 2010: è la green economy la vera exit strategy da perseguire

La si può chiamare green economy o green business, sta di fatto che è questa la strada giusta da seguire per uscire dal tunnel della crisi. In un anno difficile per i conti come il 2009, i benefici ambientali ed economici, derivanti dall’adozione di comportamenti sostenibili rappresenta, per tutte le aziende, la più virtuosa delle scelte possibili.

Ma cos’è la green economy? Un semplice concetto? Una tendenza che va convalidandosi?

Iniziamo col dire che se fino a qualche anno fa la sostenibilità era vista dalle società come una sorta di costo supplementare o un impegno per diventare un’azienda performante, oggi la green economy diventa un’occasione di guadagno. Il concetto di green economy o di economia sostenibile esula ormai dai motivi prettamente etici, ma al contrario la tendenza consolidata è quella del business e chi rimarrà indietro sulla tecnologia verde rischia di vedersi sfuggire la possibilità di agganciarsi a questo treno.

Ma quali sono i mercati o i settori di riferimento interessati da questa sorta di cambiamento epocale dell’economia globale?

In generale la componente ambientale o green, che viene spesso accostata unicamente allo sviluppo di energie rinnovabili, in realtà contempla al suo interno diversi settori di interesse: dai rifiuti alle risorse agroforestali, dai carburanti allo smaltimento. Oltre a questi comparti, che per loro stessa natura sono legati al concetto di energia e ambiente, l’attenzione verso il business ecosostenibile è, però, rivolta anche in altri segmenti dell’economia. In realtà la spinta verso un cambio di rotta in senso ambientale nasce, in primis, dai consumatori: è la richiesta del mercato ad essere cambiata, in concomitanza con le esigenze del pianeta e nella scelta di un prodotto, oggi si attribuisce notevole importanza alla sua componente ambientale.

L’esplosione nell’utilizzo di prodotti biologici in cucina, le richieste sempre più esigenti di persone attente ed interessate a prodotti sostenibili anche per quanto concerne l’abbigliamento o l’interesse dimostrato nei confronti della bioedilizia, ne sono una testimonianza lampante.

Si diffonde, ad esempio, grazie al comparto Alimentare l’abitudine dei consumatori alla spesa bio. I clienti, ormai consapevoli dei benefici che tali prodotti apportano al nostro organismo e all’ambiente, hanno eluso quella sorta di diffidenza che inizialmente ne ha caratterizzato la comparsa sul mercato. Basti notare come dagli scaffali dei supermercati, siano pressoché scomparsi i prodotti fuori da ogni logica di ciclo stagionale.

Diventa quindi sempre più difficile per i cultori delle stravaganze alimentari, reperire fragole da gustare magari la vigilia di Natale o acquistare carciofi per cucinare una frittata in piena estate. Se consideriamo, invece, che la tendenza consolidata in questi ultimi anni prevedeva l’acquisto di fragole durante tutto l’anno, si evince che questo nuovo sistema di valori, più attento alla qualità dei prodotti e all’equilibrio ambientale, permette ad ognuno di noi di riappropriarsi del concetto di benessere e di compatibilità socio-ambientale. E’ importante non alterare gli equilibri, non contaminare, in particolar modo se si parla del proprio corpo.

Il mondo della Moda, invece, che da un po’di tempo ha proiettato le proprie attenzioni nella realizzazione di materiali alternativi, ed ha riscoperto orientamenti diversi nei propri consumatori, sta reindirizzando l’intera filiera produttiva in questa direzione. Il pensiero verde attecchisce sempre più su nuovi gruppi sociali, che guidano scelte e costumi all’insegna di una sorta di riappropriazione ambientale. Se Adamo ed Eva, nell’iconografia universalmente riconosciuta, sono rappresentati con delle verdi foglie di fico a fungere da veste, forse un motivo, che nessuno finora aveva intuito, ci sarà. Meglio coprire il proprio corpo con prodotti naturali ricavati dalle nostre piante o indossare indumenti acrilici derivati dalla plastica? Decisamente più contestuale, sano ed etico l’abbigliamento prodotto dal paradosso della foglia di fico.

Nel settore dell’Edilizia, grazie all’ideazione di nuovi prodotti a basso impatto ambientale e allo sviluppo in determinate aree della Bioedilizia, si sta lentamente sostituendo il monopolio imposto dal cemento, con la convinzione che costruire in maniera alternativa è possibile, anzi, forse necessario. Nel concetto di Bioedilizia non c’è solo lo stimolo dei maggiori guadagni, ma anche l’incombenza di nuove regole sempre più rigorose ed incalzanti. Costruire in maniera ecologica non vuol dire, però, unicamente adottare nuove tecnologie e nuovi materiali, ma saper integrare la progettazione degli edifici con l’ambiente circostante. L’attenzione della clientela non è più volta alla ricerca dello sfarzo esagerato, ma al contrario ad una riscoperta sensibilità nei confronti del concetto di sostenibilità, eco compatibilità e autosufficienza energetica, legandolo sempre più ad una giusta integrazione con l’ambiente.

Volendo individuare un filo conduttore che accomuna tutte le differenti iniziative legate ai diversi settori del mercato, possiamo individuarlo nella qualità del prodotto. Una qualità che si declina in rispetto per la natura, innovazione tecnologica e materiali alternativi ma allo stesso tempo naturali. La green economy è in questo momento una fucina di idee e progetti, che spaziano dalla realizzazione di nuovi profili e prodotti, alla creazione di servizi, fino alla nascita di eventi di settore. Diverse sono, infatti, le fiere interamente dedicate al tema ecologico e che incoraggiano l’adozione di comportamenti sostenibili: da Ecomondo di Rimini a Greenenergy o Enersolar di Milano, passando per Solarexport di Verona e Energethica di Genova, analogamente, anche in tante altre manifestazioni fieristiche di grande respiro, vengono riservati spazi sempre più ampi al settore dell’eco-sostenibilità. Tutto questo fermento, implica necessariamente che questa della green economy non è solo una semplice tendenza che va consolidandosi, ma al contrario è una vera e propria rivoluzione di pensiero, un modus operandi che d’ora in avanti deve legarsi in maniera imprescindibile al concetto di economia e di relazione col mondo.

Diventa, infine, difficile scindere i concetti di energia rinnovabile e ambiente, dalla conformazione geografica stessa del nostro paese. La penisola nella quale viviamo e all’interno della quale la sensibilità ambientale dovrebbe essere qualcosa di peculiare, è un terreno fertile e funzionale per lo sviluppo del concetto di eco-sostenibilità. In pratica, l’Italia dovrebbe fungere da faro guida per tutti gli altri paesi d’Europa verso la completa adozione di politiche connesse al concetto di green economy. In particolare, per caratteristiche climatiche, nessuna area in Europa, si presta meglio del Mezzogiorno ad interventi di tipo strutturale per la piena ed efficiente realizzazione di un piano di autosufficienza energetica, derivante da fonti rinnovabili quali il fotovoltaico, l’eolico o l’idroelettrico. Solamente in Puglia, nei prossimi anni ci saranno investimenti per quasi 5 miliardi di euro. Questa regione, grazie anche ad una gestione politica lungimirante, ha snellito negli ultimi anni tutti gli iter procedurali e burocratici per l’istallazione di impianti fotovoltaici, consentendo una crescita esponenziale degli investimenti puliti e diventando quindi simbolo di un cambiamento. In questo anno di crisi economica su scala mondiale, si stanno delineando chiaramente vocazioni ed interessi che mai come prima sembrano rappresentare realmente il sentire comune. Risulta evidente che l’economia verde è in questa fase di riorganizzazione, una sorta di conditio sine qua non per reagire alle difficoltà, una filosofia di vita che permetterà di diventare competitivi e prepararsi al futuro.

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Il “Centro Studi Economico e Finanziario ESG 89” analizza da oltre 15 anni i bilanci delle prime 200.000 società di capitali italiane (Spa, Srl e Cooperative) e periodicamente offre ai media italiani e internazionali tutte le curiosità e i numeri oggetto delle analisi. I dati contabili relativi alle singole imprese sono desunti da varie fonti ufficiali (camerali e bancarie) e più in particolare dai bilanci depositati presso le Camere di Commercio. Tuttavia la memorizzazione dei dati, quantunque effettuata con sistemi computerizzati, può non corrispondere al dato reale. Non tutte le imprese avente l’obbligo del deposito del bilancio d’esercizio presso la competente Camera di Commercio, sono inserite in classifica. Il “Centro Studi Economico e Finanziario ESG89” non assume alcune responsabilità per un utilizzo di quanto riportato nel presente c.stampa diverso dal mero indicativo.

















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